2009 – vero come la finzione

VERO COME LA FINZIONE (Marc Forster, USA 2009) è un film che aiuta a capire la funzione dell’interprete razionale (=> dia “Gli esperimenti di Gazzaniga sui cervelli divisi” e dia “Il sistema razionale e l’esperimento di Libet“): raccontare l’attività delle varie “strutture” presenti dentro ad una persona, ognuna delle quali costituisce una “personalità” che il soggetto assume all’interno di uno dei gruppi di cui fa parte. L’interprete razionale di Harold è interpretato nel film da Karen Eiffel, una scrittrice che crea e descrive un personaggio di nome Harold Crick. Le infinite storie create dai sistemi razionali delle persone possono essere di soli due tipi: tragedie (l’eroe muore) o commedie (l’eroe si accasa). Mentre Harold cerca di scoprire se è dentro ad una tragedia o a una commedia, il film ci mostra la scelta (fondamentale per l’esito finale) che è chiamato a fare il sistema emozionale.

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APPROFONDIMENTI

L’aspetto interessante è che ci sono due tipi di storie: le tragedie e le commedie

Il resto (da “sistema di calcolo” a persona per se stesso e per gli altri) è contorno

  • Harold comincia ad esistere per se stesso
  • Harold vorrebbe esistere per Ana Pascal
  • Harold fa fatica a rassegnarsi alla negatività di amore che prevede la sua morte

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Fonte: NowVideo by cineblog  [VERO COME LA FINZIONE, Marc Forster, USA, 6.4 (MM – Extra – 8 €) . Leggi il pressBook


|<= 1 – Vita “meccanica” 

Questa è la storia di un uomo di nome Harold Crick. E del suo orologio da polso. Harold Crick era un uomo di infiniti numeri, di incessanti calcoli e di notevolmente poche parole. E il suo orologio ne diceva ancora meno.


  • Partiamo da un Harold che è una struttura cerebrale funzionante ma inesistente per gli altri e pure per lui stesso, per cui è più simile ad un orologio che ad una persona.
  • Possiamo assimilare questo Harold ad una struttura cerebrale già costruita ma non ancora raccontata, neppure a se stesso, e quindi a maggior ragione non ancora condivisa e non ancora amata da qualcuno.


Voce di donna: – Ogni giorno feriale, per 12 anni, Harold aveva dato ad ognuno dei suoi 32 denti 76 colpi di spazzolino, 38 da destra a sinistra, 38 dall’alto in basso. Ogni giorno feriale, per 12 anni, Harold si era annodato la cravatta usando il nodo Windsor semplice anziché quello doppio, risparmiando in tal modo fino a 43 secondi. Il suo orologio da polso riteneva che il nodo semplice gli facesse il collo grasso, ma non diceva niente.


  • Un buon motivo per far durare 12 anni il passato che ha portato alla situazione attuale è che la costruzione di una struttura cerebrale dura 20 anni e superata la prima metà di questi anni è ora di cominciare a usarla.
  • Possiamo associare il nodo semplice a un basso desiderio di socializzare e quello doppio al desiderio di fare coppia con qualcuno, un desiderio che secondo l’orologio sarebbe ora che cominciasse a manifestarsi.


Voce: – Ogni giorno feriale, per 12 anni, Harold aveva corso al ritmo di 57 passi per isolato per sei isolati, prendendo al volo l’autobus per Kronecker delle 8 e 17. Il suo orologio da polso si deliziava per la fresca brezza che gli scorreva sul quadrante.


  • L’harold ancora non umano perché non sociale provava sensazioni elementari puramente fisiche, ovvero senza le emozioni e i significati aggiunti dalle interazioni con altri umani.
  • Tutto ciò non fa allegria ma nemmeno tristezza, perché Harold non disprezza gli altri ma semplicemente è lontano da loro in quanto non ancora arrivato allo stadio in cui desidera avere una relazione.
  • Harold sta nascendo come un bambino che viene al mondo perché sua madre ha desiderato di metterlo al mondo, senza che per ora il bambino abbia desiderato lui stesso di stare al mondo.


Voce: – E ogni giorno feriale, per 12 anni, Harold aveva esaminato 7,104 dichiarazioni dei redditi nella sua qualità di funzionario scelto dell’Agenzia delle Entrate.


Collega di lavoro (fermandolo mentre va verso il suo ufficio): – Harold, 89 per 1.417.
Harold: – 126.133.
Secondo collega: – Mi torna.

  • Correttamente ad un Harold asociale quanto un autistico vengono attribuite elevatissime capacità di calcolo a mente, come ce l’hanno molti autistici]


Voce: – A parte questo, Harold conduceva una vita solitaria. Se ne tornava a casa solo soletto. Mangiava da solo. Ed esattamente alle 11 e 13 minuti di ogni sera Harold si metteva a letto. Da solo. Mettendo il suo orologio da polso a riposo, sul comodino accanto a se. Tutto ciò accadeva, naturalmente, prima di mercoledì. Perché mercoledì l’orologio da polso di Harold cambiò tutto quanto.


|<= 2 – Autocoscienza

Bambino (davanti ad una bicicletta): – Me l’hai comprata sul serio?
Padre (sorridente): – Eh già. Te l’ho comprata.
Una donna di colore guarda annunci di lavoro e ne cerchia uno col pennarello.

