è una terra del futuro tanto diversa da quella attuale da meritare il nome di Terra2
2004 – LILA DICE (esercitazione)
Questo film, LILA DICE (Ziad Doueri, Francia 2004), è tra i film commentati ma il commento lo lascio a voi. Non importa che sia dettagliato, basta che risponda alla seguenti due domande: Lila propone a Chimo una relazione positiva o una relazione negativa presentata all’inizio come positiva per attrarlo? E Chimo che relazione propone a Lila? E… (continua)
E da dove si vede? Quale frase di quale situazione vi fa pensare quello che pensate? La domanda più importante è: “Da dove si vede che Lila o Chimo stanno proponendo una relazione negativa/positiva?”
Ricordo che sono le emozioni a essere o positive (= piacevoli) o negative ( = spiacevoli), per cui una relazione è per definizione emozionalmente positiva se produce e/o punta a produrre emozioni piacevoli, mentre una relazione è per definizione emozionalmente negativa se produce e/o punta a produrre emozioni spiacevoli. Chi lascia un commento sul segno è pregato di precisare se si riferisce alle emozioni suscitate in lui dalla foto che riassume la situazione e dal relativo dialogo o dalla visione di quel brano del film, nel qual caso il giudizio acquista un valore maggiore.
ATTENZIONE bisogna tenere ben separato il giudizio sulle emozioni (piacevoli/spiacevoli), che è transculturale per cui dovrebbe essere lo stesso per tutte le persone indipendentemente dalla loro cultura e se non lo è risulta interessante chiedersi come mai, dal giudizio morale (fanno bene/male a fare quello che fanno), che invece dipende dai valori della cultura della persona che lo emette e che qui non interessa perché non ha senso mettere a confronto i valori di culture diverse (come non ha senso cercare di stabilire se un metro è più grande o più piccolo di un litro).
Si sentono versi di gabbiani ma il mare non si vede, mentre si vede un quartiere povero, il ghetto arabo di Marsiglia. Voce di ragazzo (dalla capanna sul tetto): – Sono qui e cerco di scrivere quello che mi è successo ieri, ma non so se riuscirò ad arrivare fino in fondo. Ho appunti dappertutto e ora cerco di metterli in ordine.
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Ho iniziato a scrivere al contrario, lasciando la linea rossa sulla destra, come in arabo. Il mio quaderno è un Claire-Fontaine. L’ho rubato stamattina al supermercato. È incredibile quanto tempo ci vuole a scrivere, non immaginavo. Non ho mai letto un libro fino alla fine, figuriamoci scriverne uno. Chi credo di essere?
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Chimo (pr. Scimo): – Tornando a ieri, lei si ferma e inizia dicendomi…
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Lila: – Ho il viso di un angelo, così dicono. Vedi i miei occhi? Sono così azzurri che daresti i tuoi per averli. E i miei capelli? Biondi come un angelo, con la pelle bianca. Mia zia dice che è di famiglia, da almeno cinque generazioni. Conosci mia zia? Dice che sono talmente bionda che sembro una macchina. Neanche gli esperti sanno perché. Una Ferrari caduta in una discarica.
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Perché mi parla così non lo so, racconta Chimo, poi lei dice: – Vuoi vedere la mia figa?
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Mi chiamo Chimo. Abito con mia madre nel quartiere “Boschetto ombreggiato”, ma dovrebbero chiamarlo Boschetto satellitare perché qui crescono solo antenne, eccetto quest’albero che chissà perché è qua.
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Chimo: – Ho tre amici. Quello che guida è il mio migliore amico, Moulud (pr. Molud), quello alto in mezzo, Grande Jo, e il piccoletto Bakary sono i miei amici numero due e tre. Lo scooter si ferma.
Bakary (prendendo a calci lo scooter, imitato da Moulud): – Cesso! Una cazzo di moto italiana.
Moulud: – È finita la benzina.
Grande Jo: – Ma se è giapponese.
Bakary: – Ah, ecco perché! Va col riso ‘sta merda.
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Chimo: – Qui niente funziona e fa tutto schifo. Nessun progetto, neanche al mattino per la sera. Nessun piano valido. Gli altri reggono i muri per paura che crollano. Io mi sento come una sedia sul soffitto. Una vita fatta di piccoli pezzi di inutilità. E da quando quei coglioni hanno fatto saltare New York, anche qui paghiamo il prezzo.
Chimo (ai poliziotti che perquisiscono un arabo): – Smettetela, non ne avete il diritto.
