Modello del cervello x psi

Modello del cervello per psicologi di Piangatello Guido


ATTENZIONE: l’ultima versione del modelloP non è qui ma nella pag. libro AMORE POSITIVO e, meglio ancora, nella Home del sito di Terra2


[=> leggi il modello P in pdf] [=> Altri modelli del cervello e posizione Google]  [=> Vuoi fare psicologia?] [Attenzione: tale modello P sta affrontando un nuovo viaggio universitario, che per ora ha solo tre tappe (psi sociale, psi generale, fisiologia del comportamento), e la sua versione finale ci sarà probabilmente nel 2018; quella che trovate qui è la versione 2014, punto di partenza della nuova versione]

Nota 1: I link spostati a destra e preceduti da * possono essere visionati in un secondo momento e servono a evidenziare come più importanti le diapositive rimanenti.

Nota 2: Le 8 (6 + 2) parole in grassetto sono i termini tecnici fondamentali del modello P (=> loro uso per spiegare gli 8 colori del test dei colori) e in ordine di importanza sono: sistema emozionale corticale (il cuore di cui si parla in amore), sistema razionale-verbale (quello che sostiene di comandare tutto ma comanda ben poco), personalità neurologica (la struttura che si costruisce e si condivide quando si forma un gruppo, secondo la prima delle mie due ipotesi), funzionamento normale, funzionamento in incubazione (fondamentale da capire per andare su Terra2), funzionamento in stato nascente (o da innamorati). Per capire il modo di lavorare del cervello ipotizzato sono fondamentali anche questi due termini: cervello dietro e cervello davanti (che supportano il cervello come sistema per sognare e giustificano la nascita sia del pensiero, a parole e per analogia anche del pensiero per immagini sia del linguaggio inter-personale; scusate se è poco)


Leggi “Modello del cervello per psicologi”  di Piangatello in formato pdf (5 MB). E’ una versione di diversi anni fa, incompleta nel paragrafo sul cervello autistico e con difetti di gioventù quando nell’ultimo paragrafo viene trattato il funzionamento emozionale negativo (oggi credo di avere le idee molto più chiare su questo argomento così fondamentale per “andare su Terra2”). Nonostante questi limiti, credo che queste 67 pagine siano utili da leggere (o da sfogliare) per chi volesse avere un quadro d’insieme del mio modello del cervello per psicologi. Sui singoli argomenti consiglio comunque di ascoltare quanto dico nelle diapositive qui sotto.


|<= * Gli altri modelli del cervello


Questa pagina è online dal 12/2/2013 e dal mese successivo fino ad oggi (20/10/2013) è stata stabilmente al primo posto tra i link Google per la ricerca  “modello del cervello” (su oltre due milioni e mezzo di risultati). Aggiornamento: il 19/5/2014 era andata al posto 4 e oggi 10/6/2014 è sempre in questa quarta posizione (ma non è preceduta da nulla di significativo)

Vediamo cosa c’era negli altri 9 link dei primi dieci risultati Google in data 29/3/2013.

Due link (posizioni 2 e 5) rimandano a modelli del cervello anatomici, per studenti di medicina che stanno studiando le parti che lo compongono. Come esempio di tale categoria potete vedere il sito della 3Bscientific.

Due link (posizioni 3 e 8) parlano del modello olografico del cervello di Karl Pribram (medico neurochirurgo austriaco, professore di psichiatria e psicologia in varie università americane, nato a Vienna nel 1919). Quello che ne parla di più è questo articolo sul sito ufologando. Più che un modello del cervello, però, è un’idea su cosa viene memorizzato nei neuroni del cervello. La quale idea può interessare a molti ma non allo psicologo, al quale basta sapere che le situazioni incontrate possono essere memorizzate.