  • Poi il bambino comincia ad avere i suoi desideri, prima soddisfatti dai suoi genitori ma poi il bambino cresce, si cerca un lavoro e soddisfa da solo i suoi desideri]

Voce: – Se glielo avessero chiesto, Harold avrebbe detto che quel particolare mercoledì era perfettamente uguale a tutti i mercoledì precedenti. E infatti lo cominciò allo stesso modo… (Harold interrompe il lavaggio e la voce si azzittisce; poi lui ricomincia e la voce pure) … e infatti lo cominciò allo stesso modo di sempre.
Harold (allo spazzolino): – Si.
Poi se lo porta all’orecchio come fosse un telefono e lo agita per far ricomparire la voce, che si è azzittita di nuovo.

  • Il mondo per il cervello davanti è quello presente nel cervello dietro ed è questo cervello che ha costruito quella struttura cerebrale che sarebbe Harold se Harold fosse cosciente di esistere.
  • D’altro canto Harold agisce, qualcuno le deve pur decidere le azioni che fa e questo qualcuno adesso si fa vivo nella vita di Harold commentando quello che sta facendo.
  • Prima Harold pensa che sia una persona esterna a parlare, ma non c’è nessuno e dovrà rassegnarsi all’idea che dentro di lui ci sono due parti distinte tra loro: la nuova struttura cerebrale e il resto del cervello dietro che commenta le azioni di tali struttura.
  • La separazione è già avvenuta quando la struttura dice al resto del cervello “io sono io, gli altri sono gli altri e qualcuno sta parlando di me”.

Ora la voce segue Harold ovunque e lui perde l’autobus, non riesce a concentrarsi sul lavoro e sbaglia il conto a mente, come tutte le persone normali.
Harold (alla donna che ha perso l’autobus): – Mi scusi l’ha sentita, la voce “Harold credeva che fosse solo un mercoledì?”
Donna: – Sta tranquillo. È mercoledì.

  • La molteplicità delle persone che vivono dentro ad una persona è evidente ogni volta che si parla tra se e se, e se essa è ipotizzata solo nel mio modello del cervello è perché non ci sono altri modelli del cervello costruiti per essere usati in psicologia.

Collega (Dave): – Ehi bello. Ho beccato un liquidatore di assicurazioni che pretendeva di far passare la sua moto d’acqua per un veicolo da lavoro. Eh no, dico, peccato che non ci sia il premio “ispettore fiscale dell’anno”.  Ehi. Tutto ok?
Harold: – Dave, qualcuno mi segue.
Dave (dopo essersi guardato intorno): – Come ti seguono se non ti muovi.
H.: – Mi segue una voce.

Harold è stupito che la voce conosce i suoi pensieri e Dave si comporta da amico quando una donna consegna loro due accertamenti da fare, prendendo lui il corposo fascicolo di un operatore finanziario e lasciando ad Harold il fornaio.


  • Sentire una voce interiore è esperienza di tutti, e che sia una donna è normale anch’esso visto che sono le donne più di ogni altro soggetto a giudicare i comportamenti altrui, oltre che a dire agli uomini che lavoro devono fare.

|<= 3 – Ana Pascal 

Ana (sbattendo l’impasto sul tavolo): – Cavolo. Cavolo. Cavolo. Brutto miscredente.
Harold: – La capisco.
A. (dopo aver tirato l’impasto addosso al muro): – Va’ a spasso. Sanguisuga!
Clienti in coro: – Sanguisuga. Tornatene a casa.
H.: – Senta, ne possiamo discutere in un altro posto?
A.: – Ah. No. Ne possiamo discutere proprio qui.
H.: – D’accordo. Qui c’è scritto che lei ha pagato solo una parte delle tasse l’anno scorso.
A.: – Esatto.
H.: – Soltanto il 78%
A.: – Esatto.
H.: – L’ha fatto apposta.
A.: – Si, apposta.

Harold: – Allora si aspettava un controllo.
A. (dopo aver detto che si aspettava una multa o una reprimenda): – No, non ho derubato il governo. Solo che non vi ho pagato del tutto.
H.: – Miss Pascal, lei non può non pagare le tasse.
A.: – Altroché.
H.: – Soltanto se vuole un controllo.
A.: – Soltanto se le riconosco il diritto di controllarmi, mister Crick.
La donna si dice più che felice di pagare le tasse, mentre non la esalta per nulla la percentuale che il governo sperpera per la difesa nazionale, per salvare le banche e per orchestrare campagne elettorali, per cui non ha pagato quelle tasse.

