2010 – hereafter (aldilà)

Commento al film HEREAFTER (Clint Eastwood, USA 2010) per scoprire l’aldilà del cervello (=> Il cervello davanti e il cervello dietro) e l’importanza della comunicazione non verbale.

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INDICE DEL RIASSUNTO DEL FILM COI MIEI COMMENTI

APPROFONDIMENTI

George è il personaggio di un film ma Pasqualina no

L’aldilà del cervello è l’unità funzionale d’ingresso di Lurija (“cervello dietro”)

George “legge” nel “cervello dietro” dell’altro mentre tiene le sue mani


INDICE DEL RIASSUNTO DEL FILM COI MIEI COMMENTI

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Fonte video: Nowvideo linkato da Cineblog   => Pressbook del film HEREAFTER (pdf)


RIASSUNTO DEL FILM COI MIEI COMMENTI


|<= 1 – Marie dentro allo tsunami del 2004 che fece 230.000 morti nel sud-est asiatico


Il primo personaggio di questa storia che parla dell’Aldilà (questa è la traduzione di Hereafter) è questa donna francese, Marie, che si alza prima del suo compagno di viaggio e di letto in una camera di un hotel a due passi dal mare.

Marie: – Dai alzati. Devi prendere i regali ai tuoi figli prima di partire.
Didier: – Prenderò qualcosa in aeroporto.
M.: – I regali degli aeroporti sono squallidi.
D.: – Marie, un’altra mezz’ora ti prego.
M.: – E va bene. Se non li compri tu, lo farò io.

Didier: – Visto che scendi, chiedi il conto… e fammi portare la colazione, per favore. Marie (guardando il suo cellulare): – Ecco, hanno affisso i manifesti [con la mia foto]. Parigi ne è tappezzata. (Gettando sul letto il suo cellulare con la foto del manifesto) Non li puoi non vedere. Il cellulare squilla e lui lo restituisce a lei senza aver guardato la foto.

  • Se tu fossi capace di prevedere già adesso se la relazione tra questa donna e quest’uomo finirà bene o male, penseresti che questa tua capacità sia un dono o una condanna? [Domanda n. 1]

Un Didier dal volto terrorizzato vede il mare alzarsi e poi abbattersi sulla terraferma trascinando via i palazzi che incontra [tsunami del 2004 che fece 230.000 morti nel sud-est asiatico.

Marie è al mercato a comprare una collana quando vede l’onda arrivare e dopo un lungo momento di incredulità scappa portando con se una bambina, ma vengono rapidamente raggiunta dall’onda.

Portata a fondo da un’auto Marie perde il contatto con la bambina e fa fatica a riemergere, poi viene trascinata dalla corrente e mentre sta cercando di sfruttare un albero per fermarsi viene colpita violentemente alla testa, dopo di che la vediamo volteggiare nell’acqua ad occhi aperti ma priva di conoscenza e incapace di muovere le braccia (è sempre nella stessa posizione) e le dita (la collanina che aveva comprato le sfugge di mano).

Marie ha una visione, durante la quale rivede la bambina che ha cercato di mettere in salvo e poi altre visioni, scene piene di luce nelle quali si vedono delle persone che camminano e si odono delle voci non comprensibili.

Qui la visione si sovrappone alla realtà, perché un attimo dopo vediamo che effettivamente un uomo le sta praticando la respirazione bocca a bocca, mentre un altro le comprime lo sterno cercando di riavviare la respirazione, ma non succede nulla e i due soccorritori la danno per morta.

Morta non è, però, perché vediamo che ha altre visioni in cui vede altre persone e tali visioni cessano definitivamente solo quando lei esce dal coma tornando capace di vomitare, poi di muoversi, di tossire, di capire cose le viene detto e di rispondere a monosillabi.

Anche Didier si è salvato perché lo vediamo vagare in mezzo alle rovine lasciate dall’onda che si ormai ritirata ed è qui che ritrova Marie, che gli va incontro a braccia aperte e i due si abbracciano con forza.

|<= 2 – George, a San Francisco, vede e parla con la moglie morta di Christos


Il secondo personaggio che ha un rapporto speciale con l’aldilà abita a San Francisco

George (al fratello Billy che ha fatto accomodare nel soggiorno un greco di nome Christos): – Allora? Come hai potuto farmi questo?
Billy: – Cosa?
G.: – Come hai potuto? Lo sai che non lo faccio più.
B.: – Dai, solo per questa volta. Quello è un cliente importante per me, ne ho bisogno. Per favore.
G.: – Ho chiuso.
B.: – Lo so.

George (a Christos): – Le terrò le mani fino a che non avrò stabilito un contatto e poi, ai fini della seduta si limiti a rispondere si o no. Mi dia le mani.

George, con gli occhi chiusi, ha questa visione subito dopo aver toccato le mani dell’altro.
George: – Una donna a lei vicina è morta?
Christos: – Si.
G.: – Di mezza età, sulla 50-ina?
C.: – Si.
G.: – Era sua moglie?
C.: – Si.
G.: – Percepisco che siete stati insieme molto tempo.
C.: – Si.
G.: – Ma non sempre è stato facile.
C.: – No

George: – Percepisco che era malata.
Christos: – Si.
G.: – È stata malata per molto tempo. Aveva difficoltà a muoversi?
C.: – Si.
G.: – Era bloccata a letto?
C.: – Si. Aveva la sclerosi multipla.
G.: – Mi dispiace. Vuole chiederle scusa per aver rovinato il matrimonio.
C.: – Questo non è vero.
G.: – Si dispiace perché lei ha dovuto assisterla fin da quando era giovane. Desidera che si trovi subito qualcuno, prima che sia troppo tardi, perché lei non sta ringiovanendo. Ne dimagrendo.
C.: – No.
G.: – Ha un bel senso dell’umorismo!
C.: – Si.
G.: – È simpatica.

G.: – Ok ora mi sta dicendo di fare attenzione. C’è una cosa importante che deve dirle. Sta cercando di segnalare una località. Virginia? Le dice qualcosa questo?
C.: – No.
G.: – È dove vi siete sposati?
C.: – No.
G.: – È dove è morta?
C.: – No.
G.: – Però è molto specifica sulla Virginia. Forse mi sbaglio, a volte capita. Sa, è una cosa che non faccio più, sarò arrugginito.

Christos dice a Billy che suo fratello è molto bravo e Billy gli dice che aveva molti clienti, che guadagnava e molto, ma che lui ha preferito fare l’operaio a 2000 $ al mese. Christos è meravigliato, è grato a Billy e gli dà appuntamento per quell’affare.
Billy: – Cos’era la storia della Virginia?
Christos: – Virginia Menendez era l’infermiera di mia moglie. L’ha assistita per 15 anni. Per 10 di quegli anni io l’ho amata. Non l’ho mai detto a nessuno per i sensi di colpa e men che mai l’ho detto a Virginia.

  • Le cose che George ha detto a Christos erano tutte cose ben impresse nel cervello di Christos, per cui non c’è alcun bisogno di pensare che George si sia messo in contatto con la moglie morta di Christos per avere queste informazioni, bastando pensare che si sia messo in contatto col cervello di un Christos vivo e tanto vicino a lui da poterlo guardare e pure toccare…
  • Se George ha letto nel cervello di Christos, quale canale di comunicazione è stato usato per far passare quelle informazioni dal cervello di Christos a quello di George? [Domanda n. 2]

George avvia un audiolibro sul lettore di dvd che tiene sul comodino, si stende sul letto, chiude gli occhi e ascolta: “Potevamo aver percorso mezzo miglio, il mio fazzoletto era già tutto inzuppato, quando guardando fuori con grande stupore vidi Pegotty (pr. Pèggoti) spuntare da una siepe. Si arrampicò sul carretto. Non una sola parola pronunciò, mi strinse a se fino a che la pressione contro il mio naso non si fece estremamente dolorosa…”

  • Un modo di portare informazioni da un cervello all’altro è quello di usare il canale verbale, come sta facendo George in questo momento, e guardare questa scena subito dopo esserci posti la domanda n. 2 suggerisce la seguente risposta risposta alla domanda n. 2: se George ha letto nel cervello Chiristos le cose che gli ha detto durante la seduta, non può che aver usato la comunicazione non verbale
  • Il che risolve un problema (come faceva George a sapere quelle cose?), ma crea altri due problemi che prima non avevamo: se quelle cose erano scritte nel cervello di Christos, perché il greco non se le è lette da solo invece di andare a farsele leggere da George? [Domanda n. 3] 
  • Se George è capace di leggere nel cervello altrui usando il canale non verbale, è lecito porsi la seguente domanda: Siamo forse tutti in grado di leggere nei cervelli altrui usando il canale non verbale (anche se non ci risulta perché noi non siamo in grado di rendere cosciente quello che vi abbiamo letto come invece sa fare George)? [Domanda n. 4]

Il terzo personaggio di questa storia che parla di aldilà è un ragazzino che abita a Londra (Markus), visto che questo ponte [il Tower Bridge] è uno dei simboli di Londra.

  • Il ponte di Londra, che ovviamente collega la Londra al di là del Tamigi con la Londra al di qua, due parti di Londra separate da un modesto avvallamento del terreno e tutt’altro che lontane tra di loro, suggerisce una risposta alla domanda 3, perché anche nella corteccia cerebrale c’è un solco (il solco centrale), un avvallamento della corteccia che separa due parti della corteccia implicate in funzioni molto diverse tra di loro, perché alla corteccia dietro il solco centrale (ovvero lato nuca) arrivano le informazioni provenienti dai sensi e dalla corteccia davanti al solco centrale (ovvero lato fronte) partono i segnali diretti ai muscoli.
  • Il titolo di questo film si traduce in italiano con aldilà, ma non c’è solo l’aldilà della religione (il regno dei morti che però non sono morti del tutto se è vero che c’è “una vita dopo la vita”), ma anche l’aldilà della corteccia (la corteccia al di là del solco centrale) e l’aldiqua della corteccia (la corteccia al di qua del solco centrale), che sono come la Londra al di là del Tamigi e la Londra al di qua.
  • Nel mio modello del cervello, il cervello è considerato composto da due cervelli: il cervello dietro, al quale compete la corteccia al di là del solco centrale (ovvero lato nuca), e il cervello davanti, al quale compete la corteccia al di qua del solco centrale (ovvero lato fronte). Noi siamo coscienti di avere un solo cervello, che è il cervello davanti al solco centrale, ma c’è anche il cervello dietro al solco centrale (=> diapositiva Il cervello davanti e il cervello dietro).
  • La mia risposta alla domanda 3: quelle cose che George dice a Christos sulla moglie erano scritte nel cervello dietro di Christos e visto che di regola il cervello davanti di Christos ha un accesso limitato al proprio cervello dietro, lui con l’aiuto di George ha scoperto qualcosa che non sapeva trovare da solo scritta da qualche parte nel suo cervello dietro.

Markus adesso è da un fotografo per farsi fare un ritratto insieme al fratello.Jason.
Fotografo: – Chi di voi è il più grande?
Jason (alzando la mano): – Di 12 minuti.
Fot.: – Sul serio? Ma lo sai che io lo avevo capito? E tu sei Markus?
Jason: – No, lui è Markus. Quello silenzioso.

  • Questi due fratelli gemelli ci dicono, se ci va di renderlo cosciente, che anche il cervello davanti e quello dietro sono gemelli e che non sono le due metà di un solo cervello ma due cervelli distinti, come qui sono due persone distinte Jason e Markus
  • Ci dice anche che uno dei due cervelli “parla” per tutti e due (come Jason) mentre l’altro cervello, quello dietro che è l’aldilà dell’unico cervello che ci risulta di avere, è silenzioso, ma non nel senso che solo lui ha la parola bensì nel senso che quello che dice lo dice al cervello davanti. Il cervello davanti è l’unico che si vede agire perché è solo lui che comanda il comportamento essendo la parte della corteccia che confeziona l’uscita.

Fotografo: – A-ah! Io avrei quasi detto quello bello.
Jason: – Io sono Jason.
Fot.: – Jason, ah, certo, il più grande, il chiacchierone anche (i ragazzi ridono), il saputello.
Poi i ragazzi pagano con monete. Fotografo: – Si, ci sono tutti. Avete scassinato un telefono pubblico?

Markus chiede a Jason di poter copiare il suo compito, ma il fratello non acconsente; poi si lavano i denti e vanno in camera, rialzandosi dal letto appena seduti avendo sentire rientrare la madre, che è ubriaca tenendosi a malapena in piedi e attaccandosi alla bottiglia che ha preso dal frigo, senza far caso alla foto dei figli nemmeno quando ci posa davanti la bottiglia appena scolata.
Jason: – La vedrà domattina.

|<= 3 – Jason (al fotografo di Londra): – No, lui è Markus. Quello silenzioso.


La mattina dopo due assitenti sociali bussano alla porta.
L’uomo (mentre Jason cerca invano di svegliare sua madre, che è vestita sopra al letto): – Ragazzi è inutile, sappiamo che la state coprendo.
La assistente (Clare): – Jakie ci sei?
Jason: – Non c’è, è andata a fare la spesa.
Gli assistenti minacciano di chiamare gli agenti della tutela dei minori, ma la madre frettolosamente messa da Markus fuori dalla porta con due sacchetti di cose prese dal frigo, rientra dalla porta principale.

Jakie (entrando): – Salve, non sapevo che venivate. Mi ero dimenticata dell’appuntamento. Jason, metti su l’acqua per il te. Markus, prendi un piatto che ci mettiamo i biscotti. Siete qui da un po’?
Psicologi: – Si.
Jakie: – Mi dispiace.
Clare: – Fa niente, Jakie.

akie (indicando la foto): – Io dico che questo è il regalo più bello di tutto il mondo intero e mi piace un sacco (bacia prima Jason e poi Markus). Grazie. I miei tesori.
Poi la madre chiede gentilmente a Markus se le va a prendere una cosa in farmacia, ma si offre di andarci Jason perché Markus non ha ancora finito i compiti.

Jason: – Lascia stare i compiti, puoi copiarli da me. Devi fare una ricerca [su Google]: “Naltrexone” e “cloridrato”.
Markus (leggendo sul monitor): – Trovato, o almeno spero. Il Naltrexone blocca l’effetto dell’eroina e degli oppiacei. La disintossicazione può durare da una settimana a un mese. Vuol dire che sta smettendo?
Jason: – Si, vuol dire questo secondo me.
Markus sorride.

La speranza di Jason di avere finalmente una “famiglia normale” dura poco, perché al ritorno dalla farmacia questa piccola banda di giovani poco raccomandabili gli ruba il cellulare. Lui riesce a riprenderselo e scappa inseguito da loro, ma traversando la strada viene investito e muore.
Il fratello Markus assiste al furto e all’incidente via telefono, impossibilitato a intervenire direttamente.
Markus (parlando al cadavere di Jason): – Ti prego, Jason, rispondi. Io come faccio?