Due link (posizione 4 e 10) trattano della simulazione al computer del lavoro del cervello o di una porzione di esso. Uno di essi (Come funziona il cervello) è un’introduzione minimale alle reti neurali (per saperne di più si vedano i miei 4 esempi di retu neurali). Un altro è una voce di Wikipedia (Trasferimento della mente o emulazione del cervello). Su quest’argomento potreste trovare interessante il video qui sotto:

Un link (posizione 6) rimanda al libro di Carmela Morabito Modelli della mente, modelli del cervello. Aspetti della psicologia fisiologica anglosassone dell’Ottocento. Il sottotitolo (Aspetti della psicologia fisiologica anglosassone dell’Ottocento) ci dice che non dobbiamo aspettarci nulla di anche lontanamente paragonabile al mio modello del cervello, dal momento che si parla di idee dell’Ottocento.

Un link (posizione 7) è “La teoria del cervello tripartito secondo MacLean”  (cervello composto da 3 cervelli sovrapposti comparsi in momenti evolutivi diversi). Parlo di questo modello nella diapositiva “Il cervello davanti e il cervello dietro“, dove lo metto a confronto col modello del cervello di Lurija (cervello composto da 3 grandi unità funzionali).

Un link (posizione 9) è una voce di Wikipedia, Lavaggio del cervello, che parla della manipolazione dei cervelli altrui a fini non etici ma non parla di alcun modello del cervello.

Il risultato di questa passeggiata è che tra i primi 10 link Google sul “modello del cervello” non c’è alcun modello del cervello utilizzabile in psicologia, a parte l’idea di MacLean che il cervello sia composto da 3 cervelli sovrapposti (scartata a favore dell’idea di Lurija che sia invece composto da tre unità funzionali, sulla quale io ho costruito il mio modello del cervello).

Al momento non mi risulta che ci sia un altro modello del cervello per psicologi confrontabile col mio. Se ne conoscete qualcuno, vi sarei molto grato se me lo segnalaste.


|<= Il tema sul cervello dell’Eame di Stato 2013


Oggi, all’esame di Stato 2013, uno dei temi assegnati era il seguente (notare che il neuroscienziato israeliano Henry Markram citato nel tema è la persona che parla nel video qui sopra): 

Può darsi che le “fotografie dinamiche del cervello capaci di mostrare come le singole cellule cerebrali e i complessi circuiti neurali interagiscono alla velocità del pensiero” possano aiutare a “trovare una cura contro le malattie neurologiche e sviluppare computer superintelligenti”. Ma guardare chi è collegato con chi nel cervello in azione serve a ben poco nella comprensione del legame tra “il funzionamento del cervello e i comportamenti umani” senza delle ipotesi su tale legame da testare. Perché ci siano ipotesi da confermare o smentire occorre che qualcuno sia interessato a capire il suddetto legame. Se conoscete qualcuno che lo è, segnalatemelo, perché in vent’anni non ho conosciuto una sola persona interessata a spiegare come il cervello comanda il comportamento. In compenso tutte quelle a cui ho parlato del mio modello del cervello si sono girate dall’altra parte senza dire nulla, quando non mi hanno aggredito con insulti non motivati perchè osavo parlare di cervello in questioni di psicologia.

Dopo venti anni di osservazione della reazione delle persone al sentir nominare il cervello in un discorso sui comportamenti umani, sono giunto alla conclusione che tutte le persone oggi siano tutte fortemente interessate a non capire come il cervello comanda il comportamento. La bandiera di questo “non m’interessa” è la parola “mente”. Chiunque usi questa parola, per esempio Edoardo Boncinelli che sulla mente ha scritto il libro citato nella traccia, di sicuro non vuol sapere come il cervello comanda il comportamento. Quasi tutti sulla terra attuale continuano ad usare la parola “mente”, dopo di che vedere il cervello in azione serve a ben poco a chiunque non sia o un medico o uno che abbia interessi nell’industri farmaceutica.