Questi giovani senza progetti passano il tempo a giocare a flipper al bar
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Chimo: – Non me sono mai andato da qui, anche se una persona una volta ha cercato di aiutarmi. La professoressa di francese del liceo frequentato da Chimo va a casa loro perché trova che il ragazzo abbia molto talento [nello scrivere].
Chimo: – Professoressa, non può passare un’altra volta? Stavamo per fare la preghiera.
Madre (guardandolo con molta disapprovazione): – Non mettermi in imbarazzo.
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Prof.ssa (dopo aver detto che ha fotocopiato tutti i temi di Chimo): – Cosa vorresti fare più avanti?
Chimo: – Be, non lo so.
Prof.: – Te lo domando perché c’è una scuola a Parigi per chi ha talento come te.
C.: – Per fare cosa?
Prof.: – Vi insegnano dei noti scrittori che aiutano gli studenti, anche a vendere le cose che scrivono. Io potrei farti una lettera di presentazione.
C.: – E quanto costerebbe?
Madre: – Troverò il denaro.
C.: – Mamma, non abbiamo soldi. Sono spiacente sig.ra Soulier ma non possiamo.
Prof.: – Ma l’insegnamento è gratuito. Vogliono solo che ogni candidato scriva una storia di 30 pagine e se piace si viene ammessi. So che ce la puoi fare, Chimo.
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Moulud: – Sei il cocco della maestra. Te la sbatti, è così? Sei un leccafighe, te lo dico io.
Grande Jo: – Aho, che cazzo voleva?
Chimo: – Dice che potrei andare a Parigi a frequentare una scuola.
M.: – Parigi? Che stronzata! Noi non c’entriamo niente con quella gente. Quella puttana se ti seduce vuole qualcosa in cambio.
Bakary: – Crede che siamo terroristi, stiamo davanti al centro islamico. Magari è una sionista, noi che ne sappiamo. Dicono che gli ebrei offrono lavoro, figa e tutto il resto, e poi vogliono che facciamo le spie.
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Moulud (agli altri due che si erano messi a parlare di spie): – Ma la piantate.
M. (a Chimo): – che altro?
Chimo: – Dice che scrivo bene. Che ne so, potrei fare un po’ di soldi. <Gli amici ridono>
M.: – Vuole scrivere, il signore. Sarà interessante leggere come tuo padre se n’è andato con una troia francese!
Moulud (invitato a smetterla con un gesto dal Grande Jo visto che Chimo appare contrariato): – Voglio solo proteggerti.
Gli amici se ne vanno.
C:: – Mi sono detto: sei già fottuto. Perché tentare? Perché andare via?
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Chimo: – Ho pensato che sarei sembrato meno sfigato restando nel quartiere con gli sfigati <che nel frattempo sono a rubare in un negozio di mobili usati>. È allucinante pensare a quante opportunità ho sprecato < mentre Moulud rompe una vetrina per prendere le collane che contiene, Chimo trova un libro e lo apre, rimproverato dal suo amico perché non aiuta>.
Poi Moulud va a vendere la roba rubata ad un ricettatore indiano e si intasca i soldi dicendo agli amici che non c’ha ricavato nulla.
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Pensieri di Chimo (mentre ascolta la predica di un imam, che è una guida spirituale e un capo di una comunità islamica ma non è un prete): – Noi non cerchiamo di conquistare la terra, cerchiamo solo qualcosa da fare e non lo troviamo. Sento che la vita mi passa accanto
Chimo è seduto al bar coi suoi amici che parlano del ricettatore indiano quando passa Lila, a piedi e spingendo una bicicletta, che attira gli sguardi di tutti. Dicono che è arrivata nel quartiere tre mesi prima con sua zia e un trolley.
Lila lo guarda negli occhi e lui guarda lei.
Mouled: – Inshallah [Se dio lo vuole]! Presto io e te ci sposeremo.
Lila si gira a guardare Chimo prima di scomparire.
Chimo: – La prima volta che l’ho vista mi è mancato il respiro.
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Chimo (che vediamo intento a scrivere): – Là sulla sabbia mi parla per la prima volta con una voce che fa credere ai miracoli.
Lila: – E allora?
C.: – Allora cosa?
L.: – La mia figa, non hai voglia di vederla?
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Chimo: – Quanto mi costa?
Lila (con voce dolce): – Quello che vuoi tu.
C.: – Non ho niente. L.: – So che non hai niente.
L. (sedendosi al fianco di lui, distante da lui): – Ma non voglio farmi pagare.
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Chimo: – E perché me la vuoi far vedere?
Lila: – Te l’ho detto, mi va così, stasera.
C.: – E invece le altre sere?
L.: – Ci penserò.