  • Markus, il cervello dietro silenzioso per le orecchie esterne ma che parla col cervello davanti ovvero con Jason, assiste impotente agli eventi perché il cervello che riceve dall’esterno non può agire sull’esterno se non passando attraverso il fratello gemello, ovvero chiedendo al cervello davanti di fare quello che vorrebbe fare lui.

Marie (sull’aereo che la riporta a Parigi dall’Asia guardando il giornale che parla dello tsunami): – Mi sento in colpa, dovevo restare per coprire la notizia.
Didier: – Con quello che ti è capitato? Hanno mandato una troupe da Hong Kong.
A Parigi, prima di lasciarsi, Didier bacia Marie sulle labbra e le dice “ti amo”.

|<= 4 – Marie è in televisione e George a un corso di cucina in coppia con Melanie


Marie si appresta a cominciare una trasmissione televisiva nella quale intervita un imprenditore accusato di sfruttare il lavoro dei bambini di paesi asiatici, ed è accolta con un applauso dai colleghi di lavoro.

Imprenditore: – È facile per noi occidentali criticare i metodi di lavoro del Terzo mondo. Il fatto è che queste fabbriche hanno un ruolo fondamentale nello sviluppo industriale e nell’evoluzione dei paesi poveri. E poi, diciamo la verità, i nostri stipendi sono nettamente superiori a quelli locali.
Marie appare assente e in effetti la vediamo ripensare alla scena con la bambina vista mentre era in coma sott’acqua.

Didier (in sala regia, all’auriculare di Marie): – Fermalo! Marie, mi senti? Distruggilo, cazzo! Hai sentito? Distruggilo.
Marie si risveglia dalla sua visione, ma non ha più il tempo e forse neppure la voglia di incitare i telespettatori a non comprare quei prodotti fabbricati usando il lavoro minorile.
Imprenditore: – Vada lì e valuti lei stessa quanto hanno bisogno di noi.

  • È utile ricordare a questo punto che Didier è quello così interessato ai suoi figli da preferire il dormire mezz’ora in più al portar loro un regalo dall’Asia, che Marie è quella che ha cercato fino all’ultimo di salvare una bambina asiatica mai vista prima, che un imprenditore di successo è sicuramente orientato al successo sul lavoro e dunque interessato a far star bene gli altri per star bene lui e che George, quello che ha visioni simili a quella avuta da Marie durante la trasmissione, non può mentire a se stesso sul segno della persona che ha davanti per colpa proprio di queste visioni che non può negare a se stesso di vedere.

Marie: – Mi dispiace, è imperdonabile.
Didier: – Lo sistemiamo con il montaggio. È colpa mia. Un imprenditore sulla difensiva al tuo rientro è dura. Ti va di uscire a cena.
Marie: – No, grazie.
Didier: – Allora a domani.
Lui è già sulla porta, quando lei lo chiama per nome, per cui lui torna indietro.

Marie (seria): – Credo che mi sia successo qualcosa laggiù.
Didier: – Si, te la sei vista brutta.
M.: – Dico davvero, è successo qualcosa. Mentre ero sott’acqua. … Ho avuto delle visioni. Non lo so.
D.: – Commozione, hai preso una botta in testa. Hm?
M. (tornando a sorridere): Hai ragione.
Questa volta lui prima di andarsene la bacia sulle labbra, ma lei resta passiva, immobile e quando lui va via non sorride più

  • Si, ha preso una botta in testa che gli ha procurato un corto circuito tra quello che ha nel cervello dietro, di cui non si è coscienti, e quello che si ha nel cervello davanti, di cui si è (o si può essere) coscienti.

Marie pensa ad altro durante una riunione della redazione televisiva e Didier lo nota.
All’uscita lui dice che deve restare per finire due cose, le lo bacia e poi va via.
Quando è in fondo alle scale, però, lui la ferma con un “posso dirti una cosa?”.

Didier: – Forse non ti farà piacere. Penso che tu sei tornata troppo presto. Fisicamente sei in forma, ma da quando hai avuto l’incidente… Datti tempo, prendi un po’ le distanze. Qualche settimana.
Marie: – Come prendi le distanze?
D.: – Dici sempre che vorresti scrivere. Michel adorerà l’idea che hai in mente.
M.: – Lo so, ma ci vuole tempo.
D.: – Noi per un po’ non ci muoviamo. Non ti perdi niente. L’importante è che tu stia bene. Abbiamo bisogno di te.
M.: – Ci penserò.

Operaio (col casco giallo): – Hey, hai saputo dell’incontro di oggi, su al primo piano, dirigenti con i sindacati?
George: – No, io no.
Operaio: – Beh, è durato tutto il pomeriggio. Viene da pensare che le voci sono vere, eh.
G.: – Quali, quali voci?
Operaio: – Che vogliono licenziare il 30% degli operai. L’hai saputo questo, no?
G.: – Si, certo, certo.
Operaio: – Ma che ti succede oggi?
G.: – È che non ho dormito granché stanotte.

Fatta la doccia, George va ad un corso di cucina italiana.
Cuoco (col sopra bianco): – Benvenuti a tutti a questo corso di 10 settimane di cucina italiana. Io sono Carlo, alcuni di voi mi conoscono già perché avete fatto altri miei corsi. A chi non mi conosce, buonasera e chiamatemi pure chef. Ora lavoreremo quasi sempre in coppia durante il corso, quindi la prima cosa che voglio fare è formare delle coppie

Donna (qui di spalle, entrando trafelata): – Chiedo scusa, sono in ritardo. Le strade erano chiuse, per qualche ragione, e poi l’idiota della segreteria ci ha messo un secolo a registrare la mia iscrizione. È troppo tardi?

Carlo: – No, no, niente affatto. Come ti chiami?
Donna: – Melanie.
Carlo: – Ok, Melanie, stavamo giusto formando le coppie.
Il cuoco la mette in coppia con George, mandando col vecchietto davanti una donna più vicina alla sua età. Poi si scaldano con “un buon bicchiere di Barbaresco, un fantastico vino del Piemonte, nel nord dell’Italia, fatto con uve nebbiolo”.
Carlo: – Cominceremo dall’inizio, dal fondamento di quasi tutta la cucina italiana: la classica salsa di pomodoro toscana.

Melanie (chiamata come tutti ad affettare pomodori): – Cavolo, alcuni sono proprio, bravi. È la tua prima volta, questa?
George: – Si.
M.: – Anche per me. Ho letto che il corso finisce con una competizione.
G.: – Si, ho letto, giudicata da un critico gastronomico.
M.: – Si, non credo che abbiamo molte speranze.
G.: – Beh, mancano 10 settimane.

|<= 5 –  George ascolta un libro e Markus viene lasciato da sua madre


Donna (che lo aspettava davanti alla sua porta): – Scusi tanto per il disturbo. Sono la vicina del signor Andreou. Il tizio greco sulla cinquantina che ha perso la moglie. So che di recente avete fatto una seduta.
G.: – Io la devo fermare.
Donna: – Candace.
G.: – Ok, Candace, io non faccio più sedute.
Lui dice che quella col greco è stata un’eccezione e cerca di chiudere la porta, ma lei insiste.
Candace: – Ho portato dei soldi, tutto quello che avevo.
G.: – Non voglio i suoi soldi.

Candace: – Io ho perduto mia figlia. La mia unica figlia. Una bambina. (Lui cerca di chiudere la porta) Voglio solo parlarle, la prego, voglio parlare con la mia bambina.
G.: – Io non posso aiutarla.
C. (urlando): – Voglio parlare con la mia bambina.
G. (chiudendo la porta): – Non lo faccio più.
C.: – Signor Lonegan, ho i soldi. Signor Lonegan, la prego. (Con voce di persona che piange) Io voglio parlare con la mia bambina.

  • Non è obbligatorio reagire alla perdita di una figlia con una disperazione tale da dare tutti i propri soldi per parlarci un’ultima volta per qualche minuto, cosa che non può riportarla in vita ne rendere bello oggi un rapporto che ieri bello non è stato se lei reagiva così ai problemi.

George è con suo fratello Billy e con le due bambine di lui. Gli dice della donna e Billy promette di parlare col greco, ma si capisce che spera nella ripresa delle sedute da parte del fratello.
George: – Tu proprio non vuoi capire. Tu credi che siccome potrei farci dei soldi, siccome mi riesce, dovrei farlo.
Billy: – Si, lo credo e dico anche che hai il dovere di farlo perché è un dono il tuo.
G.: – Non è un dono, è una condanna. Tu non ne hai idea, ti rovina ogni possibilità di fare una vita normale. Mi sento un fenomeno da baraccone.

  • In alcuni casi la capacità di George di leggere nel cervello della persona che ha davanti appena la tocca sarebbe vantaggiosa, ma in altri casi è svantaggiosa e così tanto da giustificare il fatto che lui la consideri una condanna. In quali casi è svantaggiosa? [Domanda  5]

George è tentato di prendere le pillole contro la schizofrenia ma ci rinuncia e cerca la serenità perduta ascoltando un audiolibro che comincia così: “Per distogliere i suoi pensieri da questo malinconico soggetto, informai il signor Micawber che contavo su di lui per un buon bicchiere di pounce e lo condussi davanti ai limoni. Il suo recente accasciamento, per non dire disperazione, dileguò all’istante” e continua descrivendo la felicità di quest’uomo mentre era tutto preso a preparare questa bevanda complicata da fare.

  • L’uomo che prima era disperato e che torna felice solo perché impegnato a preparare con amore una ricetta suggerisce che anche George può tornare felice facendo qualcosa con amore.
  • Non sarà mica in amore che la capacità di George è una condanna? [Domanda 5new perché annulla e sostituisce la domanda 5, visto che se rispondiamo “si” a questa domanda abbiamo già risposto alla domanda 5]

Prete (al funerale di Jason, con Markus che non siede accanto a sua madre ma dall’altra parte probabilmente per scelta degli assistenti sociali, seduti dalla sua stessa parte): – La morte non è una fine, è solo un inizio. Il passaggio verso un al di là che riflette la nostra condotta qui sulla terra. Dio nella sua infinita generosità ha creato il Paradiso, dove ora si trova Jason…
Alla fine della cerimonia Markus riceve l’urna con le ceneri di Jason e viene portato via dagli assistenti sociali.

  • La credenza di una vita dopo la morte è lecita quanto le altre credenze, in un mondo umano dove le persone rendono vero quello in cui credono, ma non abbiamo affatto bisogno di ipotizzare ancora viva la moglie morta di Christos per spiegare la visione di George, facilmente spiegabile ipotizzando che non ha parlato con la morta ma col cervello di Christos usando un canale di comunicazione non verbale, o la visione di Marie, facilmente spiegabile col fatto che è entrata in un contatto più esteso di quello normale col proprio cervello dietro.

Assistente sociale (a Markus): – È un affidamento a breve termine, solo fino a quando la tua mamma non starà meglio. La coppia che abbiamo in mente ha molta esperienza e vive vicino a dove abiti adesso. Resti nella stessa scuola.
Markus dice a sua madre che vuole stare con lei.
Madre: – Senti, ho bisogno di un po’ di tempo per riprendermi, adesso, però io non sto scappando, credimi. Potrei anche restare con te, certo, e lo desidero tantissimo, ma forse non ce la farei perché non sono abbastanza forte.

Madre (tra le lacrime): – So che il fatto che io ti molli qui adesso deve sembrarti la cosa peggiore del mondo, ma ti prometto che non ti deluderò, ok, te lo prometto.
Markus versa una lacrima, senza dire null’altro.
Madre: – Mi dispiace tanto. Ti voglio bene, vieni qui.
La madre lo abbraccia, poi va via in auto lasciando Markus solo con la psicologa.

Marie deve aver seguito il consiglio di Didier, perché qui la vediamo dire che intende scrivere un libro su Mitterand allo staff della casa editrice diretta da Michel e la sua intenzione è accolta con molti sorrisi da tutti.

|<= 6 – Marie fa ricerche sull’aldilà e George imbocca Melanie


Al bar aspettando che si liberi un tavolo, Didier si complimenta con Marie e scommette che quando tornerà in redazione col best-seller sotto il braccio le aumenteranno lo stipendio.
Marie: – Più forte che mai.
Didier: – Esattamente. Hai capovolto la cattiva sorte. È questo che mi piace di te, non fai mai la vittima.
Marie: – Infatti. Mai la vittima, mai la fragile, mai un lamento.

Marie (mentre vanno al tavolo): – Posso farti una domanda?
Didier: – U-uhm.
M.: – Secondo te cosa c’è dopo la morte?
D.: – Che domanda strana.
M.: – Dai, dimmi.
D.: – Quando muori, muori. La luce si spegne e basta.
M.: – Non c’è niente? Buio totale?
D.: – Buio totale, niente più corrente. Fine. Il vuoto eterno.

  • Sul piano intellettuale Didier è più positivo di Marie perché non rimanda il suo star bene a dopo la morte credendo in una vita dopo la morte, mentre Marie mostra una negatività di fondo con la sua voglia di credere all’aldilà della religione, rispetto alla quale il suo orientamento allo star bene è una parentesi, un’eccezione che conferma la regola, e non poteva essere altrimenti su un pianeta dove tutte le donne adulte sono negative nel privato.

Marie (sedendosi al tavolo): – Non credi che possa esserci qualcosa?
Didier: – Tipo?
M.: – Non so, qualcosa. Un aldilà.
D.: – No, non credo. Comunque non credi che se ci fosse qualcuno lo avrebbe scoperto? Ci sarebbero le prove, no?
M.: – Si, forse.

  • L’obiezione di Didier è sensata per le cose fisiche, ma l’aldilà è stato messo oltre alle cose fisiche proprio perché non si potesse negare con certezza la sua esistenza, risultando un’ottima trovata per appoggiare le sofferenze per scelta delle persone negative (che non amano farsi prendere con le mani nel sacco quando inventano scuse utili per imporre agli altri delle sofferenze per avere potere su di loro).
  • A noi non interessa però se esiste o non esiste l’aldilà della religione, ma se supporne l’esistenza è utile per lo star bene delle persone o utile per il loro star male. E su questo ci sono pochi dubbi, perché le due religioni che prevedono un aldilà, quella cristiana e quella mussulmana, propongono come meritoria la sofferenza accettata e peccaminoso il piacere, per cui certo non aiutano a preferire il piacere alla sofferenza.