Ora non ho tempo per svolgere il tema, comunque vi anticipo la conclusione: entro il 2023 (anno previsto per la fine del progetto di cui si parla nel tema) dovrebbe essere scoppiato il caso “amore negativo” (per i motivi dei quali parlo qui), per cui un mare di persone saranno interessate a recuperare il tempo perso fino ad oggi nel capire come il cervello comanda il comportamento. Tra i segni che stiamo andando rapidamente verso un futuro in cui c’è interesse a capire il cervello in campo psicologico (e non solo per motivi farmaceutici) ora io metto anche la scelta di questo tema per la “maturità” 2013.


|<= * Introduzione 1 – Cosa è un modello


Per apprezzare la differenza sostanziale tra un modello del cervello per neurologi e un modello del cervello per psicologi bisogna aver chiaro cos’è un modello.

Supponiamo di essere interessati a trovare la spiegazione di un fenomeno osservabile (ad es. la pioggia), in modo da poter prevedere quando e come si verificherà. Il primo passo è quello di fare delle ipotesi (nel caso della pioggia possiamo ipotizzare che essa è collegata alla presenza di nuvole in cielo e ad altre condizioni, perché non sempre quando ci sono le nuvole piove). Il secondo passo è verificare le ipotesi fatte. Per fare questa verifica occorre costruire un modello del fenomeno riproducibile in laboratorio e controllare sempre lo stesso fenomeno nelle stesse condizioni.

Il passaggio al modello è delicato, perché il fenomeno riprodotto in laboratorio è figlio del modello e il modello non è la realtà ma qualcosa che noi ci immaginiamo per spiegare la realtà stessa. Un modello serve per verificare le ipotesi ma è esso stesso un’ipotesi (o una serie di ipotesi). Come si esce da questo circolo vizioso? Ricordando che un modello non è né vero nè falso, ma solo più o meno capace di prevedere i fenomeni per cui è stato costruito. Se le previsioni che si ricavano da un modello sono soddisfacenti per i nostri bisogni, diciamo che il modello è “vero” per noi, anche se sarebbe più corretto dire che ci è utile e per questo lo consideriamo “vero”. Se è considerato vero da tutti i membri della comunità scientifica interessati ad esso, perché tutti lo trovano soddisfacente o perché nessuno ha qualcosa di meglio da proporre, diventa un modello scientificamente provato. Ciò non significa che è “giusto”, ma solo che verrà considerato tale fino a quando non si incontreranno fenomeni che esso non è in grado di prevedere o fino a quando non verrà proposto un modello più semplice per prevedere gli stessi fenomeni.

Un modello del cervello, quindi, non è il cervello ma una serie di ipotesi sul cervello che permettono di fare delle previsioni sul comportamento del cervello. Queste ipotesi saranno considerate vere se il modello sarà in grado di prevedere i fenomeni per i quali è stato costruito, risultando utile per chi si occupa di quel tipo di fenomeni. In attesa di un modello migliore, un dato modello verrà corretto, precisato e ampliato, modificandosi costantemente nel tempo.

Oltre a essere tutt’altro che assoluto e immutabile un modello è fortemente legato ai fenomeni per spiegare i quali è stato costruito. Per questo non si può prendere un
modello del cervello costruito per spiegare i fenomeni osservabili da un neurologo e aspettarsi che sia in grado di spiegare i fenomeni osservabili da uno psicologo.

 