C.: – E perché?
L.: – Perché non sei il solo.
C.: – L’hai fatta vedere anche ad altri?
Lila si fa seria e poi di scatto si alza e si allontana.
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Si avvicinano questi due arabi, che danno la mano a Chimo dicendo un saluto arabo, si fermano un attimo a guardare Lila con desiderio e poi se ne vanno.
Chimo: – Merda! Questa ragazza può scatenare una jihad [guerra] pazzesca! Immagino già i titoli: Jihad provocata da una passera fa una carneficina al boschetto ombreggiato. Io, se devo scegliere tra una passera e liberare la Palestina, scelgo la passera.
Chimo si alza e va verso di lei.
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Chimo: – Si, voglio vederla.
Lila: – Per poco tempo o tanto?
C.: – Che differenza fa?
L.: – Per poco tempo alzo il vestito. Per tanto vado sull’altalena.
C.: – Anche l’altalena non dura molto.
L.: – Che rompicoglioni sei! L. (andando prima verso lui e poi allontanandosi, ma con un sorriso sul volto) È gratis e brontoli?
L.(voltandosi): – L’offerta non è per sempre. Piangerai quando saprai che gli altri l’hanno vista.
C.: – D’accordo. L’altalena.
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Lila va sull’altalena e Chimo s’incanta a guardarla.
Chimo (mentre vediamo lei allontanarsi sulla bici motorizzata): – Una diga si è rotta dentro di me. Da quando ho incontrato Lila, le parole mi escono meglio. Per una volta, è arrivata la luce nel Boschetto ombreggiato. Un pezzo di cielo si è appoggiato su di me senza schiacciarmi.
Zia (dopo che Lila ha aperto le gambe): – Ohh, è un vero miracolo di Dio. È così bionda che può servire da lanterna quando ci si perde nella vita.
Lila si stufa e chiude le gambe dicendo che ha freddo.
Zia: – Sei malata mia cara? Vuoi che ti metta il termometro?
Lila (scappando contrariata dalla poltrona): – Finiscila.
Zia (inseguendola): – Ingrata! Ti ho raccolto quando nessuno ti voleva. Se non avessi me, saresti in una famiglia in affido. E i tuoi fratellastri ti violenterebbero tutte le sere.
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Scappata dalla zia, Lila transita davanti al supermercato dove Chimo sta facendo la spesa.
Lui esce di corsa sperando di poterle parlare, e lei è lì che lo aspetta, evidentemente contenta quanto lui di incontrarlo.
Lila (con voce dolce): – Come torni a casa?
Chimo: – Col mio dromedario.
L.: – Se vuoi ti accompagno. Metti la spesa nelle borse.
C.: – Si, se vuoi.
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Sulla bicicletta motorizzata entrambi appaiono molto contenti di un vicinanza fisica dell’altra persona tale da toccarla ad ogni irregolarità della strada, manifestandola lei coi sorrisi e lui giocherellando con la traettoria della bici.
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Poi Lila si alza dal sellino e lascia che il vento le scompigli la gonna, sotto la quale non ha nulla, e quando lei si risiede appaiono entrambi felici di questa nuova concessione di lei agli occhi di lui e si accostano ancora di più tra di loro.
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Lila: – Sai, quando mi sono seduta ho appoggiato con attenzione il clitoride sul sellino. Uhm. Con queste buche ti immagini l’effetto? È la strada che mi tocca. Ma un uomo non può capire… i movimenti della natura. <Poi addolcendo ancora la voce> La donna è diversa. Segue la luna, ha il ciclo e il resto. È un piccolo pianeta.
Chimo: – Mi sono detto “sta’ zitto!”. Dopo tutto non la conosco. È solo la seconda volta che ci incontriamo così, da soli.
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Lila: – Ti tira?
Chimo: – Si.
L.: – Starà soffrendo, non credi? Te lo tiro fuori?
C.: – Non puoi farlo qui.
L.: – Scommetti?
C.: – No.
L.: – Vedrai che nessuno se ne accorgerà. Posso provare?
Lei apre la cerniera dei Jaens di lui, appoggia la sua fronta sulla nuca di lui e con la mano lo accarezza.
L.: – È bello?
C.: – Si. Chimo emette dei gemiti, poi lei toglie la mano e torna a poggiare la sua testa su quella di lui.
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All’arrivo lei guarda sorridendo la zia che li spia dalla finestra e appare molto soddisfatta. Prima di andare consegna un CD di musica a Chimo, dicendo: – Tieni, penso ti piacerà.
Chimo: – Grazie.