Marie fa un ricerca sull’aldilà con Google e trova questa pagina, il cui titolo dice “AIUTA I TUOI CARI A RITROVARE LA LUCE”

  • Per aiutarli a ritrovare la forte luce di cui parlano spesso le persone che sono state in coma, evidentemente perché un accesso straordinario del cervello davanti al cervello dietro provoca visioni con forte luminosità, bisogna però dar loro un bel colpo in testa per riportarle in coma, e qualcosa mi dice che pochi dei nostri cari ci tengano ad essere aiutati a ritrovare la luce così.
  • Senza riportarli in coma penso che la luce non la ritrovino, in compenso credendo nell’aldilà della religione per spiegare un fenomeno cerebrale spiegabilissimo in altri modi li si aiuta di sicuro a perdere la possibilità di star bene dentro alle relazioni, perché come già detto le religioni con l’aldilà parteggiano per le relazioni negative.
  • E questo aiuto a star male è molto apprezzato in un mondo dove l’amore è negativo, per cui il titolo giusto per sponsorizzare l’aldilà è: aiuta i tuoi cari a vivere serenamente le relazioni di amore basate sulla sofferenza inflitta e accettata.
  • Qui però stiamo giocando un’altra partita, proponendoci di aiutare i nostri cari a vivere serenamente le relazioni di amore  basate sul piacere dato e accettato.

Carlo: – Se volete diventare dei bravi cuochi dovete esercitare il palato, per stimolare la fantasia dei vostri sensi. È inutile diventare esperti a tagliare, arrostire, tostare se non sapete dare un nome, un colore e persino una forma ai sapori. […] Cerchiamo innanzitutto di dare una descrizione: come è la superficie? Che struttura ha? Che consistenza ha?
George (col cucchiaino del prodotto1 in mano): – Pronta?

  • Quante cose percepisce una persona coi suoi sensi, visto che le usa per fare le sue scelte e che influenzano il suo stato emozionale, senza essere cosciente di averle percepite?
  • Dare un nome a una parte di quello che si è percepito ad esempio col gusto significa agganciare quella percezione al sistema verbale-razionale rendendola cosciente e richiamabile volontariamente, presa di coscienza che è il dono che George vorrebbe non avere.
  • Quello che George sa fare meglio delle persone che si rivolgono a lui è di mettere in parole determinati contenuti del cervello dietro dei suoi clienti, non importa se sono informazioni appena arrivate dai sensi o arrivate anni prima e memorizzate in qualche parte di quel cervello dietro che riceve dai sensi e che riceve molto di più di quello di cui si è coscienti che riceva, dopo di che tali contenuti diventano visibili al sistema cosciente, per cui possiamo descrivere  l’operazione del renderli coscienti come un portarli alla luce.

Melanie: – Non ho nessunissima idea di che cavolo sia. (Mentre George trascrive) però non è un frutto, sa un po’ di noce ed è un po’ dolciastro, credo.
Ceorge: – Ok.
M.: – Allora, come procediamo adesso?
G.: – Cioè?
M.: – Beh, possiamo inventarci un mucchio di stronzate oppure andare al sodo ed essere sinceri.
G.: – Su cosa?
M.: – Sul perché tutti e due frequentiamo un corso serale

  • Fare una cosa e nel frattempo pensarne un’altra del tutto diversa è una situazione tanto frequente quanto importante, essendo i momenti in cui si fa quella incubazione che ho segnalato come l’attività più importante da rendere cosciente e da capire per costruire relazioni d’amore positive, ma di norma si fa incubazione quando si è in una situazione tanto nota e senza problemi da potersi permettere tranquillamente di farvi fronte pensando ad altro.
  • Qui Melanie era chiamata a risolvere un problema nuovo e per nulla facile, per cui il fatto che pensi ad altro è orientamento al fallimento in quel compito.

George: – Ok, apri.
Melanie (masticando): – Sento un gusto un po’ legnoso, a me sembra. Noce moscata, credo.
G.: – Ok.
M. (sorridendo): – Non mi dirai che sei venuto qui solo per poter cucinare spaghetti alle vongole, vero?
G.: – No, non esattamente.
M.: – Ok, mi butto io. Io sono venuta qui perché sono nuova di San Francisco, perché vorrei farmi dei nuovi amici, e, chissà, con un po’ di fortuna, magari incontrare l’uomo dei miei sogni.

  • L’incubazione di un amore è quando si sogna l’amore che si desidera con l’uomo che si desidera, come ammette di star facendo Melanie, ed è qualcosa che ci sta bene in questa storia centrata su un George particolarmente capace di rendere coscienti contenuti inconsci del cervello perché l’incubazione ha decisamente bisogno di essere portata alla coscienza visto che tutti la fanno ma nessuno a parte me gli dà un nome e una funzione.

Melanie sfiora per un attimo la mano di George che le sta porgendo il cucchiaino e istantaneamente lui ha questa visione di Melanie da bambina.

… subito seguita da questa visione di Melanie con suo padre.

  • E noi sappiamo che sono immagini parlanti, come un breve film durante il quale il protagonista assente parla delle emozioni che prova nei confronti del protagonista presente, vedere le quali sarebbe piacevole se venissero manifestate emozioni piacevoli ma diventa spiacevole se vengono manifestate emozioni spiacevoli, nel qual caso la capacità di George di vedere questi ricordi presenti nel cervello altrui diventa una condanna.
  • Anche la capacità di vedere nel momento scelto da Melanie per fare la sua incubazione il suo orientamento al fallimento in questa relazione con George non è affatto una bellezza, perché fa vedere distintamente il fallimento finale col relativo dispiacere di entrambi, ma diventa una risorsa sapendo che Melanie può cambiare orientamento nel giro di un secondo, iniziando una nuova relazione questa volta orientata al successo con George, se solo lo volesse il suo sistema emozionale, o se preferite il suo cuore.
  • Ogni persona vede il segno della relazione che gli viene proposta da chi ha di fronte, però, anche se non ne è consapevole come invece lo è George, e ha interesse a lasciare inconscio quel che ha visto solo se intende accettare la relazione negativa che gli è stata proposta, perché se invece vuol proporre una relazione positiva ha interesse a rendere cosciente l’attuale orientamento negativo della persona che ha di fronte.

Melanie dice che si è trasferita qui perché è stata mollata, col vestito di nozze pagato e il viaggio di nozze prenotato, ammettendo che non l’ha superata per niente, e alla fine non lo sa che gusto aveva quello che ha assaggiato.
George: – Vuoi riprovare?
M.: – Si, ok.
G.: – Pronta?
M. (con le labbra aperte): – Ah-ah.
G. (sottovoce, con movimenti lenti e dolci): – Ok, arriva. Ecco.
Lei indovina che è un fagiolo nero messicano ed entrambi sorridono soddisfatti del successo di lei.

George (masticando): – Come te anch’io di recente ho dato un taglio alla mia vecchia vita. Volevo rivalutare le cose e rivedere le priorità.
Melanie: – A che cosa hai dato un taglio? Hai divorziato?
G.: – Oh, no, no, niente del genere. Un lavoro, che dovevo proprio lasciarmi alle spalle, perché mi stava rendendo davvero la vita impossibile. Questa è nocciola.
M.: – Ok

  • George non ha alcuna difficoltà a indovinare cosa ha assaggiato anche se stava pensando ad altro e vista la sua bravura nel rendere coscienti i contenuti del cervello dietro altrui pensiamo non che senta il sapore meglio di Melanie ma che sia più capace di lei di rendere coscienti i contenuti del proprio cervello dietro, quello dove arrivano i sapori percepiti dal senso del gusto.

Melanie: – Hai intenzione di dirmi che genere di lavoro era?
George: – Preferirei di no, però non ti allarmare, non ero un criminale o cose del genere.
M. (dopo aver riso e portando il cucchiaino alla bocca di lui con l’altra mano pronta a raccoglierne il contenuto nel caso cadesse): – Ok, apri la bocca.
George indovina ancora senza esitazioni e dopo li vediamo uscire contenti, con lei che con la scusa della fame che gli è venuta invita lui a mangiare insieme e poi non vuole andare al ristorante perché ormai loro sono dei professionisti della cucina.

  • Chiediamoci che ci fa quella mano di Melanie pronta a raccogliere il cibo nel caso cadesse, visto che stiamo parlando di un George che sa leggere il non verbale come se fosse uno degli audiolibri che ascolta e che probabilmente anche noi lo sappiamo leggere, senza essere coscienti di cosa si è letto ad esempio in quella mano di Melanie, ma questo non vuol dire che non usiamo quanto visto per fare le nostre scelte, qui per decidere se lei in questo momento è simpatica o antipatica.
  • Io ci leggo una preoccupazione voluta, cioè non giustificata dalla situazione visto che lei non è cieca e George non è un neonato che deve ancora imparare a prendere il cibo dal cucchiaio, che serve a lei per non provare piacere nel fare la madre che imbocca suo figlio, dopo aver nascosto la contrarietà del rifiuto di lui a darle fiducia dietro ad un ok, perché è facile mentire a parole ma lo è molto meno mentire nei propri movimenti proprio perché non si è coscienti di quello che essi esprimono, qui la preoccupazione di lei non che cada il cibo ma che lui non creda alla sue parole, che non sono credibili se è vero che lei ha un atteggiamento negativo ed è vero perché qui si nega il piacere di dare da mangiare ad uno che prima lo ha dato a lei e con amore.

|<= 7 – George fa una seduta a Melanie, la quale va via sconvolta


George (dopo essere entrati a casa sua): – Ci penso, io. Tu mettiti comoda.
Melanie: – No, io sono la tua partner, ricordi? E devo… dobbiamo collaborare.
G.: – Ok.
Poi Melanie vede la foto di George insieme al fratello e gli dice che quello bello è lui.
George: – Beh, lui ha tutto il resto.

  • George è orientato al piacere, di Melanie a cui consiglia di mettersi comoda e al proprio perché fare da mangiare per qualcuno che ti piace è un piacere, Melanie alla sofferenza, perché cucinare in una casa dove metti piede per la prima volta non è un piacere né per lei né per lui per cui il “dobbiamo collaborare” non promette nulla di buono, questo è quello che sicuramente vedo io e che probabilmente vede anche George, visto che è bravo a leggere il non verbale, anche se una sicura presa di coscienza George pare averla solo dopo una delle sue visioni.

Billy (al vivavoce del telefono): – Volevo dirti che ho finalmente parlato col nostro amico greco. Gli ho detto di tenere la bocca chiusa, ok. Perciò sta tranquillo, quegli schizzati non verranno più a scocciarti per chiederti una seduta, ok. Però ti devo dire che quello non faceva che ripetermi quanto sei forte, si, che con tanti ciarlatani in giro, tu sei uno che ha un dono vero.
Qui Gorge spegne l’audio, scusandosi.
Melanie: – Quale dono?
G.: – Non è importante.
M.: – No, è che mi interessa.

George non ha nulla da nascondere e le racconta che da piccolo ha avuto un’infiammazione che gli ha preso il cervello e il midollo spinale, che gli hanno fatto un’operazione alla nuca durata 8 ore. “Per poco non mi hanno perso. Anzi in realtà tecnicamente mi hanno perso e poi riportato in vita parecchie volte”

  • Nessun tecnico, ovvero nessun medico, direbbe mai che lui è morto e ritornato in vita diverse volte durante quell’operazione e se volete pensare che è allora che ha imparato la strada per andare e tornare dal regno dei morti fatelo, ma sia chiaro che chiamare morte l’andare ad un certo livello di coma è una spiegazione che produce più dubbi di quelli che toglie e che ogni spiegazione con questa caratteristica è un preciso segno clinico di atteggiamento negativo agli occhi di chiunque conosca l’analisi della domanda.

George: – Hanno curato la malattia ma devono aver incasinato qualcosa là dietro, perché dopo non molto sono cominciate delle emicranie, seguite da incubi e da questi contatti. <Parla del suo riuscir a vedere persone morte che non aveva mai visto in vita.> I medici hanno detto ai miei che avevo una schizofrenia passiva. Mi hanno riempito di pillole e le pillole hanno bloccato le visioni, ma hanno bloccato quasi anche tutto il resto. Così lui ha dovuto scegliere, scegliendo di tenersi le allucinazioni.

  • Secondo il mio modello del cervello, la schizofrenia passiva è un’alterazione della richiusura interna del cervello davanti su quello dietro, mentre la schizofrenia attiva è un’alterazione della richiusura esterna, quella che passa dall’ambiente, coi due cervelli che non sono chiamati cervelli in nessun libro di neuroscienze ma nulla vieta di vederli come cervelli autonomi, anche se sono costretti a parlare tra loro perché quello davanti può solo agire sull’ambiente e quello dietro può solo ricevere dall’ambiente.
  • Una volta creato un sistema per far dialogare il cervello davanti con quello dietro di una stessa persona, per far dialogare tra loro due persone diverse è bastato aggiungere un sistema per portare fuori la domanda e dentro la risposta, sistema che prima è stato non verbale usando per un milione di anni il linguaggio dei segni trasmessi con le mani non più impiegate come zampe davanti da un uomo diventato bipede e solo dopo, negli ultimi 500 mila anni, è diventato verbale, un canale semplice ma limitato al quale si affianca un canale non verbale in grado di veicolare sicuramente le emozioni e chissà cos’altro perché questa è una comunicazione non cosciente.

Melanie: – Ti posso chiedere una cosa?
George: – Ti spiace se ti dico che la risposta è no?
M.: – Non sai neanche cosa volevo chiederti.
G.: – Si che lo so, vuoi chiedermi se posso farti una seduta. Senti Melanie, io ti ho appena conosciuta, però tu mi piaci. Tanto, davvero tanto.
Poi lui le chiede di dimenticare quella cosa.

Melanie: – Perché? George: – Perché se apriamo quella porta e ci inoltriamo per quel sentiero salta in aria ogni possibilità di un rapporto normale tra noi due. Finirà così, credimi. Ormai ho abbastanza esperienza di queste cose. Perché a volte, insomma, sapere proprio tutto di qualcuno è una cosa che sembra bella, ma in realtà è molto meglio tenersele dentro alcune cose, sai.

  • Questa è la terra negativa in amore, un pianeta dove se sai cosa ha dentro quell’altra persona non ci puoi stare insieme perché non è in alcun modo accettabile che l’altra persona non lavora per star bene lei ma per far star male te, che non disprezzi i tuoi difetti ma i tuoi pregi, mentre se non lo sai puoi illuderti, vivendo dentro ad un sogno che non corrisponde ai fatti ma che puoi continuare a fare se l’altra persona collabora con te su questo e tu con lei, perché entrambe hanno bisogno di vivere dentro ad un sogno per trovare accettabile un amore negativo.
  • Un altro mondo è possibile, però, e anche facile da fare se come vedremo basta togliere il sesso dalle amicizie lasciandoci l’amore per essere già ben dentro ad un amore positivo, e una generazione potrebbe bastare per rendere preistoria un mondo come quello attuale, dove se conosci cosa sta dietro alla facciata di una persona non ci puoi vivere insieme nel modo più assoluto.