Ana: – Ho allegato una lettera alla mia dichiarazione.
Harold: – Per caso quella che comincia con “Caro maiale imperialista”?
A.: – Esatto.
H.: – Miss Pascal, quel che lei descrive è anarchia. Lei è anarchica?
Lui chiede se è membro di un gruppo anarchico e lei chiede se gli anarchici hanno un gruppo.
Voce: – Harold aveva difficoltà a vedere miss Pascal in veste di rivoluzionaria.
H. (alla voce): – Non adesso.

Voce: – Le sue braccia sottili che innalzavano cartelli di protesta. Le sue lunghe e formose gambe in fuga dai gas lacrimogeni. Harold non era portato per fantasie erotiche e quindi cercava di mantenere un distacco professionale. Ma naturalmente non ci riusciva. Non poteva fare a meno d’immaginare miss Pascal che gli accarezzava una guancia con la morbida piuma del suo polpastrello. […] E di immaginarla nuda sdraiata sul suo letto di scapolo.
Ana: – Mister Crick. Lei sta fissando le mie tette.
Harold: – No. Non credo proprio. Non lo farei mai. Se la fissavo le assicuro che lo facevo in quanto funzionario del governo degli Stati Uniti.

  • Presa coscienza di se stesso, la prima cosa che il resto del cervello chiede ad Harold è l’approvazione di una donna, per sapere se la struttura appena nata va bene come è o se deve modificarla per ottenere l’approvazione femminile, che è anche l’approvazione della società.
  • Automaticamente il lavoro passa in secondo piano.

Harold: – Scusi. Non sono in palla oggi. Quindi tornerò martedì.
Voce: – E tutto a un tratto Harold si ritrovò sconvolto ed esasperato fuori dalla panetteria.
H. (urlando): – Falla finita.
Voce: – A maledire il cielo inutilmente.
H.: – No, ti sbagli. Io maledisco te, stupidissima voce. Perciò sta zitta e lasciami in pace.

|<= 4 – Karen Eiffel

Una donna (Karen) sta sul bordo di un grattacielo, con la sigaretta accesa e una mano in avanti. Poi si butta nel vuoto.

Donna di colore: – Mi scusi. Lei è miss Eiffel?
Karen: – Si.
D.: – Ottimo. Mi dice che sta facendo?
K.: – Ricerca.
D.: – Ah. E la disturbo?
K.: – Si.
D.: – Mi dispiace. Sono Penny Escher. L’assistente che il suo editore ha assunto.
K.: – La spia.
Penny: – L’assistente. Fornisco gli stessi servigi di una segretaria.
K.: – Non mi serve una segretaria.

Penny: – Beh, allora troverò qualche altro modo per impiegare il mio tempo.
Karen: – Tipo guardarmi come un avvoltoio in caso mi distraessi perché secondo gli editori ho il blocco dello scrittore. Non è così?
P.: – Lei ce l’ha il blocco dello scrittore?
Karen si gira dall’altra parte senza rispondere.
P.: – Questi sono capitoli?
K.: – Sono lettere. Per me.
P.: – Alle quali sta rispondendo?
K.: – Io non rispondo mai alle lettere.

  • Karen fa quello che fa il cervello dietro: riceve dall’esterno ma non agisce sull’esterno, bensì manda ad agirvi i suoi personaggi.

19) Penny: – E presumo abbia fumato tutte queste sigarette.
Karen: – No. Si comprano già fumate.
P. (tra se e se): – Lo dicono che è buffa.
K.: – Che ne pensa di un salto giù dal palazzo?
P.: – Non penso ai salti giù da un palazzo.
K.: – Si invece.
P.: – No. Cerco di essere positiva.
K.: – Tutti pensano di saltare giù da un palazzo. Tutti quanti.
P.: – Io certamente non penso di saltare giù da un palazzo.

Karen: – Ho letto in un libro favolosamente deprimente, che quando ti butti giù da un palazzo, è raro che sia l’impatto ad ucciderti.
Penny: – Beh, certo non aiuta.
Poi Karen parla di una vecchia foto fatta ad una che si era suicidata sfracellandosi al suolo e dice che il suo viso è “così sereno, così in pace”, forse perché ha sentito il vento soffiargli sul viso.

  • La persona negativa non si fa del male solo alla fine, ma in ogni passaggio della sua vita negativa, e come persona positiva muore ogni giorno e non solo alla fine.
  • Nel momento in cui la negativa si decide a fare la più negativa delle scelte, è in pace perché dopo non l’aspetta la sofferenza che necessariamente accompagna la negatività.

Karen: – Non so come uccidere Harold Crick. Per questo che hanno mandato lei.
Penny: – Si, per aiutarla.
K.: – E come può aiutarmi? Lei, che non ha mai pensato di saltar giù da un palazzo, di quale grande ispirazione potrà fami dono? Perché le assicuro che le pittoresce idee che ha accumulato nella sua adorabile carriera di assistente non servono a niente quando si tratta di uccidere un uomo.
Penny porge un posacenere a Karen, ma questa butta la cicca nella bottiglia dell’acqua.