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Moulud: – Ciao, sono un tuo vicino. […] Scusa, i miei amici sono dei cafoni. Io sono Moulud. E tu?
Lila li guarda seria, senza rispondere, poi accelera il passo.
M.: – Non vuoi appoggiare il tuo culetto sulla macchina e venire a fare un giro?
Lila continua come se non avesse sentito.
M.: – Ohh! Che hai paura? Voglio solo chiacchierare con te.
Moulud (alla ragazza sull’auto vicina al taxi guidato da Bakary): – Ehi, me la fai una pompa?
Bakary: – Che fate di bello stasera?
M.: – Signorina, per favore sorrida.
Bakary: – Ehi, non parlo arabo. Puttana.
M. (puntando il dito): – Guardala, sta sorridendo. Che troietta.
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Chimo è con gli altri tre ma non partecipa affatto a questo gioco del molestare le ragazze dell’auto a fianco, e mentre si sente la musica del CD di Lila vediamo lei materializzarsi davanti a Chimo, visibile solo a lui perché lui la sta sognando.
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Chimo va a cercare Lila e la trova sdraiata a prendere il sole nel prato dietro alla casa della zia, ma andrebbe via senza parlarle se lei non lo chiamasse appena lui fa per allontanarsi
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Chimo: – Volevo restituirti il tuo CD.
Lila: – Puoi sederti.
L. (sorridente dopo che lui si è seduto): – Togliti la maglietta, se vuoi. <Chimo se la toglie> Hai la pelle olive skin (pr. Oliv skin).
C.: – Olive cosa?
L.: – Skin. Olivastra ecco. Gli americani la chiamano in questo modo.
C.: – E a te piace la pelle olivastra.
L.: – La adoro.
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Lila (porgendogli un tubetto di crema antiscottature): – Mi metti un po’ di lozione?
Chimo si spalma le mani e poi le passa su collo e spalle, sulla parte nuda della schiena…
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Poi scende sotto ai pantaloncini, spalmando la crema sulle cosce, anche dove non servirebbe ovvero sotto ai pantaloncini, con lei che si gira a guardarlo ma senza nessun rimprovero negli occhi e mostrando di gradire la sua iniziativa.
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Lila: – Guardi il mio viso?
Chimo: – Si.
L.: – Hai notato la mia bocca come è minuscola? È incredibile no?
C.: – Cosa è incredibile?
L.: – È piccola ma posso baciare un grosso cazzo.
Poi lei sorride soddisfatta, si gira e avvia la musica, cantando il testo in inglese.
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Chimo: – Com’è che conosci l’inglese?
Lila: – Non lo conosco. Li hai visti i granai rossi americani?
C.: – Solo in TV.
L.: – Li trovo romantici. Ci dormivo dentro a volte.
C.: – Che ci facevi in America?
L.: – Ho fatto le vacanze.
C.: – E ti è piaciuta?
Lila parla di un tizio che lavorava col trattore e che gli ha portato la colazione in cima ad un mucchio di fieno, dicendo che si sono fermati lì, ma anche che farlo nel fieno obbliga a trovare nuove posizioni.
L. (dopo essersi sdraiata): – Puoi sdraiarti se vuoi.
Pensieri di Chimo: – Posso solo scervellarmi per ritrovare un centesimo di quel che ho sentito in quel momento
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Chimo (mentre scrive): – La sua voce, i suoi capelli, il suo modo di respirare da sincope. Non so se devo essere arrabbiato o normale, se le persone quando s’incontrano è naturale che si raccontino storie così. C
himo (pensoso al bar): – Io non posso raccontarle niente.
Barista: Chimo, guarda là.
Ferma immobile sulla porta d’ingresso la zia di Lila lo guarda male.
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Zia: – Non puoi lasciarmi.
Lila: – Chi può dirlo?
Zia: – Ecco, lo sapevo, te ne vai. Che ne sarà di me se te ne vai? Nessuno mi capisce come te. Mi rinchiuderanno. Frugheranno nella mia vita. Oh Lila! Tu sei il mio angelo. Non volare via.
L.: – E dove vado?
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Moulud chiede agli altri se Lila parla con loro e anche Chimo dice di no.
Moulud: – Sicuro?
Chimo: – Si, sono sicuro.
M.: – Io ci provo ad invitarla, ma ogni volta che mi avvicino lei mi ignora.
Poi vanno minacciosamente verso casa di Lila.
C.: – Può darsi che abbia qualcuno.
M.: – Credi veramente che una come quella scopi con un solo uomo?
C.: – Io non voglio andare a fare il cretino sotto le sue finestre.