Melanie: – Ma devi capire che sono curiosa.
George: – No, lo capisco, insomma, certo. Certo.
M.: – Dai. Lei tocca la mano di George che ha ripreso ad affettare il finocchio e lui rivede la scena di lei bambina col padre.
George (dopo averla guardata a lungo): – Ok. Vieni.

  • Notare quanto sia sepolto in profondità in Melanie il prendere coscienza che quello che dice di fare non si accorda affatto con quello che fa, ovvero quanto sia consolidato quel sogno dentro cui vive lei e tutti qui su questa terra, che rende accettabile l’inaccettabile lasciando non cosciente il divario azioni fatte-spiegazione date ad esse, che è anche il divario tra un cervello dietro che registra le azioni e un cervello davanti che gestisce le spiegazioni.

Appena prese le mani di lei, George vede questa scena.
George: – Allora, c’è una donna, è magra, alta, capelli castani. Sai di chi sto parlando?
Melanie: – Si.
G.: – Questa donna è tua madre?
M.: – Si.
G.: – E ora qui nel petto sento un dolore.
M.: – Si, è così che se ne è andata. Ha avuto un infarto.
G.: – Mi dispiace. Ok, pronta per la cena?
M.: – Non c’è qualcos’altro? Io lo intuisco. Ti prego, c’è dell’altro io me lo sento. Che c’è, pensi che io possa non reggere?

George.: – D’accordo. Quando mi hai toccato, prima, c’era un uomo. Capelli scuri.
Melanie: – Mio, padre.
G.: – Morto non molto tempo fa?
M.: – L’anno scorso.
G.: – E, quello che continuava a dire, o che io continuavo a sentire, era…
M. (molto interessata): – Che cosa?
G.: – Che gli dispiaceva tanto.
M.: – Di cosa?
G.: – Di quello che ti ha fatto, molto tempo fa. E sperava tanto che un giorno tu potessi perdonarlo.

Melanie fa questa faccia, difficile da descrivere, appare in preda a un forte emozione e lentamente si mette a piangere.
George: – Scusa. Mi dispiace.
M.: – No, sono io che ti chiedo scusa… per avere insistito tanto. Forse non dovevamo. Inoltrarci. Io non so che cosa dire…

Melanie: … tranne che se io, se io me ne vado adesso e, insieme, cancelliamo, questa cosa, come se non fosse mai successa. Sarà tutto ok. Sono sicura.
George: – D’accordo.
M. (pronta ad andare): – Abbiamo la competizione da vincere, giusto?
G.: – Giusto.
M.: – Avrei dovuto darti retta, sulla troppa conoscenza e quelle cose lì.
G. (dopo che lei lo ha baciato sulla guancia): – Ci vediamo al corso.
M.: – Si, certamente.

Melanie si ferma a piangere nelle scale. George la vede andar via dopo qualche minuto, non meravigliandosi del ritardo, come se sapesse che si sarebbe fermata a sfogarsi.

  • Dimenticate per un attimo la tesi della psicologia collusa con la negatività che ci sono traumi infantili che continuano a far male per tutta la vita e ditemi cosa c’è di tanto sconvolgente per Melanie nel sentire dalle labbra di George una storia che conosceva benissimo e alla quale ripensava ogni volta che pensava a suo padre, come dimostra il fatto che sia lei a non voler interrompere la seduta prima che George le abbia detto del padre? Forse prima della seduta quando ripensava al padre pensava che lui era contento di quello che le aveva fatto tanto tempo fa? O che lui non desiderava il suo perdono?
  • C’entra qualcosa la sua relazione negativa col padre con la relazione che si è interrotta poco prima del matrimonio?
  • Perché dopo che George ha parlato col padre Melanie va via di corsa e non tornerà più al corso serale di cucina per non rivedere George mai più?
  • Se non sapete rispondere coscientemente è meglio per voi, se volete continuare a vivere su questa terra.
  • Io su questa terra non ci vivo più da 10 anni e posso permettermi di dire che George è di nuovo solo ma si è perso davvero poco perdendo l’amicizia di una donna che va via perché ora lui sa quello che non doveva sapere: che nella loro relazione lei gli avrebbe fatto pagare le colpe del padre perdonandogli le sue, perché quelle le servono per continuare a odiare gli uomini, che a loro volta odiano le donne in quella guerra tra i due sessi che è l’amore negativo, dove da 5 mila anni ognuno dice che la colpa è dell’altro ma la colpa non può che essere di entrambi, in questo caso del padre e della madre perché Melanie all’epoca delle violenze era una bambina ma sua madre no e se lei non ha visto nulla è perché non ha voluto prendere coscienza di quel che sicuramente vedeva dal non verbale sia di sua figlia sia di suo marito.

|<= 8 – Marie va a incontrare la dottoressa che crede nella vita dopo la morte


Markus viene portato nella casa dei genitori ai quali è stato dato in affido temporaneo. Ha sotto il braccio la foto insieme a Jason e non risponde quando gli viene chiesto cosa preferisce per colazione.
Mettono un secondo letto nella camera che è stata di Ricky, un altro dato in affido andato via perché è diventato maggiorenne e ha trovato lavoro come guardia giurata.
Markus (verso il cappellino appartenuto a Jason sul secondo letto): – Notte Jase.

Maestra: – Markus, ti spiace toglierti il cappello?
Durante la ricreazione, Markus aspetta davanti alla classe tenendo in mano il cappellino. Invece di andare a mangiare, Markus cerca su un computer della scuola “aldilà”.
Predicatore arabo: – L’angelo della morte verrà a cercarvi e vi troverà ovunque vi nascondiate…
Predicatore cristiano: – Molti hanno paura di chiedersi cosa ci succede dopo la morte. Ma la buona notizia è che se avete fede in Cristo non c’è niente da temere.

  • Il predicatore arabo ha un approccio terroristico, ma quello cristiano è meglio solo in apparenza perché prima di dare la sua buona notizia suggerisce che si dovrebbe avere paura della morte, dopo di che vende il suo rimedio a tale paura: avere fede in Cristo, in pratica in lui.
  • Certo che non c’è nulla da temere dopo la morte, visto che un sistema emozionale ridotto in polvere di sicuro non proverà alcuna sofferenza, ma c’è molto da temere durante la vita, quando il sistema emozionale può provare emozioni piacevoli o spiacevoli, e proverà di sicuro più dispiaceri che piaceri se ha quelle relazioni private orientate alla sofferenza che le religioni con l’aldilà considerano utili invece di quelle relazioni orientate al piacere che queste religioni considerano peccaminose.
  • Il Jason col quale Markus parlava quando era vivo non era però quello morto a seguito dell’incidente ma quello memorizzato nel suo cervello dietro, che è sempre lì come è sempre lì la gamba fantasma che spesso tormenta chi ha avuto una gamba amputata ormai da vent’anni con dolori per esempio all’alluce dell’arto che non ha più.
  • È questo Jason dentro di lui che Markus sta cercando di ritrovare e che d’ora in avanti chiamerò Jase perché questo è il nome che gli ha dato Markus, ma è nell’aldilà del suo cervello e non si fa vivo da solo se il Jason esterno non coinvolge le aree corticali contenenti il Jase interno perché è morto, per cui Markus sta cercando su Google un George capace di mettersi in contatto col suo Jase e di riferirgli cosa gli manda a dire.

Intanto Marie con la sua BMW va a trovare la donna di “aiuta i tuoi cari a ritrovare la luce”

È un ospizio e in una stanza Marie vede un marito piangere la moglie appena morta.
Dott.ssa Claudia Rousseau (prima in tedesco e poi nella lingua di Marie): – Cosa non daremmo per sapere dove se ne è andata. Ma dalla sua lettera direi che forse lei lo sa.
Marie: – È un vero piacere conoscerla. Ho un gran bisogno di parlarle della visione che ho avuto.
Claudia: – Racconti, allora.

  • Notare che una relazione negativa è molto a suo agio in presenza di sofferenze di origine esterna (ovvero di sofferenze oggettive), situazioni nella quale dà il meglio di se per lo stesso motivo per cui dà il peggio di se in presenza di piaceri di origine esterna, sofferenze di origine esterna che permettono di risparmiarsi quella cosa sgradevole che è lo star male quando si potrebbe star bene, ovvero la sofferenza per scelta inflitta a se stessi per infliggerla all’altra persona.

Marie: – È stata una sensazione di grande serenità. C’era una grande quiete. Oscurità tutt’intorno e tutto a un tratto una luce accecante. E il fruscio di una brezza leggera.
Claudia: – Mm-hm. E come un’assenza di gravità?
M.: – Si.
C.: – Una visione a 360 gradi e nessuna concezione di tempo o di moto?
M.: – Si.
C.: – Ma un senso di onniscenza e onnipresenza.
M. (contenta): – Esatto.

  • Prendete nota, ma non per quando andrete nel regno dei morti bensì per quando accederete al vostro cervello dietro senza le limitazioni imposte a quest’accesso nelle normali condizioni di funzionamento del cervello.
  • Io ci sono stato, quando picchiai la testa dopo un incidente con lo scooter, ma non dovevo aver picchiato la testa abbastanza forte perché trovai condizioni di luce normalissime, nessuna assenza di gravità e nessuna visione a 360 gradi, ma un tempo decisamente alterato si, perché rivissi in circa 30 minuti molti anni della mia vita, in un sogno talmente nitido che mi meravigliai fortemente, al risveglio, che non fosse vita vera ma vita sognata, con l’unica stranezza di un tempo che scorreva sempre più veloce, tanto che l’ultima giornata la rivissi in un attimo, subito prima di svegliarmi dal coma, evidentemente leggero.

Claudia: – Come scienziata e come atea, la mia mente respingeva queste cose, completamente. L’aldilà, le esperienze di quasi-morte. Come tutti credevo che quelli che vedevano quelle luci, i giardini dell’Eden e così via, fossero culturalmente condizionati a farlo. Ma dopo 25 anni in un ospizio, lavorando con persone molte delle quali dichiarate defunte tornavano miracolosamente in vita e i racconti delle loro esperienze erano talmente simili che non poteva trattarsi di coincidenze.

Claudia: – E aggiunga che al momento di provare quelle sensazioni erano privi quasi tutti di coscienza [lei dice “conoscenza”, ma penso che intendesse dire “coscienza”], stato in cui, e i miei nemici concordano, il cervello non è in grado di creare nuove immagini

  • Evviva, finalmente è nominato anche il cervello, sul quale io non mi ritengo affatto un esperto ma consentitemi lo stesso di esprimere le mie perplessità sul cervello non in grado di creare nuove immagini quando è privo di coscienza, visto che non siamo coscienti quando dormiamo ma i sogni li facciamo lo stesso e non mi pare che durante un sogno abbiamo difficoltà a creare nuove immagini.

Marie: – Quindi lei dice che io ho veramente vissuto questa esperienza?
Claudia: – Ah sì, certo. Lei ha conosciuto la morte.

  • Avere quelle visioni è l’esperienza, considerarle visioni della vita dopo la morte è una spiegazione dell’esperienza, sempre culturalmente determinata perché è data a parole e il significato delle parole umane varia da cultura a cultura, per cui la dottoressa prima risponde “si certo, lei ha veramente avuto quelle visioni” che non è autorizzata a dire perché se ha avuto quelle esperienze può dirlo solo Marie, poi aggiunge un “si certo, lei ha conosciuto la morte” che non è autorizzata a dire come medico perché in nessun libro di medicina un coma da cui il paziente si è risvegliato è chiamato morte.
  • Le spiegazioni scientifiche non sono le spiegazioni vere, ma solo le spiegazioni accettate come le spiegazioni migliori attualmente disponibili dalla comunità scientifica, e Marie è libera di preferire le spiegazioni della religione a quelle dei neuroscienziati, ma se cerca come funziona il cervello in un libro di religione invece che in un libro di neuroscienze non sta cercando di capire la vita dopo la morte ma di non capire la vita prima della morte, più o meno come George che vorrebbe non vedere nel cervello altrui.

Claudia: – È tutto lì dentro. Temo che se il suo percorso sarà simile al mio, non sarà niente facile. È una strada solitaria. Provoca irrazionalità nella gente questo argomento, anche ostilità direi. Però le prove sono inconfutabili. Io ho tentato. Magari chissà, una come lei, con la sua posizione, la sua influenza, può cambiare le cose. Lo spero tanto.
Marie (salutandola con una lunga stretta di mano): – Grazie.

  • La strada solitaria non è ovviamente quella di credere a una vita dopo la morte nella quale ufficialmente credono miliardi di persone, ma quella che vorrebbe classificare come verità scientifica una verità di comodo, il che dimostra che le persone sanno talmente bene che quell’aldilà è una bugia da arrabbiarsi con le persone come questa dottoressa che la propongono come verità scientifica.

Marie è sul letto che visiona i materiali che le ha dato la dottoressa e guarda in televisione la donna che ha preso il suo posto, spegnendo poi la TV con rabbia.

|<= 9 – George viene licenziato e Markus scampa all’attentato al metrò di Londra


George fa il magazziniere in una fabbrica di zucchero, ma viene licenziato.

Billy: – Tu sai che dovresti fare.
George: – Si, lo so.
B.: – Il sito web è ancora in piedi. Ti aspetta. Stavolta sarebbe diverso. Potremmo controllarlo. In questo sarebbe diverso: ci facciamo solo due clienti al giorno, tre massimo. Tutto in piccolo. Non diamo il numero di telefono, non parliamo con i media. Abbiamo imparato la lezione l’ultima volta, eh? Facci un pensierino, va bene?

Carlo: – Tutto ok, George? Mi sembri un po’ giù. Senti, ora ti faccio io da partner, così vinciamo di sicuro.
George: – D’accordo. Ci sto.

I genitori adottivi chiamano gli assistenti sociali perché Markus ha rubato loro 200 sterline e gli assistenti dicono che a scuola non c’è andato.
Gli assistenti sociali dicono che per ora non vogliono chiamare la polizia e se ne vanno chiedendo di essere avvertiti se torna.

  • Da un Markus che disprezza talmente i nuovi genitori da non rivolgere mai loro la parola, il minimo che ci si poteva aspettare era che rubasse loro i soldi.
  • Se poi Markus vi sembrasse una vittima degli eventi, tenete presente che si può essere contemporaneamente vittime della negatività altrui e aggressori con la propria negatività di altre persone, tanto un mondo intero è pronto a giurare quello che secondo l’analisi della domanda non è affatto vero: che un torto subito induca qualcuno suo malgrado a fare dei torti.
  • E visto che stiamo parlando di un George schizofrenico, può essere interessante sapere che solo 25 su 100 schizofrenici guarisce nei paesi ricchi, mentre in quelli poveri o poverissimi quelli che guariscono sono il 75%, il che vuol dire che il 50% degli schizofrenici di casa nostra ci marciano con la loro malattia rifiutandosi di guarire quando potrebbero farlo, perché nei paesi più ricchi la negatività è più remunerativa e in presenza di forte negatività un problema che hai ti autorizza a creare problemi ad altri.