|<= * Introduzione 2 – Psicologie dualiste e psicologie basate sul cervello


Chiamerò psicologia dualista ogni psicologia che distingue tra mente/psiche e cervello.
Sul motivo per cui sono esistite le psicologie dualiste lascio la parola agli studiosi di storia della psicologia. Qui esprimo solo la mia personale convinzione che il primo obiettivo di ogni psicologia dualista sia stato quello di ostacolare la comprensione delle relazioni negative, evitando che diventasse cosciente la scorrettezza implicita nel proporsi la sofferenza altrui per poter poi ricattare gli altri offrendo loro di smettere di far loro del male se si comportano come pretende che si comportino la persona negativa in quella relazione. Tutte le psicologie erano dualiste all’epoca della mia prima iscrizione alla facoltà di Psicologia (Firenze, 1992) e anche all’epoca della mia seconda iscrizione (Roma, 2001), come ebbero cura di spiegarci (più o meno esplicitamente) i professori delle varie materie di psicologia. E hanno fatto un ottimo lavoro, se è vero che a tutt’oggi le sole persone alle quali risultano l’esistenza delle relazioni negative sono quelle che hanno studiato il metodo clinico noto come Analisi della Domanda.
Chiamerò psicologia fondata sul cervello ogni psicologia che usa solo termini tecnici importanti definiti in funzione del cervello o di altre parti del sistema nervoso umano.
Al momento annovero in questa categoria la “mia” psicologia (ovvero la psicologia fondata sull’analisi della domanda e sul modello del cervello P) e nient’altro, perché la clinica basata sull’analisi della domanda di Carli-Paniccia è un insieme di pratiche cliniche ma non ha una teoria, per cui non fa riferimento nè al cervello né alla psiche/mente. Ma sarebbe più corretto dire la “proposta di psicologia fondata sull’analisi della domanda e sul modello del cervello P”, perché io la uso ma non sono laureato in psicologia e non mi risulta che qualche persona laureata in psicologia ne faccia uso. Il che non vuol dire che sia una psicologia che non dia risultati utili quando viene utilizzata, ma piuttosto che siamo su una terra che si rifiuta di ammettere l’esistenza di quelle relazioni negative così importanti in questa psicologia.
E’ un po’ presto per chiedersi cosa si proporranno le altre psicologie basate sul cervello, quando ce ne saranno, ma sicuramente la mia psicologia si propone di promuovere lo star bene, proponendo l’uso di relazioni positive ogni volta che non è strettamente necessario adottare una relazione negativa. Ogni volta che parlo di Terra2, parlo di una terra dove si fa con cognizione di causa la scelta sul tipo di relazione da utilizzare perché si ammette l’esistenza di questi due tipi di relazioni.
La mia psicologia si presenta nella forma di un particolare modello del cervello per psicologi (che ho deciso di chiamare Modello P, ovvero di Piangatello, auspicando che presto esistano  modelli del cervello di altre persone). Un diverso modello del cervello (ad esempio un modello che dicesse “no, il sistema emozionale non funziona come ipotizzato dal modello P ma in quest’altro modo”), sarebbe pertanto una diversa psicologia. Far coincidere una psicologia con un modello del cervello significa ridefinire il ruolo dello psicologo, che non è più un esperto del comportamento ma un esperto di come il cervello comanda il comportamento (con la conseguenza che lo psicologo può spiegare al cliente cosa aspettarsi dalle sue scelte sulla base di come le gestisce il cervello, lasciandolo del tutto libero nelle sue scelte).
Non esiste neppure una psicologia basata sulla mente, però, se è vero quello che scrive il Legrenzi (le pagine citate sono dell’ed. 1980).
(pag. 11) «Ciò che viene chiamato “psicologia” o “lavoro da psicologi” non è un settore del sapere o un complesso di pratiche e interventi unitario ed omogeneo. Psicologi diversi partono da modelli teorici diversi per spiegare il comportamento della gente. Vanno in cerca di esperienze e dati diversi per controllare tali modelli. Di conseguenza suggeriscono e praticano tecniche diverse per modificare il comportamento altrui»
.Per capire come mai c’è questa frammentazione, continuiamo col Legrenzi: (p. 14) «La ricomposizione tra mente e corpo, tra materia e spirito, tra il determinismo del “meccanico” e il volontarismo del “morale” non è mai stata definitiva e totale. Non si può ignorare questo fatto, perché da esso “derivano scelte tendenzialmente opposte quando si tratta di decidere quali strumenti di raccolta dei dati vadano privilegiati al fine di costruire e controllare le teorie.»
I “meccanicisti” privilegiano il laboratorio, mentre chi pensa che il comportamento sia guidato da scopi consci o inconsci, privilegia tecniche come quelle psicoanalitiche lontanissime da quelle di laboratorio.
A questo punto si può continuare col Legrenzi e dire che ci sono tante psicologie ma due orientamenti fondamentali: 1) c’è la psicologia che diventa scientifica adottando il metodo scientifico; 2) c’è la psicologia in cui scientificità significa serietà e capacità di dare risposte utili, che rifiuta il metodo scientifico e propone metodi diversi per situazioni diverse.
Si può anche cambiare strada, però, e dire che la psicologia scientifica deve ancora nascere. Cosa è allora quella che oggi si studia nelle facoltà di psicologia? Io dirò, con Parisi, che è una psicologia scientifica nel metodo ma pre-scientifica nei concetti base.
L’uomo moderno (homo sapiens sapiens) si afferma sugli altri homo sapiens circa 50 mila anni fa. Risale a quei tempi anche il culto dei morti, che in qualche modo implica il credere ad una vita oltre la vita e quindi ad una distinzione  tra “terreno” e “divino”.
Fino alla rivoluzione scientifica (ovvero fino a circa 5 secoli fa) è qualitativo sia lo studio del “terreno” che quello del “divino”, all’interno del quale comprendiamo lo studio della psiche/mente. La rivoluzione scientifica cambia il metodo di studio del fisico, ma non quello nel mentale. La conseguenza è che, mentre in fisica il divino scompare rapidamente, in campo umanistico si limita a cambiare nome (mente).
Con l’apertura del laboratorio da parte di Wundt (1979), il metodo scientifico arriva in campo umanistico). E’ una rivoluzione a metà, però, perché i metodi sono nuovi ma i concetti sono vecchi, conservando un dualismo vecchio di 50.000 anni.
Il connessionismo, che si afferma all’inizio degli anni 1990, completa la rivoluzione estendendola ai concetti (non c’è una mente ma tutto è nel cervello; per saperne di più vedi Connessionismo su Wikipedia).
“Il connessionismo stabilisce una relazione molto stretta con le neuroscienze ma questo non vuol dire che  la psicologia si riduca alle neuroscienze. La differenza tra psicologia e neuroscienze è che le neuroscienze tendono a studiare il sistema nervoso “dal neurone in giù” mentre la psicologia lo studia “dal neurone in su”, interpretando il com-portamento e la vita mentale come proprietà globali di quel sistema complesso che è il sistema nervoso.” (Parisi).
Il connessionismo spiega la specificità della psicologia col fatto che il cervello è un sistema complesso, definendo complesso un sistema che non ha un funzionamento prevedibile a partire dalla conoscenza delle parti che lo compongono.
La non prevedibilità di quello che farà un cervello, però, si può spiegare senza bisogno di supporlo complesso se lo si considera un sistema per sognare. Mettendosi in quest’ottica, si capisce perché c’è un profondo fossato tra le discipline che adottano l’idea di una verità unica (discipline scientifiche) e quelle che, come la psicologia, ammettono che ci siano molte verità (discipline umanistiche).