M.: – Avete sentito? Noi siamo dei cretini.
Chimo va via.
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La madre è arrabbiata perché a 19 anni si fa ancora mantenere da lei senza voler provare la scuola a Parigi, e dopo avergli chiesto perché non ha pagato la luce coi 50 euro che gli aveva dato e avergli detto che potrà fumare quando guadagna perché un pacchetto di sigarette le costa ben due ore di lavoro, dice che rivuole indietro i suoi euro.
Chimo (mentre aspetta il prelievo di sangue): – Ho solo rovesciato il caffè due volte, dimenticato la spazzatura, ho spesso dei crampi e a volte le emicranie. Ma sto bene. Lila vuoi partire con me? Si, dove andiamo? Vedremo, l’importante è stare insieme.
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Lila (in quella stessa sala d’aspetto per sua zia malata): – Di’ un po’ Chimo, ti dispiace se parlo?
Chimo: – No, per niente. Perché?
L.: – A volte mi sembra di esagerare.
C.: – No-no, mai… anzi.
L.: – Be’, allora… ho pensato una cosa.
C. (accostandosi col busto): – Che cosa?
L. (accostandosi col busto anche lei): – È un regalo.
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Lila: – Mi sono detta che, se amassi un uomo, vorrei che mi vedesse scopare con altri (un’anziana la guarda male).
Chimo (sottovoce): – Credi che a lui piacerebbe?
L.: – Be’ non lo so. Ma a me si. […] Ho pensato che così si ricorderebbe di quello che faccio, e si ecciterebbe molto.
C.: – Io invece credo che penserebbe a una cosa sola: agli altri, con in testa solo un’idea: spaccargli la faccia.
Due anziani la guardano scandalizzati.
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Lila (seria): – Tu lo faresti [di spaccargli la faccia]?
Chimo: – Si.
L.: – E perché?
C.: – Non so, mi farebbe troppo male vedere la ragazza che amo scopare con un altro.
L.: – Ma resterebbe tua. Lo farebbe solo per te. Perché non si lascerebbe andare, di sicuro. Non fino in fondo.
C.: – È questo l’amore?
L.: – Si, un po’.
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Lila: – Ti sei mai innamorato?
Chimo: – Non lo so.
L.: – Sei sicuro?
C.: – No.
L.: – Anch’io.
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Lila dice che a lei piacerebbe un casino se quello che ama scopasse con altre per farle piacere, che perderebbe la testa per lui e che solo a parlarne si bagna.
Anziano: – Sei una puttana.
Lila dice che è uno sfigato, che è un coglione da quando è nato, che la gente non pensa a niente e non sogna più, che senza sogni la vita è finita. “Per questo l’uomo che amo vorrei aiutarlo, nutrendogli la testa”. Ma… “dove lo trovo l’uomo che amo?”
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Fuori dell’ambulatorio Moulud va dietro a Lila anche se lei non gli risponde. La invita alla sua festa di compleano, ottenendo un “no, grazie”, ma lui pretende una risposta alla domanda perché non usciamo da soli e la blocca. C
himo lo allontana e lei può andar via con un “ciao Chimo”.
Dopo Moulud diventa molto aggressivo con Chimo e Bakary dice a Chimo che si comporta strano ultimamente.
Ci sono ragazzi, ragazze e droga alla festa di Moulud quando arriva Chimo con un regalo, ma dopo un rifiuto telefonico Moulud manda via tutti dicendo che ha voglia di scopare.
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Dopo che gli altri hanno fatto sesso con questa ragazza cinese a pagamento, Moulud vuole vedere che ci fa sesso Chimo, ma lui non vuole.
Ragazza: – Forse è frocio.
Moulud: – Taci zuppa di granchio.
Alla fine Chimo scappa via, mentre la cinese ride.
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Bakary: – Chimo, dicci una cosa, sei frocio? Se lo sei è ok, basta che lo dici.
Chimo: – Si, sono frocio. Purtroppo io non lo nascondo bene come te.
B.: – Non ti sei scopato la gialla, metti il profumo, ti vesti bene, sei educato e in più fai il bravo bambino. Se metti insieme il tutto viene fuori che sei frocio.
Muolud: – Ci sono due risposte: o sei un culattone o ti sbatti la bionda. Decidi.
Chimo decide di scendere: – Vi ho sopportato abbastanza, fermati qua.
Lila (con voce dolce, seduti nel prato di prima, mostrandogli questo fumetto): – Scopa con tutti. E alla fine ne ama solo uno. Questo qua.
Chimo: – Quindi non andrà più con gli altri?