  • Karen non sa se uccidere Harold, ora che è diventata cosciente di essere negativa tanto quanto Harold è diventato cosciente di esistere e di avere ancora una piccola possibilità di salvarsi, dati i dubbi della donna che lo ha in qualche modo partorito.
  • Non è solo l’editore che ha mandato Penny perché Karen si decida a finire il libro, ma tutta la società che l’ha mandata perché Karen non faccia quella pericolosa eccezione che sarebbe il dare un lieto fine ad una relazione d’amore.
  • Descriviamo la convinzione di Penny di non essere negativa in privato come una storia che si è raccontata lei e alla quale crede, con la scusa che è positiva sul lavoro che però è un altro settore, il che non vuol dire che sia vera.
  • Contro la sua verità c’è, oltre all’essere una donna sul pianeta dove da 5 mila anni tutte le donne sono negative in amore, l’essere di colore e l’essere sovrappeso, due sintomi maggiori, ognuno dei quali da solo basta per assicurare negatività.
  • La negatività negata di Penny la mette al riparo dal rischio di essere positiva in privato, mentre quella ammessa di Karen apre la possibilità al diventare positiva, non uccidendo alla fine l’uomo che ha amato tanto da dargli la vita.
  • L’esperienza di Penny non è di aiuto a Karen nel risolvere il dilemma se uccidere o meno Harold perché riguardano il lavoro, che ha una storia diversa da quella che ha l’amore, sulla terra dove l’amore è negativo e il lavoro è positivo.

|<= 5 – Il dott. Kayly delle risorse umane



Mentre Penny dice a Karen che non ha mai mancato una scadenza coi 35 autori precedenti e che la aiuterà ad uccidere Harold, il Dott. Cayly delle risorse umane scrive ad Harold: Facciamo 2 chiacchiere.


Cayly: – Mi sono fatto una interessante piccola chat con qualcuno del suo reparto.
Harold: – Ah, si?
C.: – Dicono che lei sia uno zinzino fuori fase.
H.: – Ahm.
C.: – Beccato un pizzico d’ansia da evasione?
H. – Ah. Io credo di stare bene.

24) Cayly: – Un albero non crede di essere un albero. E’ un albero.
Voce: – Perché Harold parlava con quel tizio?
C.: – Io so che lei sa…
Voce: – Quel tizio era un idiota. Era uno che usava termini come “uno zinzino” e “piccola chat”. E spiegava che gli alberi erano alberi. Ma gli alberi sono alberi. Harold sapeva che gli alberi sono alberi. Ciò che non sapeva era perché non riusciva a scrollarsi di dosso l’odore dei Maffin appena sfornati, e perché miss Pascal gli aveva fatto formicolare le punta delle dita e seccare le labbra.
Cayly: – Non si prende una vacanza da anni. Che ne direbbe ora di godersi un po’ di feriette arretrate?

  • Perché senza l’approvazione di una donna, la struttura che guida il suo comportamento non viene accettata come struttura funzionante dalla società.

|<= 6 – L’orologio si ferma

25)L’orologio, dopo aver tentato invano di comunicare qualcosa di più dell’ora, si ferma. Harold chiede l’ora e un signore gli dice che il suo orologio segna le 6:18.
Voce: – E così il suo orologio spinse Harold sull’ineluttabile sentiero del fato. Se solo avesse saputo che quella semplice ed apparentemente innocua azione avrebbe portato al suo imminente decesso.
Harold non prende bene il suo imminente decesso e si mette a urlare al cielo perché, coi vicini che si scansano ritenendolo un pazzo.

  • C’è qualcosa che ferma il tempo ed è l’amore, ma l’attimo reso eterno da una fotografia non ferma l’avanzare del tempo, solo lo fa scorrere in parallelo (funzionamento in incubazione), mentre sul piano principale il soggetto si rende immutabile per continuare a rispettare l’accordo fatto col partner.
  • Il tempo a cui viene rimesso l’orologio di Harold è di qualche minuto avanti al tempo “reale”, e questa modesta differenza distingue l’amore attuale dall’amore sognato dentro ad un tempo futuro.
  • L’imminente decesso proprio ora che si è innamorata di Ana non appare una sfortunata coincidenza, ma il fatto che un amore riuscito uccide il cambiamento futuro, e tutto il cambiamento se in parallelo non si avvia l’incubazione di un amore futuro.
  • La poco esaltante scelta che si pone ad un uomo di Terra1 è: restare da solo e quindi non esistendo per la società o accettare un amore che ucciderà la possibilità di crescere ancora e amare ancora?
  • Su Terra2 si muore su un piano, ma si ricomincia a vivere su un secondo piano.


Harold è furioso quando rientra in casa (“il suo imminente decesso” eh, ti ho sentito sai) e si mette a spaccare tutto. Dopo aver aggredito anche l’armadio, l’ultimo “dì qualcosa” lo urla davanti allo specchio, come se lo dicesse a se stesso. Alla fine Harold si dice sconvolto e lo è.


  • Alla fine del film Harold si rassegna all’idea che deve morire se vuole un amore, perché sulla terra attuale l’amore è negativo e prevede fin dall’inizio la morte della positività maschile e anche femminile.
  • Non saprei dirvi quanto ci mette a rassegnarsi a questa sorte un bambino che si rende conto di cosa è previsto per lui all’interno di un matrimonio, ma l’Harold che vediamo qui non si è ancora rassegnato.