|<= Il cervello come sistema per sognare (vers. vecchia 7′ e nuova 10′)


Il curioso caso di un laureando in matematica con intelligenza normale e un cervello di circa 150 grammi (invece di 1500 g) studiato da John Lorber (e ci sono altri casi di persone quasi senza cervello, anche se sono rari) mi ha indotto a mettere qui la prima versione di questa diapositiva, che comincia giusto chiedendosi a cosa serve il cervello.

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|<= * I costrutti personali di George Kelly (una persona anticipa gli eventi)



|<= Il cervello davanti e il cervello dietro => film HEREAFTER


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Sulle tre unità funzionali di Lurija, si veda questo link (modello di Luria) e questo pdf (L’impiego clinico del modello di Lurija). Sull’autore si veda: LURIJA, EROE DELLA SCIENZA ROMANTICA


|<= * Le principali aree corticali (versione ridotta 11′ e versione integrale 18′)


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|<= Cervelli divisi: modularità e interprete razionale (ver. ridotta 13′ e integrale 30′)


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|<= Introd. al sistema razionale/emozionale. Esperimento di Libet => film EVA


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|<= Le emozioni sulla corteccia


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|<= Sistema verbale e sistema emozionale corticale


Diapositiva da rifare. Qui sotto ci sono le figure su cui sarà basata


|<= Richiami animali chiusi e linguaggio umano aperto


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|<= Parole e significati (versione ridotta 6′ e versione integrale 30′)


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|<= Pensiero e linguaggio secondo Vygotsky


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|<= Cosa caratterizza il cervello umano?