L.: – Non lo so. Non ho il secondo numero.
Pensieri di Chimo: – Questa ragazza mi travolge, mi scuote, sono come insalata tra le sue mani. Ho le labbra incollate… Che ci faccio qua?
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Chimo: – A cosa pensi?
Lila: – Dei tipi mi hanno messo in testa un’idea.
C.: – Quali tipi?
L.: – Dei tipi che ingaggiano gente per fare dei film porno. Molti dilettanti ne fanno ultimamente. È facile con il digitale. E poi vanno le bionde in questo periodo. Ho detto che sono vergine, e che voglio 1000 euro. Ma hanno detto che le vergini non vendono.
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Chimo: – Perché hai detto che sei vergine?
Lila: – Tanto non se ne accorgevano.
C.: – Hai già fatto dei film?
L.: – No.
C.: – Ti piacerebbe?
L.: – Ho delle fantasie.
C.: – Tipo cosa?
Lei le chiede di filmarla mentre scopa, così può rivedersi e venire più forte, ma lui dice che non potrebbe farlo.
C.: – Perché mi dici questo?
L.: – Perché potremmo farci un regalo.
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Chimo (alzandosi): – E chi ti ha detto che mi farebbe piacere.
Lila: – Ma… non lo so. Come vuoi tu. Pensavo di si.
C. (serio): – Se non lo faccio io, lo chiederai ad altri?
L.: – No
C.: – Perché mi racconti queste cose?
L.: – Quali cose?
L.: – Dai, lo sai bene.
L.: – No, non lo so.
C.: – Ma si, di cazzi, di fighe, di pompini, di qualsiasi cosa…
L.: – E di cosa vuoi parlare?
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Madre: – Dove sei stato?
Chimo: – Avevo del lavoro.
M.: – Perché mi menti? Eri con quella là.
C.: – E allora?
M.: – E allora… è indecente.
C.: – Ogni volta che mi vedi con una ragazza dici che è indecente?
M.: – È peccato mostrare le cosce a tutti.
C.: – Se cominci a rompere con “è peccato” e “non è permesso” io me ne vado per sempre, ti avverto.
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Madre (urlando): – Non parlare così a tua madre.
Chimo (con voce tranquilla): – Mamma, non sono affatto d’accordo col tuo modo di vedere le cose (orientato a disperarsi come fa la donna araba in TV).
M.: – Non mi stupisce. Voi Jarjoura (pr. Giargiurà) non pensate che al vostro…
C.: – Ecco che ricominci.
M.: – Tuo padre, figlio di un cane, ha perso la testa quando quella donna ha aperto le gambe.
C.: – Papà se ne è andato, sparito. Non ne parliamo più.
M.: – Crede che lo renderà felice. Un arabo con una francese!
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Chimo: – È da quando è partito che sei arrabbiata. Passi il tempo a lamentarti. È come se fosse successa una disgrazia e tu non facessi niente per reagire.
La madre tace.
Capisco che sia difficile vivere qui. Ma mamma, se ti metti carina forse non sarai più sola. Mi manca vederti sorridere.
Lei riguarda la foto di quando era giovane e coi capelli sciolti, poi se li scioglie.
Chimo raccoglie le foglie al cimitero, poi vede Lila seduta su una tomba, va verso di lei notando che è la tomba dei genitori di lei morti da giovani e si mette a pulire la pietra della tomba.
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Chimo: – È venuta ogni giorno della settimana in cui ho lavorato. Non ci siamo detti niente. <Mentre vediamo Lila spalancare la persiana di camera sua> Nessuno sa mai niente di nessuno.
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Lila (ruotando con la biciletta intorno a lui): – Ti ho sognato.
Chimo: – Che sogno era.
L.: – Cose che non crederesti.
C.: – Di che tipo.
L.: – Facevo una gang bang (pr. Geng beng). E sai una cosa? Avevano tutti il tuo viso.
Poi lei va via, seguita dallo sguardo di lui.
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Chimo: – Quando resto senza vedere Lila un giorno o due, la immagino che fa le cose che mi racconta. Mi prende come un vuoto allo stomaco. È un sentimento nuovo, che mi divora.
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Chimo spia Lila vedendola parlare con la persona della mercedes e poi salire nell’auto, che va via. Anche Moulud la sta spiando e vede la stessa scena.
Mentre Bakary gioca a flipper dicendo che al suo compleanno vuole scopare tutta la notte e Moulud guarda Chimo fuori dal bar, questi guarda con attenzione l’insetto che sta sul suo dito.
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Zia (correndo in strada): – Aiuto! Il mio povero angioletto. Un prete, presto. Gesù, Giuseppe e Maria.