Dott.ssa: – Temo che quanto lei descrive sia schizofrenia.
Harold: – No, non è schizofrenia. E’ solo una voce nella mia testa. Cioè la voce non mi dice di fare qualcosa. Mi racconta quello che ho già fatto. Con precisione e un vocabolario migliore del mio.
Dott.ssa: – Mister Crick, lei ha una voce che parla con lei?
H.: – No, non con me. Parla di me. Io sono chissà come implicato in una specie di storia. Come se fossi un personaggio della mia vita.

  • Il “mi racconta quello che ho già fatto” descrive correttamente il lavoro del sistema razionale, che si occupa di dare una spiegazione e un senso ad azioni già fatte o comunque già avviate dal resto del cervello (=> Esperimento di Libet).
  • Quanto all’essere un personaggio, è proprio quello che è una struttura cerebrale e non per nulla il nome che ho dato ad essa è “personalità neurologica”, base neurologica di una nuova persona che entra in scena durante uno stato nascente e verrà estromessa dal prossimo stato nascente.

Harold: – Il problema è che la voce va e viene. Come se altri parti della storia non mi venissero raccontate, e io devo scoprire queste altre parti prima che sia troppo tardi.
Dott.ssa: – Prima che la storia si concluda con la sua morte.
H.: – Si.

  • Se il sistema razionale non è contento della direzione verso cui va la storia, non ha la forza per cambiare direttamente lui la storia ma può cercare di influire sul resto del cervello perché cerchi una strada che vada altrove.

Dott.ssa: – Mister Crick, scusi se le sembro un disco rotto, ma questa è schizofrenia.
Harold non è d’accordo sulla diagnosi ma chiede lo stesso cosa le suggerirebbe.
Dott.ssa: – Di assumere dei farmaci appropriati.
Harold: – E oltre a questo?
Dott.ssa: – Non lo so. Suppongo che la manderei da qualcuno che fosse esperto di letteratura.
H.: – Ok. Gia. Buona idea.

  • Se non è un problema fisico di competenza del medico allora è un problema di uso di un cervello ben funzionante di competenza dello psicologo.
  • L’esperto di letteratura è uno psicologo se accettiamo che il compito del sistema razionale è quello di confezionare una storia che si accordi con quanto il soggetto ha fatto, comandato dal resto del suo cervello.

|<= 7 – Il prof. Hilbert

30) Prof. Hilbert (professore esperto di letteratura): – Lei è il giovin signore che mi ha telefonato a proposito del narratore.
Harold: – Si.
Prof.: – E questo narratore dice che lei sta per morire.
H.: – Si.
Prof.: – Quanto le ha dato da vivere?
H.: – Non lo so.
Prof.: – Uhm. Ironia drammatica. Ti fotte sempre.

  • Nel matrimonio negativo non è specificato quando finirà la parte piacevole iniziale e comincerà quella spiacevole che segnala la morte della persona costruttiva, e questo contribuisce non poco a rendere attraente il matrimonio perché ognuno può sperare che il suo matrimonio resterà piacevole a lungo.
  • È una piacevolezza drammatica, però, perché alla fine il dramma arriva e “ti fotte sempre”.

31) Prof.: – Allora, lei è pazzo o che?
Harold: – Beh.
P.: – È permesso fare questa domanda ai pazzi?
H.: – Non lo so.
P.: – Quanti scalini ci sono nell’ingresso?
H.: – Come?
Prof.: – Lei li stava contando mentre salivamo.
H.: – No.
P.: – No, certo. In quale banca lavora?
H.: – Niente banca. Agente del fisco.
P.: – Sposato?
H.: – No.
P.: – Mai?
H.: – Stavo con un’ispettrice. Mi lasciò per un assicuratore.
P.: – Una storia strappacuori.

  • Come si accorto il professore che Harold contava i gradini?
  • Perché Harold non si descrive da solo ma è descritto da un’altra persona, risultando al momento più un sistema per prevedere (in qualche modo per calcolare) le situazioni future che una persona la quale vive le situazioni.
  • Il fatto che stava con una donna non contraddice l’ipotesi che Harold sia una struttura cerebrale costruita di recente e ancora in attesa di esistere compiutamente, perché quello era un Harold del passato, diverso da quello che abbiamo visto noi, che si è accorto da poco di esistere e che ha bisogno di una donna per esistere per la società.

Professore (appurato che non ha animali ne amici “a parte Dave in ufficio” e che il narratore è una donna sconosciuta): – Ha fatto in tempo a contare le mattonelle del bagno?
Harold: – Io non contavo le mattonelle.
P.: – Caffè?
H.: – No, grazie.
P.: – Allora questa voce di donna le ha detto che sta per morire?
H.: – Non lo ha detto a me. Non sa che la sento.
P.: – Però lo ha detto.
H.: – Si.
P.: – E lei si è convinto.
H.: – Ha indovinato parecchie altre cose. Ad esempio cosa penso del mio lavoro.
Il professore ironizza sull’aver indovinato che non gli piace il lavoro e gli chiede perché crede al narratore mentre non crederebbe a lui se gli dicesse che sta per morire.