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 Cosa ha di particolare il cervello umano? In passato si pensava che esso fosse qualitativamente diverso da quello degli altri animali, ma poi si è visto che la costituzione e l’organizzazione delle sue parti non è diversa, ad esempio, da quella di un topo. Allora ci si è appellati al fatto che il cervello umano fosse più grosso. Finché non si è visto che l’elefante ha un cervello tre volte più pesante di quello dell’uomo. Tenuto conto che il cervello comanda il corpo, e che quindi più esteso è il corpo più grande deve essere il cervello, si è calcolato il peso del cervello come percentuale del peso corporeo. Ora l’uomo batteva alla grande l’elefante, ma era battuto dal toporagno. Questo non vuol dire che questo piccolo mammifero, delle dimensioni di un topo ma imparentato con le talpe, sia particolarmente intelligente, ma solo che dimezzando il peso corporeo non dimezza il cervello necessario a comandarlo. Definendo coefficiente di encefalizzazione il rapporto tra il peso del cervello e la radice cubica del quadrato del peso corporeo e guardando tale coefficiente si è finalmente evidenziato quello che si sapeva a priori: che l’uomo è un animale con “più cervello” degli altri animali.

I cervelli di tutti i vertebrati sono cresciuti negli ultimi cento milioni di anni, ma è un episodio senza precedenti nell’evoluzione l’incremento di volume del cervello umano avvenuto negli ultimi tre milioni di anni e dovuto alla straordinaria espansione della corteccia cerebrale. Prima di vedere quali parti della corteccia umana si sono accresciute di più, notiamo che i sei strati della neocorteccia umana differiscono tra di loro per il tipo di neuroni che vi sono e per il modo in cui sono collegati tra loro e al resto della corteccia. Aree diverse della corteccia partecipano allo svolgimento di funzioni diverse. L’organizzazione delle aree corticali è gerarchica, su tre livelli principali, per cui si parla di cortecce primarie, secondarie e terziarie o associative. Lo sviluppo che più caratterizza il cervello umano è quello delle cortecce associative del terzo livello, ovvero quello della corteccia associativa parieto-temporo-occipitale e della corteccia associativa frontale. Al riguardo basti osservare che la corteccia associativa frontale (in blu in Figura 1.22B) è quasi un terzo (29%) dell’intera corteccia umana. L’enorme sviluppo umano della corteccia e in particolare di quella associativa di terzo livello, però, non ha una spiegazione. Perché c’è stato quest’aumento quantitativo? Quale differenza qualitativa nel funzionamento del cervello umano lo ha prodotto?

Visto che le neuroscienze non sanno rispondere a questa domanda, ci rivolgiamo all’antropologia, la disciplina che studia l’uomo per conoscerlo meglio ma anche per capire cosa ha di diverso rispetto agli altri animali. Le diversità umane sono molte, ma quelle essenziali possono essere considerate queste tre: 1) è caratteristico dell’uomo il fatto che di non avere una ma tante culture, ovvero il fatto di poter creare nuove culture; 2) solo l’uomo ha un linguaggio aperto, cioè capace di veicolare nuovi significati ridefinendo le parole; 3) solo il pensiero umano è aperto, cioè capace di attribuire sensi nuovi alle stesse situazioni. Questi tre aspetti caratteristici dell’uomo non sembrano per nulla indipendenti tra loro: creando una nuova cultura, infatti, si danno sensi nuovi alle parole e si pensano cose che non erano pensabili nella vecchia cultura. Se allora tutta la specificità umana sembra ruotare intorno alla capacità umana di creare nuove culture, diventa interessante chiedersi cosa è una cultura per il cervello.