Grande Jo: – Guarda quella. Non guarisce più.
Zia: – Aiuto. Ma cosa ho fatto per meritarmi questo. Il mio povero angioletto. Aiuto. La mia Lila
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Chimo va a casa di Lila, seguito furtivamente da Moulud e entra, dopo aver bussato senza ricevere rispetto.
Lila: – Sapevo che eri tu.
Chimo: – Tua zia è andata fuori di testa.
L. (tranquilla): – Lo so. Le ho raccontato una storia. La vuoi sapere?
C.: – Si, dimmi.
L.: – Stamattina ha ripreso a delirare, diceva i salmi alla mia figa. Siccome sono stufa di questa storia, le ho detto: “Ho visto il diavolo”.
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Zia: – E perché [il diavolo] è venuto qui?
Lila: – Per scopare un angelo.
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Lila dice di aver accettato di succhiare il cazzo al diavolo, mentre “il mondo si ferma, i giorni, le notti, le guerre, le stagioni” e tu “obbedisci e basta”, mentre lei si chiede “perché vuole questo da me?”.
Lila: – Come i santi che vedevano aprirsi il paradiso mentre li torturavano. […] Senti Chimo, mi credi o no? Perché se non mi credi non capisco perché mi ascolti.
Chimo (prendendo la mano di lei e andando per baciarla): – Io ti credo Lila.
Ma torna la zia col prete e il bacio non viene dato.
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Mentre Lila racconta al prete del diavolo, Moulud e altri curiosi entrano in casa.
Lila: – Non vedo perché debba riguardare tutti.
Moulud: – Se succhi il cazzo al diavolo, riguarda tutti.
Poi Moulud si scaglia su Lila dandole della “lurida puttana”, ma il prete spinge fuori di casa tutti, Chimo compreso.
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Moulud: – Di un po’, da quando è che ti fa le sue confidenze l’incantatrice del secolo? Ma quanto sei coglione. Quella tipa ti parla di cazzi e di fighe e tu che fai? Le tieni la manina.
Chimo va via senza dire nulla, inseguito da Moulud che cerca invano di prenderlo per un braccio.
M.: – Vedrai quando racconterò quello che ho sentito! La tua troietta non la scamperà.
Un arabo e un francese guardano male Lila che esce di casa, ricambiata da lei, che poi trova un diavolo dipinto sul muro dietro alla sua bicicletta come se fosse seduto sulla bici.
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Alla cassa del supermercato una mamma di Chimo che si è vestita bene cercando di piacere fa gli occhi dolci a Lila e le sorride, con Lila che la ringrazia con un accenno di sorriso.
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Ora non è più Lila ma Moulud che aspetta Chimo per parlargli, perché è “come un fratello”.
Chimo: – Parla.
Moulud (dopo aver detto che per tutte le francesi loro sono un prodotto esotico): – Siamo di moda. Vuole uscire con gente come noi per vantarsi.
C.: – Eppure non c’è nessuna che si vanta di te.
Moulud cambia strategia dicendo che non può funzionare perché lei è una pazza. Poi gli dice della mercedes con le tendine, un giro e torna con un po’ di soldi.
C.: – Tu non c’eri.
Gli altri concordano che esce con una puttana.
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Muolud (inseguendo Lila in bicicletta): – Ehi stronza, vieni qui! Ho voglia di sbatterti! Oh, forza, vieni qui, hai paura forse? Puttana. Vieni a succhiar…
Non finisce perché Chimo gli dà uno spintone, al quale Moulud risponde con un violento pugno in faccia e poi con calci dati con ferocia, trattenuto a stento dai suoi amici.
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Chimo (con la ferita al labbro): – I miei amici ti hanno vista.
Lila: – Fare cosa?
C.: – Salire su quella macchina con le tendine.
L.: – Per questo sei qui?
Chimo non risponde.
L.: – E allora? Che c’è di male? Non posso avere degli amici che mi portano in giro?
C.: – Allora è vero.
L.: – Mi hai visto anche tu, no? Perché ti ho fatto una sega, ti riguarda?
C.: – No.
78
Lila: – I tuoi amici sono una nullità. Meno di zero. Non li degno di uno sguardo per non sporcarmi gli occhi. Li evito. E questo lo sanno. Preferisco gli uomini più volgari a loro. E allora? Sarei una puttana, Eh? E se mi piacesse? Eh, Chimo? Io me ne fotto. Possono dire quello che vogliono.
79
Lila: – Ma mi fa male vederti con loro. Ti giuro, fa male! Tu non sei come loro. Per questo sono gentile con te, non dire il contrario.