Coi soldi rubati, Markus va in un centro che ha molti sensitivi e assiste a una dimostrazione di una sensitiva, la quale gli dice che la persona perduta si chiama Joe o Jack, che era suo padre e che “papà sta dicendo ti prego non piangere e occupati di mamma per me”, al che Markus va via deluso.

Il secondo sensitivo è ancora più deludente e il terzo (quello qui sopra) dice che gli spiriti parlano ad altissima frequenza, per questo non li sentiamo, ma lui ha un microfono speciale e avvia il registratore chiedendo allo spirito di Jason se ha un messaggio per Markus. Non deve avere risposta, però, visto che subito dopo Markus è da una quarta sensitiva

Sensitiva (davanti ad uno specchio): – Furono gli antichi greci a scoprirlo. “Psicomanteum” lo chiamarono, la superficie riflettente come passaggio per l’aldila. Oggi si chiama speculomanzia. Magari non riuscirai a parlargli, ma riuscirai a vederlo se davvero lo desideri. Lo hai già visto?
Markus: – No.

  • La stragrande maggioranza dei maghi di varia natura sono soltanto imbroglioni e periodicamente si chiede una legge che impedisca loro di rubare ai clienti, anche se disponibili a farsi derubare, solo che loro dicono “esporremo senz’altro in bella vista un cartello che avverta i nostri clienti della gratuità delle nostre parole quando lo faranno anche i preti, dopo di che si passa rapidamente oltre per motivi che non c’è bisogno di essere dei George per indovinare.

Markus perde il cappello mentre aspetta il metro e ci mette parecchio a recuperarlo tra le gambe dei molti passeggeri, per cui non fa in tempo a salire sul metro.
In galleria però quel metrò esplode [il riferimento è agli attacchi terroristici del 2005 a Londra, quattro nei metro e uno ad un autobus, con 52 morti]

  • Il cervello dietro di Markus poteva sapere che su quel metrò era salito un attentatore suicida con una bomba, inducendo Markus a perdere un cappello che per nulla al mondo avrebbe lasciato lì per fargli perdere tempo e non farlo salire sul treno con l’attentatore?
  • La risposta è si, poteva saperlo perché il non verbale dell’attentatore era leggibile da chi lo incontrava, anche se solo persone con un rapporto speciale col proprio cervello dietro come George sono in grado di diventare coscienti del pericolo che hanno letto nel modo di muoversi dell’attentatore, portando al cervello davanti l’informazione sul non verbale dell’attentatore che i sensi hanno portato nel loro cervello dietro.
  • Un attentatore suicida è chiaramente una persona negativa che si fa del male per far del male ad altri, dunque una di quelle persone che Marie protegge inconsapevolmente quando sceglie di spiegare le sue visioni con l’aldilà di una religione negativa, e la domanda è: perché un attentatore non lascia l’esplosivo e se ne va, invece di restare lì a morire pure lui?
  • Se mette l’esplosivo e va via è un aggressore, se invece resta è una vittima, agli occhi di chi non ammette coscientemente l’esistenza delle relazioni negative perché ai miei occhi resta un aggressore, più pericoloso degli aggressori che non si spacciano per vittime perché è un cattivo che si presenta come buono, ma il suo travestimento non ingannerebbe nessuno se gli altri non ci stessero a farsi ingannare.

|<= 10 – Marie lascia Didier e spedisce il suo libro agli editori


Michel (l’editore, mentre la sostituta di Marie in TV parla dell’attentato di Londra, per nulla contento di aver ricevuto un libro dal titolo “l’aldilà, la cospirazione del silenzio” quando aveva pagato per uno su Mitterand): – La nostra è una casa editrice politica.
Marie: – Questo è un argomento politico.
Michel: – Anche se interessante si rivolge ad un pubblico specializzato.
Marie (guardando dalla finestra la pubblicità con la sua sostituta che ha preso il posto di quella con lei): – Perché nessuno mi appoggia? Cosa vi spaventa tanto?

  • Beh, al cospetto dell’ultimo misfatto delle persone negative, i kamikaze di Londra, dopo 5 mila anni di vita privata all’insegna della sofferenza, aspettarsi un appoggio per sostenere che esiste l’aldila di una religione che tutti sanno stare dalla parte delle relazioni negative mi pare francamente eccessivo, e decisamente giustificato appare l’essere molto spaventati dalla possibilità che anche nel terzo millennio si continui su questa strada.
  • E non venitemi a dire che sono solo io a sapere che i kamikaze sono persone negative e che le religioni con l’aldilà difendono le relazioni negative, perché il regista dimostra di saperlo quanto me scegliendo di far dire quelle parole a Marie davanti alla TV che parla dei kamikaze, anche se lui non è cosciente di saperlo in un mondo che da 5 mila anni non ci tiene a prendere coscienza di questa storia delle relazioni negative.

Marie: – È successo a me, Michel. L’ho visto coi miei occhi, il posto dove andiamo. Quello che vivremo. Tutti, ciascuno di noi. Non vi interessa?
Michel (dopo aver guardato i suoi collaboratori): – Senti, ti avevamo commissionato un libro su Mitterand. O siamo d’accordo e ti metti a scrivere, oppure rivoglio i miei soldi.
Marie si alza e se ne va.

  • Quanto a quello che ha visto coi suoi occhi, mi pare il caso di ricordare che sono occhi di una donna, occhi che da millenni vedono le colpe degli uomini ma non quelle delle donne, occhi che non hanno mai visto che il ruolo femminile è quello del dirigente in una casa da cui l’uomo esce la mattina e rientra la sera, per cui può anche andare a fare il dirigente fuori ma resta sempre all’interno della dirigenza femminile.

Marie: – Ridammi il mio lavoro, la mia sopportazione ha un limite. Oggi hanno anche tolto i miei manifesti. Perché non me lo hai detto?
Didier: – E il libro?
M.: – Lo finirò nel tempo libero. Mi ha gia creato abbastanza problemi.
Lui non dice nulla.
M.: – Che c’è.
D.: – Tornare al lavoro è più complicato del previsto.

Marie: – Perché? Era una pausa temporanea, me l’hai consigliato tu.
Didier: – Lo so, ma non potevo prevedere che avresti parlato delle tue esperienze, che avresti perso la tua credibilità.
M.: – L’idea del libro era tua.
D.: – Si, ma un libro su Mitterand.
M.: – Cosa cerchi di dirmi?
D.: – Prenditi ancora un po’ di tempo. Finisci il libro, dì quello che devi dire e poi tornerai.

Marie: – È per la ragazza che mi sostituisce, vero?
Lui fa una smorfia, tipo “ma cosa vai a pensare”.
Marie: – L’ho vista, è brava.
Didier: – Si è brava, ma non quanto te.
M.: – Ci vai a letto?
D.: – Come puoi chiedermi una cosa simile?
M.: – Dici sempre che bisogna fare domande scomode.
Lo sguardo di lui esprime un “si”.

Marie accusa vistosamente il colpo, mentre lui sospira rassegnato al peggio.
Marie (tornando a un sorriso amaro): – Strano, chi l’avrebbe immaginato? Qualche mese fa ero famosa, ero ricca, un esempio di successo. Ero felice. Appagata dal mio lavoro. E da te.
Lui mette una mano davanti agli occhi per non vederla, mentre negli occhi di lei spunta una lacrima.
M.: – Sai che è successo tutto perché non hai comprato i regali ai tuoi figli?
Didier: – Cosa? Non capisco.
M. (andando via): – Lascia stare, non importa

  • E tu, vorrei dire a Marie, sai che l’hai sempre saputo e l’unico a non saperlo era il tuo sistema cosciente? Tu sai che negativi non si nasce ma si diventa? Tu sai che ad approvare/disapprovare le scelte maschili sono le donne per cui se tanti uomini sono negativi è perché tante donne li hanno approvati quando erano negativi e disapprovati quando erano positivi, e non a parole ma col sesso? O pensavi che questa storia è cominciata con te che uscivi dal suo letto perché al regista piaceva di guardare le tue gambe?
  • Notare che qui Marie è negativa perché non gli rimprovera la colpa che ha, lasciare il telegiornale alla nuova giornalista meno brava di lei perché c’è stata a fare sesso con lui per avere quel posto, ma la colpa che non ha, perché non è Didier che le ha chiesto di andare a comprare regali migliori di quelli che si trovano in aeroporto.

Didier guarda le vicine che guardavano Marie che lo piantava lì con un’espressione del tipo: “eh, sono cose che succedono”

  • Si, sono cose che succedono, e più sempre che spesso, e da migliaia di anni, ed è proprio questo il lato grave, perché il finale spiacevole di una coppia non è limitato ad alcune persone in alcune situazioni ma è una regola generale, e la natura umana non c’entra perché una maggioranza delle persone negative nel privato sono positive sul lavoro, mentre c’entra e anche molto la scelta di spiegare le visioni con la vita dopo la morte.

Michel telefona a Marie, dicendole che gli dispiace molto per oggi, che “eravamo tutti sotto shock per gli attentati di Londra” e le detta gli indirizzi di due editori americani ai quali ha raccomandato il libro di lei.

  • Non so se Michel avrebbe fatto lo stesso con un autore di sesso maschile, ma so che ha una bella segretaria.

Marie spedisce subito il testo del suo libro ai due editori americani.

Billy: – Questa mi pare la stanza adatta per le sedute di gruppo.
George: – Non capisco. Sedute di gruppo?
B.: – Si, sedute di più persone alla volta, fino a 20 e più. Dipende da te e poi pacherebbero di meno in questo modo. Questa invece è la stanza per i consulti singoli. E qui accanto ci sarà il mio ufficio.
Billy dice che gli altri impegni li lascia, non tutti insieme ma quando prenderanno il via lascia tutto.

Poi George ci ripensa e parte per una vacanza a Londra, lasciando per Billy questa lettera: “Caro Billy, mi dispiace. Credo che non riuscirò mai a trovare le parole per convincerti che il mio non è un dono, ma una condanna. So che secondo te quello che ho dovrebbe servire ad aiutare gli altri, ma in questo momento la persona che ha più bisogno di aiuto sono io. […] Non stare ad aspettarmi. Abbraccia [bacia nei sottotitoli] Jenny e le bambine.

  • È triste ma comprensibile: anche George vorrebbe avere una moglie e delle bambine da abbracciare e baciare, ma su questa terra per stare con una donna deve rinunciare a quello che su una terra positiva sarebbe un dono, ovvero il vedere le intenzioni che stanno oltre alle intenzioni coscienti, perché se vede le intenzioni di lei e le sue, lo stare insieme diventa inaccettabile.

Padre adottivo: – Sapete anche voi quale è il tasso di recupero in casi del genere.
Assistenti sociali: – Si. Molto basso.
La madre dice che ce la fa ancora ad andare avanti, ma non per tanto e che non hanno più idee.
Il padre propone di portarlo a conoscere Ricky, il precedente ragazzo che è stato da loro, con la speranza che i due ragazzi si parlino tra loro.

|<= 11 – George trova Marie ed è trovato da Markus


Mentre Marie si veste per andare a Londra, riascolta la registrazione della telefonata dell’editore americano al quale il suo libro era piaciuto molto, che la invitava ad andare alla fiera del libro di Londra per fare una lettura che sarebbe un’ottima opportunità per promuoverlo. È una storia incredibile.
Marie: – Grazie.

Durante la visita guidata alla casa di Dikens a Londra, lo scrittore che ama di più e che ascolta negli audiolibri, George sa le risposte alle domande della guida sullo scrittore ma nasconde agli altri di saperle come se il sapere troppo fosse di ostacolo ad una relazione con loro.
Alla fine della visita legge su un manifesto che Jacobi, il lettore di Dikens degli audiolibri che ascolta, fa delle letture alla fiera del libro (dove è diretta anche Marie).

Anche Markus va alla fiera del libro perché Ricky è in servizio proprio lì.
Madre adottiva: – Aveva più o meno la tua età quando è venuto da noi ed era timido come te. E ora è un uomo adulto, con un lavoro e una casa sua.
Più avanti vediamo che Markus non risponde al “ciao bello!” di Ricky e ottiene il permesso di fare un giro da solo

  • Il Markus che disprezza Ricky oltre che i genitori non rivolgendo mai loro la parola è definito timido ma la timidezza non esiste nel mio modello del cervello, mentre esiste l’orientamento alla sofferenza del sistema emozionale all’interno di una relazione negativa, ed è una libera scelta coi suoi vantaggi e svantaggi, ma il concetto di relazione negativa è meglio lasciarlo sepolto nell’inconscio su una terra fondata sulla relazione negativa tra donne e uomini, fino a che non si ha almeno il progetto sulla carta di una terra di segno diverso.
  • Benvenuti alla fiera delle parti del cervello memorizzate all’esterno, perché a questo servono i libri.

George ascolta Jacobi che legge Dikens con evidente piacere, circondato da donne di varia età e colore della pelle

  • Un libro va letto per capire come erano collegati su quell’argomento i neuroni del cervello dell’autore e dunque Jacobi fa su Dikens quello che George fa sui cervelli di quelli a cui fa sedute, ma con la non piccola differenza che George deve leggere il non verbale trasmesso da chi ha di fronte.

Acquistato il CD da Jacobi, George si imbatte per caso nella lettura di Marie: – Sentivo una connessione con un altro mondo, un luogo di totale pace e tranquillità. Se quello che vedevo era un vero scorcio dell’aldilà o solo una convulsa fantasia [dovuta alla commozione cerebrale] probabilmente non lo saprò mai. Arrivo alla fine di questo viaggio con le stesse domande di quando sono partita.

  • Notare l’abisso che separa il non-verbale di Marie, che non ha solo fatto sesso con la credenza di una vita dopo la morte ma le ha dato anche un figlio perché un libro assolve alla stessa funzione di un figlio permettendo di continuare a vivere anche dopo che si è morti, dal suo verbale, “non saprò mai se quello che vedevo era un vero scorcio dell’aldilà” inteso come vita dopo la morte.

Marie (dopo aver notato George): – Di certo non avrei mai immaginato di trovarmi di fronte a quel genere di pregiudizi e di chiusura mentale. È evidente che c’è ancora molto da fare prima che si possa trattare della morte e di ciò che segue in una maniera anche minimamente ragionevole.
Finita le lettura, lei va a firmare le copie acquistate.