Prof.: – Non posso aiutarla.
Harold: – Perché?
P.: – Beh, non sono un esperto di follie. Sono un esperto di teoria letteraria e le devo dire che finora non mi sembra di riscontrare niente di letterario in lei. Non dubito che senta una voce ma non è possibile che sia un narratore, perché francamente non mi pare che ci sia molto da narrare.
Inoltre, conclude il professore, sono molto occupato.
Poi gli consiglia di tenere un diario scrivendo quel che dice la voce e cerca di chiudere la porta nonostante ci sia Harold

  • Il professore si dichiara non esperto di cervelli non funzionanti, ma solo di come cervelli funzionanti descrivono se stessi e gli altri, per cui pare deciso a terminare quel consulto.

Harold: – Non ce la faccio a ricordare tutto. Io ricordo appena “se solo avesse saputo che quella semplice e apparentemente innocua azione avrebbe portato al suo imminente decesso”
Prof.: – Come?
H.: – Se solo avesse saputo.
P.: (dopo aver detto di aver scritto volumi su questo “se solo avesse saputo”, di averci tenuto un corso e anche un intero seminario): – Porca puttana, Harold. Se solo avesse saputo significa che c’è qualcosa che lui non sa e che quindi neanche lei sa. Torni qui venerdì. Ma ha detto imminente e forse giovedì è già morto. Torni domani.

  • Se Harold sapesse quali azioni lo portano alla morte imminente potrebbe anche non farle, rifiutando una relazione d’amore negativa, e l’interprete razionale si adeguerebbe a qualcosa che non decide lui ma il sistema emozionale.
  • Adesso l’esperto di sistemi razionali che mettono in parole quello che sceglie di fare il sistema emozionale è interessato, perché il cambio di segno cambia tutta la storia e tale segno non è ancora deciso.
  • L’attività del sistema razionale diventa interessante da conoscere per lo spettatore, come per il professore, quando c’è ancora da stabilire se la storia da scrivere è negativa o positiva perché questo evidenzia l’esistenza di due tipi di storie.

|<= 8 – Sull’autobus

Sull’autobus Ana si ritrova suo malgrado accanto ad Harold.
Harold: – Come sta?
Ana: – Sto di peste, perché sono ispezionata.
H.: – Capisco.
A.: – Per di più da una piattola.
H.: – Io credo di doverle delle scuse.
A.: – Sul serio?
H.: – Noi agenti del fisco passiamo rigorosi test attitudinali prima di operare. Sfortunatamente per lei i test non comprendono il tatto e le buone maniere. E quindi io mi scuso. L’ho coo…concupita. Scusi.
A.: – Ok. Scuse accettate. Ma solo perché balbettava.

  • Ana disprezza Harold gratuitamente al punto da chiamarlo “piattola”, quindi l’inizio è negativo, Harold è destinato a morte certe e in palio c’è solo che tipo di relazione stabilirà dopo che quella iniziata qui sia finita.
  • Scusandosi, Harold accetta la relazione negativa e la sua morte, anche se il sistema razionale continuerà a lungo a sostenere il contrario.

Harold: – Anche lei è una frequentatrice dell’azienda municipale trasporti?
Ana: – No. È che è tardi.
H.: – Va a un bell’incendio di bandiere?
A.: – Veramente vado alla riunione settimanale del gruppo cospirazione punto a croce.
H.: – Ohh.
A.: – Ci vuole venire?
H.: – Ho lasciato l’uncinetto e il manuale del perfetto sovversivo a casa. Quindi…
Ana ride.
Voce: – Harold cercava nervosamente di fare 4 chiacchiere (“Ha dei denti molto dritti” “Grazie. Sono veri”). Banalissime chiacchiere. Vista che la probabilità di fare la figura del somaro era proporzionale al tempo che restava a chiacchierare, Harold scende (“euforico e sorpreso da quell’incontro piuttosto piccante”) anche se sono 27 isolati troppo presto.

|<= 9 – Il test di Hilbert

Il prof. Hilbert è sorridente e ottimista quando sottopone Harold a un test in 23 domande, inventato da lui stesso (“entusiasmante, non trova?”), per scoprire ulteriori verità sul narratore.
Prof.: – Prima domanda: qualcuno ha lasciato di recente doni davanti alla sua porta? Gomme americane, soldi, un cavallo di legno.
Harold: – Come?
P.: – Lei si limiti a rispondere.
H.: – No.
P.: – Lei ha un’inclinazione a risolvere casi di omicidio in grandi case di lusso in cui lei, mi lasci finire, può o no essere stato invitato?

H.: – No. No, no, no.