Poiché la caratteristica principale di una cultura è di essere condivisa, appartenere ad una cultura significa condividere con le altre persone di quella cultura un “qualcosa“ a livello di cervello. Questo qualcosa, oltre ad essere trasmesso da una generazione e appreso dalla successiva (in ogni caso riadattandolo al presente e quindi in qualche modo ricreandolo), può essere anche creato, modificando radicalmente una cultura di partenza. È dunque la capacità di creare una nuova struttura cerebrale, fondamento neurologico di una nuova cultura, la specificità del cervello umano?

Prima di rispondere, è importante porsi la seguente domanda: se una persona appartiene a due culture A e B, ha due strutture cerebrali distinte A e B o una sola struttura mista AB? La risposta è obbligata, se si pensa ai diversi significati che una stessa parola ha in due culture diverse (analogo discorso potrebbe essere fatto per gli atti non verbali, ma qui è più difficile trovare atti del tutto identici). Una persona che conosce due culture non conosce un “significato misto“ per quella parola ma due significati distinti, uno valido nella cultura A e uno valido nella cultura B. Partendo da considerazioni linguistiche, allora, si è indotti ad ipotizzare che una persona abbia tante “strutture“ cerebrali quante sono le culture delle quali può parlare la lingua (non solo nel senso di saperne le parole, ma sapendo anche i significati attribuiti a quella parola nelle diverse culture).

Questa considerazione consiglia una risposta affermativa alla domanda precedente. Caratteristico dell’uomo, in conclusione, sarebbe il fatto di poter creare nuove strutture cerebrali condivise con altre persone. Ammettere questa possibilità significa solo dare un senso neurologico alle conclusioni dell’antropologia richiamate sopra, e porta a quelle ipotesi che ho chiamato “ipotesi delle personalità neurologiche“.


|<= Le due ipotesi delle personalità neurologiche


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|<= * Pirandello: uno, nessuno, centomila Moscarda


(leggi in pdf)


|<= * Un modello scientifico per una psicologia umanistica


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|<= L’uomo sociale e il sistema verbale


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|<= * Significato e senso di una parola secondo le ipotesi delle PN


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|<= * La comunicazione verbale orale dei collegamenti tra i neuroni


Vedere pag. 61 file Modello del cervello in formato pdf


|<= * L’evoluzione della comunicazione secondo le ipotesi delle PN


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|<= Stato Nascente e stato normale di Alberoni


Il mio modello del cervello nasce per spiegare questa diapositiva ovvero per dare un senso cerebrale allo stato normale e allo stato nascente di Alberoni. Lo stato nascente è quello degli innamorati, per cui era un destino scritto fin dall’inizio che la prima applicazione di questo modello del cervello fosse quella di spiegare l’amore. Dopo di che si impone la necessità di passare a Terra2, perché l’amore della terra attuale non è precisamente una bellezza. Era per questo che non si era voluto capirlo, fino ad oggi, ma ora c’è Terra2 e possiamo permetterci il lusso di capirlo.

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|<= Il funzionamento normale


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|<= Il funzionamento in incubazione => film FERRO 3


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|<= Il funzionamento in stato nascente


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|<= * Inconscio: le 2 logiche di Matte Blanco e le 2 unità funzionali


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|<= * Figli di Wundt o di Brentano? (Le scuole di psicologia in 2 categorie)


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|<= * Assimilazione e accomodamento di Piaget e le ipotesi delle PN


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|<= * Il cervello autistico


|<= * L’uomo può cambiare se stesso (diapositiva tratta dal file “La bellezza delle donne spiegata a mio figlio”)


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|<= * Motivati al successo e all’insuccesso


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|<= Il dilemma fondamentale


Vedere pag. 61 e seguenti del file Modello del cervello in formato pdf


|<= L’atteggiamento emozionale negativo


Vedere i commenti ai film


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