  • Quello che oggi non è nemmeno minimamente ragionevole è quello che fa Tracy in Thirteen, i genitori di Tanguy nel film omonimo e la stessa Marie con Didier, ma certo lei non sta aiutando a capire l’amore cercando le spiegazioni delle sue visione nei libri di religione invece che in quelli di neuroscienze e non è una svista, come non è una svista lo sforzo di George di dimenticare il più possibile quello che ha visto nei cervelli delle persone negative durante i suoi contatti.

Quando Marie restituisce a George la copia del libro appena firmata, le loro dita si toccano e George vede questa scena e rivive le emozioni provate da Marie in quell’occasione.

  • Questa volta la morte non c’entra di sicuro, però, a meno che non vogliate immaginare Marie contemporaneamente viva e morta, ma ne lei né George sembrano anche minimamente interessati ad ammettere a se stessi che è una comunicazione tra due persone vive non mediata dalla parola.

Dopo il contatto Marie appare confusa e guarda George come se avesse capito di essere stata capita, prima di cessare di guardarlo con un sorriso, e torna a guardarlo quando Markus dice a lui: – Un momento, io ti conosco. Tu sei il sensitivo.
Lui nega ma il ragazzo insiste a dire che è lui, George Lonegan

George scappa ma Markus lo segue continuando a dirgli che è il sensitivo.
George (affrontandolo faccia a faccia): – Cosa vuoi? Perché se vuoi una seduta ho una notizia per te. Non ne faccio più. Lasciamo in pace.
Il ragazzo però non desiste e lo segue fin sotto l’albergo, dopo che George è tornato dove prima Marie firmava autografi scoprendo che lei è già andata via.

|<= 12 – George (a Markus): – Lui è te e tu sei lui.


George vede Markus davanti al suo hotel, poi fa cena e dopo è notte fonda ma Markus è ancora li, per cui decide di farlo salire per fargli la seduta che vuole con tanta determinazione.

George (appena entrati): – Un paio di regole per cominciare.
Markus: – Mi dispiace per quella donna.
G.: – Quale donna?
M.: – Quella che era alla fiera. Ho capito che ti piaceva.
G.: – Non è vero.
M.: – Si invece. Scusa se ti ho distratto.
G.: – Non ho proprio idea di cosa parli. Vieni, siediti.

  • Se George non sa di cosa parla Markus, allora qui il ragazzo sta facendo quello che George fa coi suoi clienti, leggendo il suo non verbale e rendendo cosciente per George qualcosa che lui ha dentro senza sapere di avere.  Non fa nulla di terribile, però, se George non ha nulla di cui vergognarsi qualora affiorasse alla coscienza.
  • In realtà una cosa di cui avrebbe motivo di vergognarsi George ce l’ha ed è quella di aver spiegato le sue visioni con la vita dopo la morte, ma se chiederà relazione a Marie quel difetto diventerà un pregio visto che anche lei preferisce la spiegazione di una religione negativa alla spiegazione del fenomeno in termini cerebrali.
  • Qui vediamo Markus attivo nella relazione con qualcuno per la prima volta e visto che attivo lo diventa prima della seduta di George non è vero che aveva il bisogno che sembrava avere di parlare col fratello morto per potersi sbloccare, cominciando a camminare nella sua vita con le sue gambe.

George (dopo la visione): – Una persona a te vicina ci ha lasciati?
M.: – Si.
G.: – Un maschio (M. annuisce). Era giovane quando è morto?
M.: – Si.
G.: – Si tratta di tuo fratello (M. annuisce). Fratello maggiore? Ma non di molto, dice di pochi minuti (M. annuisce). Mi dispiace piccolo. Mi devo concentrare, il ragazzo ha una gran parlantina, parla veloce e ha una risata stranissima.
Markus sorride.

  • Notare che George fa spesso domande e che le risposte ad esse non sono tanto i “si” che tutti sentiamo ma il non verbale che si accompagna ad essi, che per noi è incomprensibile coscientemente e forse anche per George, ma che lui è in grado di usare per farsi portare da esso a pensare qualcosa di conforme a quanto contenuto nelle parti non coscienti del cervello altrui e in particolare nel suo cervello dietro. Talmente conforme ad esso da poter dire che Jason era maggiore di Markus solo di pochi minuti.

George: – Ok, dice che ha tantissime cosa da raccontarti. Tu non puoi immaginare com’è lì. Che puoi essere allo stesso tempo tutte le cose. C’è assenza di gravità, dice che è fico. Ora sta ridendo

  • Invece cosa c’è li, nel cervello dietro, lo possiamo immaginare benissimo, perché lì non possono esserci singole fotografie di singole situazioni incontrate ma ci deve essere quanto basta per vedere un mondo in tre dimensioni abitato da personaggi che si muovono, parlano e ridono, un mondo realistico che è il mondo reale per il cervello davanti, l’unico mondo che lui conosce direttamente perché non ricevendo nulla dal mondo esterno questo “esterno” per lui (cervello davanti) è una speculazione, un’ipotesi, e per noi pure perché noi siamo coscienti di ciò che è cosciente al cervello davanti.

George: – Dice che tu lo hai sempre ammirato molto, che ti affidavi a lui per ogni decisione e che questo forse ti serviva come scusa. È vero?
Markus fa cenno di si.
G.: – Ok, lui dice che non puoi più farlo ora. Adesso tu sei da solo. Ora sta parlando di un cappello, di un berretto. Dice di toglierlo, si subito. Dice di non indossarlo più, perché era suo. Ed è per questo che te l’ha fatto cadere a terra quel giorno. Nella metro? Sai di cosa sta parlando? Dice “e per fortuna che l’ho fatto”. E questa è l’ultima volta che lui si occuperà di te.

George: – Mi dispiace, lo sto perdendo adesso. Se ne sta andando, dice che se ne vuole andare.
Markus: – No Jase, non andare. Non puoi. Non mi lasciare. Io non voglio stare senza di te. Ti prego Jase non te ne andare. Mi manchi.

  • I ricordi di Jason nel cervello di Markus resteranno lì, ma sono essi stessi che dicono a Markus di non cercarli più perché non sono più aggiornati dal Jason reale e perché non corrispondono più all’attuale situazione esterna. Che sono anche i motivi per cui non si fanno vedere al punto che c’è voluto un George per contattarli, ostinatamente cercati da un Markus che guarda al passato per non guardare al presente.
  • Il Markus che vuol trattenere Jase, quello che ha passato questi mesi chiamando Jase dentro di se e andando da un sensitivo all’altro perché lui non gli rispondeva, è quello che non ha detto una sola parola ai nuovi genitori, quello che si rifiuta di vivere le nuove situazioni non perché non potrebbe farlo ma perché non vuole farlo.

George: – Ok, lui è tornato, è qui. Lui dice che se tu hai paura di essere rimasto solo sta tranquillo, non sei solo perché lui è te e tu sei lui. Un’unica cellula, un’unica persona. Sempre.
 Markus continua a supplicare Jase di non andare e compare una lacrima, ma George gli dice che se ne è andato di nuovo.
Markus: – Dove è andato?
G.:- Mi dispiace ragazzo, ma non lo so.
M.: – Ma tu hai fatto tante sedute.
G.: – E ancora non lo so.
Dopo George lo accompagna a casa col taxi.

  • Non era solo Jason ad avere un cervello davanti che agisce ma anche Markus, e se ieri Markus poteva usare poco il suo appoggiandosi spesso su quello del fratello adesso lo deve tirare fuori, dopo di che un’unica persona sarà sia Markus che Jason, se chiamiamo Markus il cervello dietro e Jason quello davanti di entrambi i ragazzi, perché ogni persona ha due cervelli, senza perdere la sua unità però perché nessuno di questi due cervelli potrebbe funzionare senza l’altro.

George: – Pronto?
Markus (al telefono). – My Fair.
G.: – Cosa?
M.: – L’hotel dove alloggia, la donna che ti piace.
G.: – Di cosa stai parlando?
M.: – Ho chiamato il suo editore. Ho detto che l’ho sentita parlare e che vorrei lasciarle una lettera per dirle quanto è stato interessante. Comunque è questo il nome. My Fair.
G.: – Ok, molto interessante, ma cosa ha a che vedere con me?
Markus riattacca.
G. (a se stesso): – Ma senti questo.

George va al My Fair continuando a negare il suo interesse visto che si dice “devo essere pazzo” e poiché lei non c’è le lascia una lettera, esattamente come aveva previsto che facesse Markus per cui è ragionevole pensare che sia una “lettera per dirle quanto è stato interessante”

Rientrando, Marie trova una lettera sul pavimento interno davanti alla porta, composta da molti fogli. Leggendola appare emozionata e sempre più contenta man mano che procede.

|<= 13 – George non ha visioni toccando Marie e si mettono insieme


In un edificio importante [nel quale presumo ci sia un centro di recupero per ex-tossici] Markus riabbraccia sua madre.
Lei lo riempie di baci continuando a dire “quanto mi sei mancato” e lui sorride contento, mentre si abbracciano con forza.

Marie va all’appuntamento che evidentemente le ha dato George e quando lui la vede subito si alza dalla sedia dove era seduto, ma a mezza strada ci ripensa e si rimette a sedere.

Mentre la guarda lo vediamo immaginare un bacio con lei. La mano di lui si posa sulla quella di lei, entrambe hanno le dita aperte e quelle di lui entrano tra quelle di lei, dopo di che lei chiude la mano trattenendo nella sua la mano di lui.

  • George e Marie faranno l’amore e si metteranno insieme, perché questo ci dicono le loro dita che prima si compenetrano e che poi restano saldamente unite le une alle altre. Se George ha previsto correttamente il futuro.

George (rassicurato dall’assenza di visioni quando ha immaginato di toccare la mano di Marie con la sua, alzandosi in piedi e guardando lei): – Marie?
Lei gli sorride e si avvia verso di lui, che a sua volta va verso di lei.
A mezza strada si incontrano e si danno la mano, senza visioni.
Si dicono soltanto “ciao”, ma un “ciao” molto dolce ed entrambi sembrano felici di essersi trovati, come se fossero uno per l’altro la persona che stavano cercando.

Fanno due passi insieme e poi si siedono al tavolo di un bar sotto la galleria.

    • Tutti quelli che hanno visto George e Marie agire ora sanno molto su come andrà la loro relazione, se è vero che tutti sono in grado di leggere il loro non verbale, ma non sono coscienti di quello che sanno per cui potranno pensare quello che preferiscono pensare, per esempio che tra loro andrà bene.
    • Tu preferisci pensare che tra loro andrà bene restando su Terra1 o venire su Terra2?
    • Io la mia scelta l’ho fatta ed è stata favorevole a Terra2. Ogni giorno sei virgola qualcosa miliardi di persone (cioè tutte quelle che abitano sulla terra) “scelgono” Terra1, ma non è una scelta se non sanno dell’esistenza di Terra2 e come ci si va. Se tu vuoi scegliere, prima leggi i materili di questo sito fino a che non capisci cosa è Terra2.

|<= FINE DEL FILM e INIZIO APPROFONDIMENTI

George è il personaggio di un film ma Pasqualina no

|<= Pasqualina Pezzola, la veggente delle Marche morta nel 2006 a 97 anni di età


Documentario, Giorgio Cingolani, Italia 2009, 35′

Intervistatore (inviato dal centro studi metapsichici di Camerino): – Lei ricorda quando sono iniziati questi fenomeni?
Pasqualina: – In età anziana, 26-27 anni.

I:: – Come sono iniziati, signora?


      • Il George di Hereafter è il personaggio di un film ma Pasqualina no, è una donna reale che abitava in un piccolo paese delle Marche e dalla quale sono stato anch’io negli anni ’60 del secolo scorso, quando lei aveva all’incirca l’età che ha in questo documentario video.

Pasqualina: – Io mi sentivo sempre male, non è che stavo bene. Mentre [dopo che] io sono stata così, sono tornata con una salute normale. […] Tante volte mio marito andava fuori, no e quando lui tardava mamma e la mia suocera dicevano “e sto figlio non torna! Cosa è successo?”. Io invece pensavo a lui, tornavo in coso e vedevo in lui quello che era successo o non era successo.


      • Approfitto di Pasqualina che qui dice “vedevo in lui” per dire che nei commenti seguenti voglio capire fin dove si arriva a spiegare quel che sapeva fare Pasqualina attribuendo a lei la stessa capacità che ho attribuito a George, ovvero di saper leggere nel cervello altrui usando il canale non verbale, cosa che forse sappiamo fare tutti ma che sicuramente ben poche persone al mondo sanno mettere in parole.
      • Userò anche questi commenti la distinzione tra il cervello dietro, centrato sulla corteccia dietro al solco centrale dove arrivano i segnali dai sensi, e il cervello davanti, centrato sullo corteccia davanti al solco centrale dove partono i segnali diretti ai muscoli, supponendo che il passato di una persona sia memorizzato nel suo cervello dietro e il futuro, nel senso di quello che intende fare, memorizzato nel cervello davanti.

Sottotitolo dell’articolo mostrato qui sopra: <<Pasqualina Pezzolla non compie miracoli né guarisce mali incurabili ma, per quanto priva di nozioni di medicina sa emettere diagnosi di straordinaria precisione. In stato di «trance» riesce a descrivere ciò che avviene in luoghi remoti senza muoversi dalla sua poltrona. «Quella ragazza non è illibata» disse di una sconosciuta lontana 300 Km.>>


George legge nel "cervello dietro" dell'altro mentre tiene le sue mani

|<= L’importanza del contatto fisico per conoscere un’altra persona

Minuto 9:33 del film.
George: – Signor?
Uomo: – Andreu. Chirstos.
G.: – Christos, ok.
George non ha mai visto prima quest’uomo di nome Chirstos e non sa nulla di lui.


George (dopo essersi seduto di fronte a Christos che lo guarda mentre parla e fa cenni di assenso col capo e col corpo): – Le terrò le mani fino a che non avrò stabilito un contatto e poi, ai fini della seduta si limiti a rispondere si o no. Mi dia le mani.

Mentre George parla davanti a Christos, quest’ultimo parla coi movimenti del suo corpo trasmettendo molte informazioni su di lui a George, ma quest’ultimo ha bisogno di toccare Christos per individuare tra tutte le cose che si stanno muovendo nel suo cervello quelle che sono prodotte dall’uomo che ha davanti.


Christos tende le sue mani aperte e George poggia le sue su mani su quelle del greco.

George stringe le mani dell’altro mentre tiene gli occhi chiusi e le tiene strette con le sue per 10 secondi. Quando le lascia siamo al minuto 10.03 del film, per cui si sono “parlati” col non verbale per un totale di 30 secondi, 10 dei quali passati con le mani a stretto contatto.