  • Il pressbook definisce le 23 domande “uno scherzoso omaggio al matematico David Hilbert e alle ventitré domande che pose al Congresso internazionale dei matematici nel 1900”.
  • Lasciare doni non giustificati dalle azioni di Harold è negatività seduttiva e vedremo presto Ana fare dei biscotti per Harold, cosa che non contraddice il disprezzo di lei ma lo rafforza nascondendolo sotto un apprezzamento apparente.
  • L’inclinazione a risolvere gli omicidi nelle case è un darsi compiti impossibili, se non si hanno gli strumenti adeguati per formalizzare e combattere la negatività matrimoniale.
  • Harold nega, ma ha già mostrato l’inclinazione a voler star bene con Ana Pascal e questo è un obiettivo impossibile, anche se a lungo termine perché all’inizio lei gli regalerà dei momenti piacevoli che poi sono i doni della prima domanda.

 Prof.: – In una scala da 1 a 10, quanto ritiene probabile il caso di poter morire assassinato?
Harold: – Assassinato?
P.: – Uno, non può succedere, dieci, se l’aspetta a ogni angolo di strada.
H.: – Non ne ho idea.
P.: – Riformulo la domanda: lei è il re di qualche cosa?
H.: – Per esempio?
P.: – Qualunque cosa. Non so, re del bowling sotto casa.
H.: – Re del bowling?
P.: – Re del bowling. Re degli gnomi. Oppure di una terra clandestina che sta sotto il pavimento di casa sua. Qualunque cosa.
H.: – No. È una cosa ridicola.
P.: – D’accordo. Ma cominciamo dal ridicolo e procediamo all’indietro.

  • Harold fa il meravigliato, ma ogni uomo sa che l’aspetta una morte morale appena si accasa con una donna e un Harold sincero o non desidera accasarsi o dovrebbe ritenere molto probabile il suo morire assassinato dalla moglie.
  • La riformulazione si basa sul fatto che se Harold ha qualcosa che ritiene di grande valore per lui, magari di andare a giocare a bowling o anche solo qualcosa che fantastica, allora ci sarà una donna che cercherà di assassinarlo per prendere su di se il valore che Harold ha creato.

Prof:: – C’è una parte di lei che è stata parte di qualcos’altro?
Harold nega e chiede cosa c’entrano tutte queste domande.
P.: – Niente. È il modo di scoprire in quale storia si trova e determinare in quali storie non si trova. Non sembra ma ho già escluso metà letteratura ellenistica, 7 storie di fate, 10 favole cinesi e ho decisamente concluso che lei non è re Amleto, il grande Gatsby, miss Marple, il mostro di Frankenstein, né un golem. Uhm. Non è contento di non essere un golem? [un gigante di argilla forte e ubbidiente da usare come servo]

  • Harold nega ma fino ad ora si era identificato con l’Agenzia delle entrate e Ana ha già provveduto a disprezzarlo in questa veste demolendo il valore di quello che fa, dopo di che ucciderlo togliendogli ogni valore è solo questione di tempo.
  • Il professore si potrebbe risparmiare queste domande, in effetti, visto che se Harold è dentro a qualcosa nella vita privata allora è sicuramente dentro a qualcosa che prevede la sua morte, sul pianeta dove ogni amore è negativo.
  • Però sulla terra si preferisce parlare di commedia fino a quando la relazione d’amore è in salita, ovvero con apprezzamento crescente, il che permette ancora di illudersi pensando che a se stessi non toccherà il finale nel quale viene uccisa la positività maschile.
  • Io guardo al lato emozionale e qui ci sono solo due tipi di storie, le tragedie e le commedie, ma il prof. Hilbert fa qualcosa di più cercando di indovinare il tipo di strada che ha in mente il narratore per portare il suo protagonista alla conclusione, sia essa fausta o infausta sul piano emozionale, quella cosa che in campo cinematogrofico è il genere di film.
  • Ogni persona racconta a se stesso una storia unica, ma classificabile lo stesso in categorie che aiutano sia chi confeziona la storia (l’interprete razionale) che chi la ascolta (gli altri) a prevedere cosa prevede nel suo futuro.
  • Il cervello come sistema per sognare è un cervello che ha come compito fondamentale di prevedere il futuro, e ogni struttura cerebrale si specializza nel prevedere il futuro all’interno di un dato gruppo (compreso quel gruppo minimo che è la coppia).

|<= 10 – Sotto la pioggia


Un autobus guidato da Penny sbanda per evitare il bambino con la bicicletta nuova e manda giù dal ponte un’auto guidata da Karen.


41) Penny: – Posso chiedere che ci facciamo qua fuori?
Karen: – Immaginiamo incidenti d’auto.
P.: – Capisco. E non ce li potremmo immaginare dentro casa?
K.: – No. Lo sapevi che il 41% degli incidenti avviene in periodi di tempo inclemente?
P.: – Anche il 90% delle polmoniti.
K.: – Polmonite? È un interessante modo di morire. Ma come farebbe Harold a beccarsi una polmonite?

  • La domanda di Penny mette il dito sulla piaga: per poter immaginare credibilmente una situazione bisogna viverla realmente per alcuni aspetti, il che condanna le persone che vogliono creare in se stesse emozioni spiacevoli a infliggersi da sole dispiaceri reali.