Chimo: – Non dico il contrario.
L.: – Io pensavo fossimo amici. E potessi rivelarti i miei segreti. A volte penso che sei solo un ipocrita. Che hai la vita segnata anche tu. Credevo che tu avessi qualcosa. Intendo dire, qualcosa in più degli altri.
C.: – Ma io non ti ho mai tradita.
L.: – E il diavolo? Potevi difendermi, ma non l’hai fatto.
80
Lila dice che si è inventata tutto per difendersi da sua zia, e anche per eccitare lui.
Lila: – Io penso sempre a te. Mi masturbo pensandoti. Lo sapevi? Pensavo perfino che, potremmo sposarci. Avere dei figli.
L. (indietreggiando): – Cazzo Chimo, capisci che ti amo?
Poi Lila fugge via.
Chimo fa due passi in avanti, poi si ferma e resta lì immobile.
81
Chimo: – Ecco, è il momento più stupido della mia vita. Non mi era mai successa una cosa del genere. Ho avuto voglia di prenderla e di stringerla forte. Avrei dovuto e non l’ho fatto. Non ho saputo farlo. Ho avuto paura.
La madre dice a Chimo che le dispiace per ciò che ha detto di quella ragazza
84
Chimo trova il bar devastato dai suoi amici che ce l’avevano con la biondina.
Chimo corre a casa di Lila, trovando la zia legata e imbavagliata, Lila che piange sul letto, Moulud che si tira su i pantaloni e Bakary che guarda tra le gambe di Lila, scappando appena vede Chimo.
85
Chimo vede dal sangue che Lila era davvero vergine e fa una smorfia di dolore mentre bacia sui capelli una Lila che continua a singhiozzare coprendosi le mani con la faccia come per non voler vedere niente e nessuno.
86
Chimo prende a pugni Moulud, che non si difende, e poi viene portato via dalla polizia.
I poliziotti sbattono in cella un Chimo che si sente vittima anche lui di una violenza ingiusta
88
Il Grande Jo scagiona Chimo, che viene rilasciato dopo aver acconsentito a testimoniare contro Moulud. Questi sta in cella, abbattuto, con sulla faccia i lividi dei pugni di Chimo.
89
Chimo va a casa di Lila, trovandola disabitata e in corso di imbiancamento come si fa quando c’è un cambio di inquilino.
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Viene a cercare Lila una donna, dicendo che veniva a prenderla tutti i sabato perché le teneva i bambini e Chimo la vede andare via nella mercedes con le tendine.
91
L’unica cosa lasciata nella casa da una Lila che evidentemente voleva fargliela vedere è un album con i ritagli dei giornali dai quali aveva preso spunto per le fantasie raccontate a lui, come questa foto dei granai rossi americani o l’articolo sui film porno amatoriali.
Chimo (al poliziotto): – Senta, ho bisogno del suo aiuto. Devo trovare Lila Orlowsky (pr. Orloski). Forse le ha lasciato un indirizzo, un numero di telefono, qualcosa.
Poliziotto: – Non si danno queste informazioni, è la legge. Schiodati.
Poi parte, ma Chimo gli va dietro.
94
Chimo: – Mi ascolti signore, aspetti. Le chiedo solo questo, non domando altro. La supplico, signore. Per favore. Lila non sa come è andata. Ha creduto che fossi coinvolto anch’io. Le costa solo una telefonata. Avanti, la prego. Dovrò vivere per tutta la vita con questo peso. La supplico. Per favore. Per favore. Ma cazzo!
95
Dopo cento metri il poliziotto si ferma e chiama Lila, pssandogli il telefono.
Chimo: – Lila?
Lila (con voce dolce): – Si. Segue un lungo silenzio.
C.: – Ti amo.
L. (a voce bassa): – Lo so.
96
Chimo: – Non ho ancora rivisto Lila. È in Polonia e ci resterà tutta l’estate. Anch’io ho deciso di andarmene. Lila era l’unico motivo per restare o partire. Lila era la sola cosa. Lila e ciò che diceva.
Chimo (sull’autobus per Parigi, evidentemente essendo stato ammesso alla scuola per diventare scrittore professionista): – Lila, insomma, mi ha cambiato la vita. Ricordo ora una cosa che mi ha detto e che ho dimenticato di scrivere.
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Lila: – Mi piace parlare di queste cose con te.
Chimo: – Perché con me?
L.: – Mi piacciono i tuoi occhi quando ti parlo.
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Un bel sorriso illumina prima il volto e poi gli occhi di Lila.