Mentre tiene le mani del greco, George ha questa visione.

La donna della visione si muove e ora lo sta guardando, per cui quella che vede George è una persona viva (la visione è dunque un video e non una fotografia.

George (tenendo quasi sempre gli occhi chiusi e comunque senza mai guardare l’altro): – Una donna a lei vicina è morta?
Christos: – Si.
G.: – Di mezza età, sulla 50-ina?
C.: – Si.
G.: – Era sua moglie?
C.: – Si.
Ora George non guarda Christos ne lo tocca, per cui cerca dentro di se cosa ha ricevuto nei precedenti 30 secondi. Ha ricevuto abbastanza per sapere che Christos era sposato, che età aveva la moglie, che faccia aveva e come portava i capelli.
Quei 30 secondi sono stati come avere incontrato di persona la moglie, per cui è lecito chiedersi se lei sia sempre viva e se lo è, dove stava nel momento in cui George teneva tra le sue le mani di Christos.
Nel mio modello del cervello, per il cervello che agisce sul mondo (il cervello davanti al solco centrale) il mondo esterno non è quello che sta fuori ma quanto registrato nel cervello dietro di ciò che sta fuori.
Questo mondo registrato è vivo quanto quello esterno e chiudendo gli occhi Christos potrebbe vedere oggi la moglie che fa qualcosa che le ha visto fare ieri.
Ne concludiamo che quei 10 secondi di contatto hanno permesso a George di sintonizzarsi sul cervello dietro di Christos e ora di vedere sua moglie muoversi e parlare come potrebbe vederla e sentirla Christos attingendo ai suoi ricordi.

George (sempre ad occhi chiusi e nella stessa posizione): – Percepisco che siete stati insieme molto tempo.
C.: – Si.
G.: – Ma non sempre è stato facile.
C.: – No.
G.: – Ora percepisco che era malata.
Christos: – Si.
G.: – È stata malata per molto tempo. Aveva difficoltà a muoversi?
C.: – Si.
G.: – Era bloccata a letto?
C.: – Si. Aveva la sclerosi multipla.
G.: – Mi dispiace. Vuole chiederle scusa per aver rovinato il matrimonio.
C.: – Questo non è vero.
G.: – Si dispiace perché lei ha dovuto assisterla fin da quando era giovane. Desidera che si trovi subito qualcuno, prima che sia troppo tardi, perché lei non sta ringiovanendo. Ne dimagrendo.
C.: – No.
Evidentemente George sta passeggiando dentro al cervello dietro di Christos in compagnia della moglie, perché vede che è malata, che vuole scusarsi, che si dispiace, che desidera dire qualcosa al marito. La vede e ci parla anche, perché solo guardandola George non avrebbe potuto sapere tanti dettagli su cosa desidera, che si trovi qualcuna, subito perché non sta ringiovanendo ne dimagrendo.
Che le parole permettessero a due cervelli di scambiarsi i loro contenuti lo sappiamo tutti, ma qui vediamo che tenersi per mano ha fatto molto di più che dirsi qualcosa, perché ha messo in collegamento due cervelli copiando in 10 secondi di contatto tanti contenuti della moglie da poterci parlare anche a contatto finito, sapendo dire che emozioni prova quella donna e cosa desidera.

George (ora guardando Christos dopo aver smesso di guardare la moglie trasferita dal cervello di Christos al proprio).: – Ha un bel senso dell’umorismo!
C.: – Si.
G.: – È simpatica.
Smettendo di parlare con la moglie quando parla con Christos, George si comporta come se avesse davanti entrambi, solo che la moglie ce l’ha dentro perché quando ci parla chiude gli occhi. Questa moglie è venuta dentro George copiando una parte del cervello dietro di Christos in quello di George e la cosa sorprendente è che è bastato tenerlo per mano 10 secondi per copiare così tanti contenuti da poter parlare con la donna allo stesso livello con cui potrebbe parlarci Christos, se fosse in grado di connettersi con l’area giusta del suo cervello dietro. Dopo la morte della moglie, Christos ha difficoltà a connettersi coi contenuti del suo cervello dietro che la riguardano, perché se era viva li attivava lei mentre oggi li deve attivare il cervello davanti di Christos, che deve avere difficoltà a farlo se è venuto a farsi dire da George cosa dice oggi sua moglie.

George (tornando a chiudere gli occhi per ascoltare quello che gli dice la donna).: – Ok ora mi sta dicendo di fare attenzione. C’è una cosa importante che deve dirle. Sta cercando di segnalare una località. Virginia? Le dice qualcosa questo?
C.: – No.
G.: – È dove vi siete sposati?
C.: – No.
G.: – È dove è morta?
C.: – No.
G.: – Però è molto specifica sulla Virginia.
G.: – Forse mi sbaglio, a volte capita. Sa, è una cosa che non faccio più, sarò arrugginito. La seduta termina qui e Christos va via

Billy: – Cos’era la storia della Virginia?
Christos: – Virginia Menendez era l’infermiera di mia moglie. L’ha assistita per 15 anni. Per 10 di quegli anni io l’ho amata. Non l’ho mai detto a nessuno per i sensi di colpa e men che mai l’ho detto a Virginia.
Qui vediamo che il trasferimento dati dal cervello di Christos a quello di George è così dettagliata da permettere a George di sapere dalle parole della donna il nome della donna a cui sta pensando sia la moglie che il marito, cioè Virginia, l’infermiera di cui era innamorato Christos.
Ora pensiamo a quante volte Christos avrà tenuto nelle sue le mani della moglie in quei 10 anni e ditemi se la moglie non sapeva perfettamente, leggendolo nel cervello del marito, che lui amava anche Virginia, oltre che lei
Lo sapeva inconsciamente, però, perché la facoltà che George ha e gli altri no e di poter rendere cosciente ciò che ha letto nel cervello di Christos.

Christos (sta andando via): – Io non so come ringraziarvi.
Billy (abbracciando George): – Grazie fratellino.
C.: – È incredibile. Tuo fratello è veramente, veramente. È bravo sul serio.
B.: – Lo so.
C.: – No, no, no. Lui è uno serio.
Qui diventa chiaro che Christos o non è in grado di accedere ai contenuti del suo cervello dietro quanto George o non è in grado quanto George di rendere cosciente quello che la donna vorrebbe dirgli oggi. La seconda possibilità è più plausibile e comprende anche la prima, perché se anche accede a quei contenuti ma non sa renderli coscienti è per qualche verso come se non fosse riuscito ad accederci.
È chiaro che Christos puoi intuire che oggi la moglie è contenta se lui si mette con Virginia, ma sentirselo dire da lei è diverso e questo spiega la contentezza con cui via.
Le persone normali non sono come George e non sanno rendere cosciente cosa leggono nei cervelli altrui toccandoli, ma usano tranquillamente quel che sanno solo inconsciamente per fare le loro scelte.

Christos: – Devo dirti che ero scettico prima di venire qui. Tutta sta merda paranormale mi sembrava solo un mucchio di stronzate, ma lui mi ha parlato di cose che non ho mai detto a nessuno. Potrebbe farsi dei bei soldi.
Il punto è che non si dicono le cose solo a parole, ma anche col non verbale, e quelle cose Christos le ha “dette” di sicuro ad ogni persona che ha toccato e probabilmente una parte di esse anche a quelli che lo hanno solo incontrato.
Se le persone con le quali siamo in intimità sanno così tanto di noi, mi dite cosa sono i malintesi se non bugie, visto che si sa cosa ha in testa l’altra persona tanto quanto lo sa lui.
La merda e le stronzate di cui parla Christos è tutta cattiva traduzione di informazioni ricevute correttamente, e ce ne è davvero tanta di traduzione che stravolge i contenuti originali in una coppia che si propone la sofferenza altrui a fatti e poi a parole si dicono “io ti amo”

Billy: – Se li faceva. Per un po’ ha avuto un sito, articoli sui giornali. Hanno anche scritto un libro su di lui.
C.: – Ah si? E che è successo?
B.: – Non ha retto. Ha mollato tutto quanto. Un giorno mi ha detto: “Una vita che riguarda solo la morte non è vita”. Adesso lavora in fabbrica e guadagna 2000 dollari al mese. Ma è contento, pare. Psii. Vallo a capire. Non voleva mica rifarlo. Ho dovuto convincerlo a fare un’eccezione per te. Vallo a capire. Christos (stringendogli la mano).: – Molte grazie, davvero. È stata una cosa… Ti sono grato
Io invece George lo capisco, perché un conto è sapere solo inconsciamente che la moglie che ti abbraccia desidera la tua sofferenza e un conto è esserne cosciente, non potendosi più illudere sul fatto che voglia il tuo star bene.
Sulla terra dove l’amore è negativo si può vivere solo non rendendo cosciente cosa è l’amore negativo. Renderlo cosciente porta su Terra2, dove l’amore è positivo e dove essere coscienti di cosa si è letto nel cervello delle persone che si abbraccia è un piacere, perché loro desiderano il tuo star bene e il proprio davvero e non per finta.

Documentario, Giorgio Cingolani, Italia 2009, 35′
George è solo il personaggio di un film, ma Pasqualina Pezzola era una donna reale che anch’io ho avuto occasione d’incontrare.

Pasqualina: – Io mi sentivo sempre male, non è che stavo bene. Mentre [dopo che] io sono stata così, sono tornata con una salute normale. […] Tante volte mio marito andava fuori, no e quando lui tardava mamma e la mia suocera dicevano “e sto figlio non torna! Cosa è successo?”. Io invece pensavo a lui, tornavo in coso e vedevo in lui quello che era successo o non era successo.
Pasqualina qui dice “vedevo in lui” e lei sta parlando di qualcosa che conosceva bene e faceva dalla mattina alla sera, perchè la stanza dove aspettavano le persone in attesa di essere ricevute da lei era sempre piena.

Pasqualina era in grado di dire ad una persona che aveva davanti che in una ben precisa zona del suo corpo c’era qualcosa che non stava funzionando normalmente. Cosa che le successive analisi mediche regolarmente confermava. Come faceva a vedere tale malfunzionamento Pasqualina?
L’ipotesi che sto illustrando qui dà una risposta semplice e convincente a questa domanda, perché se qualcosa non va da qualche parte del corpo allora da qualche parte del cervello deve essere registrata l’attività anomala. Se Pasqualina poteva leggere nel cervello altrui, poteva anche leggere questa anomalia registrata nel cervello. E visto che aree ben precise della corteccia dietro ricevono da parti ben precise del corpo, poteva risalire a quale punto del corpo conteneva un malfunzionamento. Dare un nome a tale funzionamento era compito del medico, ma lei trovava dove stava nel corpo altrui una zona dal funzionamento diverso da quello che avrebbe avuto se la persona era in salute. Non aveva il potere dei raggi X negli occhi, ma nelle mani. Che erano mani del tutto normali, per cui è lecito pensare che ogni mano possa ottenere le informazioni che otteneva lei. Con la differenza che ben poche persone al mondo sanno dire in modo affidabile cosa hanno “visto” nel cervello altrui mentre era in atto con contatto da corpo a corpo.

Qui Melanie offre le sue mani a George

In questo momento è il tempo 1:01:09 del film

George prende le mani di lei e le stringe, poi chiude gli occhi

Sono passati 3 secondi quando George vede Melanie bambina tenuta per mano da suo padre e il volto della madre.
Tre secondi bastano a George per importare nel proprio cervello abbastanza informazioni da poter conoscere il volto della madre di Melanie, mai vista prima, da poter dire che età aveva la bambina e cosa stava facendo in quel momento il padre.

Quando George lascia le mani di Melanie è il tempo 1:01:19, per cui il contatto tra le mani è durato 10 secondi.
George: – Allora, c’è una donna, è magra, alta, capelli castani. Sai di chi sto parlando?
Melanie: – Si.
G.: – Questa donna è tua madre?
M.: – Si

George (tornando a non guardare Melanie dopo averla guardata per un attimo quando le chiedeva se era sua madre).: – E ora qui nel petto sento un dolore.
Melanie: – Si, è così che se ne è andata. Ha avuto un infarto.
G.: – Mi dispiace. Ok, pronta per la cena?
La parte del cervello dietro di Melanie importata da George copre un periodo temporale tanto lungo da arrivare da questo momento in cui la madre sta bene al momento in cui lei accusa un dolore al petto dovuto ad un infarto.
Capite ora perché si ammettono così poche persone ad una distanza tale da poterci toccare, leggendoci dentro cose che non vorremmo raccontare ad estranei?
Capite perché ci si pensa non due ma decine di volte prima di spogliarsi per abbracciarsi con un’altra persona pelle su pelle, e non per 10 secondi ma per almeno 10 minuti, offrendo in tal modo all’altro un accesso enorme a tutta la vita vissuta fino a qual momento, con tanto di dettagli sul volto di tutte le persone incontrate e su cosa hanno fatto insieme a noi?

Melanie: – Non c’è qualcos’altro? Io lo intuisco. Ti prego, c’è dell’altro io me lo sento. Che c’è, pensi che io possa non reggere?
Se George può leggere nel cervello di Melanie, anche lei può leggere nel cervello di lui, e la differenza è solo che lei non saprebbe dire cosa ha letto.
Comunque la mancata presa di coscienza di quello che ha letto in George non le impedisce di usarlo quando dovrà fare scelte tipo “frequentarlo di più o di meno?”, “candidarlo ad essere l’uomo con cui potrebbe fare un figlio o non volerlo incontrare mai più?”
Quel “io intuisco che c’è dell’altro” e il successivo “io me lo sento” sono tutto quello che Melanie sa rendere cosciente di quanto letto dentro a George, ed è poco ma abbastanza per insistere a chiedergli di raccontargli anche il resto.

George torna a guardare dentro di se le cose che riguardano Melanie chiudendo gli occhi.
George: – D’accordo. Quando mi hai toccato, prima, c’era un uomo. Capelli scuri.
Melanie: – Mio, padre.
G.: – Morto non molto tempo fa?
M.: – L’anno scorso.
G.: – E, quello che continuava a dire, o che io continuavo a sentire, era…
M. (molto interessata): – Che cosa?
G.: – Che gli dispiaceva tanto.
M.: – Di cosa?
G.: – Di quello che ti ha fatto, molto tempo fa. E sperava tanto che un giorno tu potessi perdonarlo.
George qui sta parlando col padre di Melanie, che è vivo nel cervello dietro di lei (che, lo ricordo, contiene ciò che per il cervello davanti è il mondo esterno)

Melanie fa questa faccia, appare in preda a un forte emozione e lentamente si mette a piangere.
George: – Scusa. Mi dispiace.
M.: – No, sono io che ti chiedo scusa… per avere insistito tanto. Forse non dovevamo. Inoltrarci. Io non so che cosa dire. Tranne che se io, se io me ne vado adesso e, insieme, cancelliamo, questa cosa, come se non fosse mai successa. Sarà tutto ok. Sono sicura.
George: – D’accordo.
M. (pronta ad andare): – Abbiamo la competizione da vincere, giusto?
G.: – Giusto. M.: – Avrei dovuto darti retta, sulla troppa conoscenza e quelle cose lì.