Penny: – Hai scritto qualcosa di nuovo oggi?
Karen: – No.
P.: – Hai letto le poesie che ti ho suggerito, fatto una lista di parole, comprato carta per macchina da scrivere?
K.: – No, niente del genere.
P.: – Sotto la pioggia il libro non si scrive.
K.: – Beh, questo dimostra esattamente quanto tu sia a proposito di scrivere libri.
Karen tossisce mentre fuma e Penny gli porge un depliant con informazioni sul cerotto alla nicotina.
K.: – Niente cerotti alla nicotina, Penny. Mi bastano le sigarette.
Penny dice che può aiutare a salvare vite e Karen ribatte che lei fa il contrario del salvare vite.

  • Penny insiste a pensare che un atto di volontà possa influire sul sistema emozionale, ma si sbaglia perché un’emozione è prodotta da molti input convergenti verso di essa e i pochi trucchi suggeriti da lei sono quantitativamente trascurabili.
  • Fumare è farsi del male da soli quanto lo stare sotto l’acqua per scelta e non si smette di fumare con un atto di volontà ma stabilendo relazioni positive dove la sofferenza non è ne prevista ne utile.
  • Ma relazioni positive con chi, se le altre persone sono delle Penny positive a parole ma ancora più negative di Karen (vista la propensione dell’assistente a costringere Karen a fare quello che vuole lei, disprezzando quello che sta facendo la scrittrice come dimostra il non rispondere mai a tono sulle domandi importanti per concludere il romanzo)?
  • Karen uccide i suoi eroi ma ne è consapevole, per cui potrebbe abitare su Terra2, mentre Penny li uccide altrettanto ma è convinta di lavorare per salvarli, e a causa di questa mancata presa di coscienza non potrebbe mai essere ammessa su Terra2.

Prof. Hilbert: – Quale è la sua parola preferita?
Harold: – Equazioni.
P.: – Lei aspira a qualcosa?
H.: – No.
P.: – Harold. Avrà pure qualche ambizione.
H.: – No, non credo.
P.: – Qualche sogno nascosto. Coraggio.
Harold dice che ha sempre voluto imparare a suonare la chitarra.

Prof.: – L’ultima cosa da decidere definitivamente è se lei si trovi in una commedia o in una tragedia. Per citare Italo Calvino “il senso ultimo a cui rimandano tutti i racconti ha due facce: la continuità della vita, l’inevitabilità della morte”. Tragedia, lei muore. Commedia, si accasa. La maggioranza degli eroi comici si innamora di personaggi introdotti nel corso della narrazione, personaggi che inizialmente odiano il protagonista. Anche se non riesco a immaginare chi possa odiare lei, Harold.
H.: – Prof. Hilbert, sono una agente del fisco. Tutto il mondo mi odia.
P.: – Giusto. Già. Bene. Ha conosciuto di recente qualcuno che potrebbe odiarla dal profondo del cuore?
H.: – Sto controllando le tasse di una donna che mi ha detto “vai a spasso”.
P.: – Beh, direi che questa è una commedia.

  • Si, è una commedia nel senso che il disprezzo iniziale viene messo da parte fino al matrimonio, per poi tornare fuori dopo, risultano una pseudo-positività che copre la tragedia finale.
  • Se il racconto finisce col matrimonio imminente, sembra a lieto fine, mentre se si inoltra nel matrimonio è a finale infausto.

Ana: – Mister Crick. È già arrivato. Chissà quanta povera gente deve spremere.
Harold (mettendo una lineetta sotto a commedia): – No. Soltanto lei.
Nel frattempo Ana è sorridente e molto gentile coi clienti.
H.: – In realtà dovrebbe bastare oggi per accertare che deve solo il 22%.
A.: – Beh, tanto io non pago qualunque sia la percentuale, mister Crick.
H.: – No, lo so. Ma la percentuale determina le dimensioni della cella.
Ana non risponde e Harold fa una lineetta sotto a tragedia.
Lui le dice che può chiamarlo Harold e lei che non gli va affatto, dopo di che lui fa un’altra lineetta sotto a commedia.

  • Harold considera un buon segno che Ana gli presti attenzione, sebbene lo tratti male sia quando entra sia quando rifiuta di chiamarlo per nome, mentre considera un cattivo segno che Ana lo ignori, perché il disprezzo con relazione fa parte delle interazioni normali tra donne e uomini, mentre quello senza relazione è un atto di chiusura.
  • Come tutti gli uomini di Terra1, Harold fa finta di non sapere che ogni disprezzo porta al finale delle tragedie.

Harold: – Ma che cos’è?
Ana: – Il mio archivio.
H.: – Cosa?
A.: – Il mio archivio tasse.
H.: – E lei tiene le pratiche così?
A.: – No. In realtà sono piuttosto pignola. Le ho messe in questa scatola solo per romperle a lei.

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|<= FINE RIASSUNTO e INIZIO APPROFONDIMENTI

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