George (dopo che lei lo ha baciato sulla guancia): – Ci vediamo al corso.
Melanie: – Si, certamente.
Lei invece non tornerà più al corso, lui non la cercherà mai e la domanda è: – Perché?
Perché George sa, come tutti su questa terra, che una moglie passa tutta la vita coniugale a dare al marito colpe che non ha, essendo questo quello che si fa in una relazione negativa. Per decidersi a mettersi insieme ad una donna e a sposarla, un uomo deve sperare che a lui questa sorte non toccherà, o che almeno lo toccherà in misura contenuta. È questo che ora George non può sperare più da una Melanie che ha subito dei torti dal padre, in un mondo dove le donne pensano male degli uomini anche se fossero sempre state trattate in modo meraviglioso da tutti gli uomini incontrati.
Ogni uomo che abbraccerà Melanie pelle su pelle saprò quello che ha saputo George, ma non sa di saperlo e sarà più facile per lei dargli le colpe del padre e per lui di prendersi questa colpe pensando che se le è meritate.
Questo darsi le colpe non è affatto inevitabile e su Terra2 Melanie non lo farebbe, semplicemente perché gli altri sanno riconoscere le relazioni negative per cui non c’è alcuna convenienza ad essere negativi. Su Terra2 Melanie starebbe cercando di pensar bene degli uomini e George la potrebbe aiutare di più sapendo i torti che ha subìto, ma i nostri protagonisti Terra2 non la conoscono e si eviteranno in futuro.

Melanie si ferma a piangere nelle scale.
George la vede andar via dopo qualche minuto, non meravigliandosi del ritardo, come se sapesse che si sarebbe fermata a sfogarsi.
Melanie si ferma a piangere perché un passato doloroso ha smesso di essere un passato diventando un presente, nel momento in cui una persona di oggi ha avuto accesso a quel passato essendone cosciente, per cui potrà riattivarlo volontariamente ogni volta che vorrà ripensarci.

Nel momento in cui Marie porge il libro autografato a George, la mano di lei e quella di lui si toccano. Siamo al minuto 1:42:20 del film.

Dopo due secondi di contatto, George ha importato dal cervello di Marie abbastanza informazioni sull’incidente di lei da poterlo vedere come se fosse stato presente.

Marie guarda George come se fosse rimasta molto colpita da qualcosa e il volto di lei cambia completamente espressione.
Anche Marie ha letto qualcosa d’importante nel cervello di George, come vediamo dal modo in cui lo guarda e dall’espressione del viso che cambia, ma lei non saprebbe dire cosa ha letto, visto che non la vediamo tradurre in qualche immagine l’esito di quel contatto.

Dopo 7 secondi il contatto tra le due mani cessa, lentamente, come se le due mani si allontanassero malvolentieri una dall’altra. Marie appare fortemente emozionata e deve farsi ripetere quello che le hanno detto perché non lo ha sentito.

Prima di rivedersi, la sera del giorno dopo, c’è un altro trasferimento di informazioni dal cervello di Marie a quello di George, perché lui legge il libro scritto da lei e un libro descrive il contenuto del cervello del suo autore relativo all’argomento di cui si parla nel libro.

C’è un secondo trasferimento di informazioni, questa volta dal cervello di George a quello di Marie, anche quando lei legge il lungo messaggio che lui ha scritto per lei.

Dopo poche righe vediamo affiorare un bel sorriso sul volto di Marie, che ripeterà molte volte durante la lettura, perché evidentemente si sente compresa da George
Anche Melanie doveva essersi sentita compresa da George, visto che lei stessa dichiara fedele all’originale tutto quello che le dice George, ma la sua reazione era stata tutt’altra e ci chiediamo perché Marie è contenta di essere compresa e Melanie è tanto dispiaciuta da scomparire per sempre dalla vita di lui.

Al bar aspettando che si liberi un tavolo, Didier si complimenta con Marie e scommette che quando tornerà in redazione col best-seller sotto il braccio le aumenteranno lo stipendio.
Marie: – Più forte che mai.
Didier: – Esattamente. Hai capovolto la cattiva sorte. È questo che mi piace di te, non fai mai la vittima.
Marie: – Infatti. Mai la vittima, mai la fragile, mai un lamento.
Una donna che non fa mai la vittima non piace solo a Didier ma a tutti, perché non fare la vittima significa avere un approccio positivo agli altri e la relazione positiva è quella che crea piacere.

Melanie invece fa la vittima, cioè ha verso gli uomini un atteggiamento negativo, visto che dice “sono stata mollata, col vestito di nozze pagato e il viaggio di nozze prenotato” e che ammette che non l’ha superata per niente (questo abbandono e non solo questo, visto che non ha superato per nulla nemmeno le cose che le ha fatto suo padre, a distanza di 30 anni).

Marie va all’appuntamento che le ha dato George e lui la vede, ma resta seduto.

Mentre è ancora seduto, George immagina di baciare Marie.

Poi immagina di cercare con la sua mano quella di lei, …

… di entrare con le sue dita tra quelle di lei…

… e poi di stringere la mano di lei. Il tutto senza la comparsa di nessuna di quelle visioni che in precedenza avevano accompagnato i contatti tra le mani.
Cosa significa questa assenza di visioni?
Marie è positiva verso gli altri sul lavoro e prendiamo per buono che lo sia anche verso gli uomini nel privato, anche se non abbiamo visto alcun motivo per cui lei non sia negativa come tutte le altre donne in amore.
L’assenza di visioni potrebbe allora significare che nel cervello di Marie non ci sono aree in evidenza rispetto alle altre perché usate spesso in quanto problematiche, per cui la lettura del cervello di lei resta non cosciente, non essendoci problemi che si impongono all’attenzione.

Visto l’esito positivo del test fatto immaginando l’incontro, basato anche su quanto letto nel cervello di lei leggendo il suo libro ma basato suprattutto su quanto letto nei 7 secondi del contatto precedente, George si alza e va a incontrarla, stringendo a lungo la mano di lei senza che si manifesti alcuna visione, come previsto.
Questo è un fatto molto importante, perché ci dice che basta un piccolo contatto occasionale per sapere se una persona è problematica o meno, dopo di che se si va a cercare una relazione con una persona problematica non è perché non si sapeva la sua problematicità ma perché ci stava bene di avere problemi con lei (che è quanto succede di continuo in una relazione negativa).
Di fronte a una persona senza conti in sospeso con gli altri, anche George non prende coscienza di quello che riceve per via non verbale durante un contatto, e a maggior ragione non ne prendono coscienza le persone normali. Questo non vuol dire che non si legge nulla nei cervelli di persone senza problemi, ma che lo si legge e lo si usa senza prenderne coscienza.

Dopo la lunga stretta di mano senza visioni, si avviano insieme e si siedono al tavolo esterno di un bar.
George a Marie possono cominciare positivamente perché lei non ha problemi abbastanza evidenti da diventare coscienti per George al primo contatto fisico, a parte i problemi rimasti dopo l’incidente patito in Asia, che però si stanno esaurendo.
L’inizio positivo è necessario per creare una struttura cerebrale condivisa e quindi una coppia stabile nel tempo, ma non assicura affatto che la relazione sia positiva e i due si avviano a creare una coppia normale, positiva all’inizio e negativa dopo, perché abitano su Terra1.
Una persona generalmente positiva come George si mette insieme a una donna generalmente positiva come Marie (mentre già al primo contatto George si scopre incompatibile con una donna molto negativa come Melanie) e non è fortuna, casualità, perché si legge dentro ai cervelli altrui al primo contatto.
Avete presente il proverbio “Dio li fa e poi li accoppia”? Significa che le coppie non si formano a caso, vista la frequenza con cui si ritrovano insieme persone profondamente uguali per molti aspetti. Il “Dio” del cervello non sta in cielo ma coincide col cervello dietro, però, e costruisce tutto ciò che esiste nel senso che è a partire dai contenuti del cervello dietro che si formano le strutture che governano il funzionamento del cervello davanti (l’unico che vediamo agire e il Figlio della trinità cristiana, emanazione di un Dio-Padre invisibile che è il cervello dietro). In tale proverbio si mostra di sapere che le persone sanno leggere il cervello altrui e che tale lettura avviene di sicuro quando ci si abbraccia, specie se senza vestiti. Dopo di che se le due persone si sposano, vuol dire che ritenevano i contenuti del cervello dietro dell’altra persona fortemente compatibili coi propri.

Per concludere vediamo un contatto madre-figlio.
Qui la madre di Markus sta lasciando il figlio per andare a disintossicarsi.
Madre (tra le lacrime): – So che il fatto che io ti molli qui adesso deve sembrarti la cosa peggiore del mondo, ma ti prometto che non ti deluderò, ok, te lo prometto.
Alla fine la madre lo abbraccia stretto e gli bacia le mani.
Per quanto detto sui contatti, in questo momento Markus può leggere nel cervello dietro della madre e dunque sa perfettamente quali sono le intenzione di lei.

Visto che  fine del film c’è questa scena, in cui vediamo la madre che torna e che riprende con se Markus, quello che il figlio abbracciato prima di essere lasciato ha letto nel cervello di lei conteneva senz’altro tanti buoni motivi per pensare che la separazione sarebbe stata temporanea.
Se Markus per mesi non ha rivolto una sola parola ai genitori a cui era stato affidato, allora, non era perché si sentiva abbandonato, avendo avuto durante gli abbracci un pieno accesso al cervello della madre, dove senz’altro era scritto che non lo avrebbe abbandonato. La conclusione è che Markus fa l’abbandonato sapendo benissimo che non è abbandonato (ed era giusto per farglielo sapere che la madre lo ha abbracciato a lungo prima di separarsi da lui)

|<= Applicazioni pratiche


Dopo aver scritto il paragrafo sulla lettura del cervello altrui durante un contatto fisico, ho stretto a lungo la mano di mio figlio, sperando di sapere se la sua “vacanza dal fare esami all’università” fosse finita o meno. Dopo la stretta di mano, però, ne sapevo meno di prima sull’argomento che mi fa preoccupare. E’ dunque inutile aver capito che si può leggere il cervello altrui senza esserne coscienti?

No, non è inutile e cambia profondamente la prospettiva. La prima applicazione pratica è che i malintesi non esistono. Non perché io possa, nell’esempio sopra, leggere da solo cosa ha in testa mio figlio. Ma perché posso fargli le domande giuste, a partire dalle cose che so inconsciamente. Se non gliele faccio, o se lui le elude, quello non è un “non riuscire a capirsi” ma un “non volersi capire”. Se sia io a non volerlo capire o lui a non voler farsi capire è una domanda oziosa, perché se non si arriva a capirsi siamo dentro ad una relazione negativa, dove il capirsi non è voluto da entrambe le parti. In ogni caso, non è che non ci si capisce, ma non si vuol capirsi. Non ci sono malintesi involontari, ma malintesi voluti (anche se non coscientemente). Io ho tutte le informazioni di cui ho bisogno per decidere se usare la mano dura (non finanziare più i suoi studi senza studio) o quella morbida (dargli fiducia e aspettare che si rimetta a fare esami). Non sono coscienti, ma sono del tutto usabili per prendere la decisione migliore. Se sbaglio l’approccio, è perché lo voglio sbagliare.

Quante volte vi siete sentiti male pensando che non vi eravate spiegati bene voi o che non avevate ascoltato con sufficiente attenzione l’altra persona? Bene, ora potete scordarvi queste sofferenze e usare le vostre energie per qualcosa di più utile, costruttivo, piacevole. Perché i malintesi non esistono, su Terra2. Invece Terra1 è il regno dei malintesi, perché le infinite sofferenze delle relazioni negative vengono giustificate coi malintesi, non potendo pensare che il non capirsi sia voluto a livello inconscio per alimentare la guerra che caratterizza ogni relazione negativa.
Quante volte vi siete lambiccati il cervello per scoprire come potevate spiegarvi a qualcuno in modo che capisse le vostre intenzioni? Bene, ora sapete che se avete bisogno di lambiccarvi il cervello siete dentro ad una relazione in cui non si ha nessuna intenzione di capire o farsi capire. Quindi il tempo passato a cercare “come spiegarsi” è stato tutto tempo perso. Se vi diverte spiegarvi bene per qualche altro motivo (per esempio per chiarire a se stessi le cose), allora cercate pure la forma ottimale per farlo. Ma non pensate che serve per farvi capire, perché l’altra persona vi capisce benissimo senza che nemmeno apriate bocca. Non sa cosa ha capito, ma sa come comportarsi. E voi lo stesso. Se poi volete sbagliare comportamento, non è per un difetto della comunicazione.

Una seconda applicazione pratica è quella di rendersi conto che le decisioni non le prende la vostra parte razionale cosciente, quella che nella comunicazione non verbale non sa leggere proprio nulla, ma la vostra parte emozionale non cosciente, quella ben informata. E’ esattamente per questo che ogni giorno miliardi di persone che non sono per nulla coscienti dell’esistenza delle relazioni negative, pigliano le decisioni giuste davanti a persone negative. E se non pigliano le decisioni giuste, è perchè vogliono farsi del male o fare del male. In un mondo strapieno di relazioni negative (il 100% di quelle private e quasi un metà delle altre) non si potrebbe terminare una sola giornata senza aver fatto un’infinità di disastri, se a scegliere cosa fare fosse la parte cosciente, all’oscuro dell’esistenza delle relazioni negative tanto quanto è all’oscuro delle informazioni ricavate dalla comunicazione non verbale. Invece da 5 mila anni le persone fanno le scelte giuste (considerando tali anche quelle sbagliate volutamente) perché le scelte le fa la parte non cosciente, che sa tutto delle relazioni negative.

Poi c’è che molte cose oggi costrette a rimanere inconsce per non rendere cosciente le relazioni negative, diventerebbe tranquillamente coscienti se si abitasse su Terra2. E’ questa parte di comunicazione non verbale, ovvero la parte del non verbale che tutti potrebbero tranquillamente rendere cosciente se non dovessero coprire le relazioni negative, che possiamo e dobbiamo imparare a rendere cosciente. Se si vuole andare su Terra2, perché per restare su Terra1 è molto meglio impedire a queste informazioni di diventare coscienti (che è il problema di George nel film)


|<= ll non verbale leggibile coscientemente da chi è cosciente dell’esistenza delle R- 


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